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Maneskin e “Rush!”. La ricerca della funzionalità

Per realizzare un album veramente impattante serve tempo. I Maneskin non lo hanno avuto. “Rush!” quindi si presenta per quello che è: un disco molto autoreferenziale che gioca con i soliti schemi. Ma funziona proprio per questo

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Maneskin Recensione

RUSH!| LA RECENSIONE

Il successo porta hating. È una legge ormai acclarata nel mondo dell’intrattenimento, dello spettacolo e del web. Non deve quindi stupire se, alla prova del nove, sia terminata la luna di miele tra una parte di stampa estera e i Maneskin, reduci dalla relase de “Rush!“, terzo album in studio pubblicato lo scorso 20 gennaio 2023 per Epic/Sony Music Italy.

Dopo aver letteralmente girato e conquistato mezzo mondo partecipando ai Festival più importanti e frequentando i late show più in voga del momento, l’attesa per la nuova opera della band romana non poteva che generare delle aspettative prontamente smentite dai fatti. Le recensioni negative da parte di alcune testate internazionali specializzate come Atlantic o Pitchfork – ovviamente sbandierate ai quattro venti anche nel nostro di Paese come a dire “Vedete? Anche fuori dall’Italia si sono accorti del bluff” – lasciano però il tempo che trovano, e non perché “Rush!” sia un capitolo discografico di struggente bellezza (tutt’altro) bensì un mero prodotto commerciale funzionale per il periodo storico che la band paladina del pop rock sta attraversando.

Diciamocela tutta. Per sfornare un disco veramente significativo occorre tempo, riflessione, analisi, studio. Quattro elementi mancati clamorosamente ai quattro musicisti che, da maggio 2021 (ovvero dalla vittoria all’Eurovision Song Contest), non si sono praticamente mai fermati, mettendo in atto un tour de force stressante in cui, sovrapposti ai mille altri impegni musicali e non, si sono dovuti anche dedicare alla stesura dei brani. In un contesto del genere il risultato non poteva quindi che essere quello più scontato tra tutti. “Rush!” – prodotto da Fabrizio Ferraguzzo e dal mito Max Martin – infatti suona ripetitivo, derivativo, autoreferenziale e senza troppe idee.

La sensazione è che, per rintuzzare le scalette dei propri concerti (il gruppo sta per partire con un tour mondiale lunghissimo), i nostri si siano dovuti accontentare di tanti pezzi adatti alla dimensione live ma che registrati risultano smilzi, piccoli e inoffensivi.

L’album in tal senso si potrebbe sintetizzare in una sorta di bipartizione in cui si inseriscono le diciassette tracce presenti: abbiamo un filone molto cospicuo in cui convergono degli ibridi tra “I wanna be your slave“, dunque canzoni con declamazione sincopata e dalla caratura stretta, con la ricerca del riff-tormentone tipico di “Zitti e buoni“. Tra questi figurano “Gossip” (dove la partecipazione di Tom Morello si riduce a qualche battuta di solo), “Bla bla bla” e “Feel” (il cui appunto riff riecheggia per sommi capi quello di “Seven Nation Army“), oltre che Don’t wanna sleep“, dove sembra tutto già ascoltato.

Come secondo aspetto invece spiccano i lentoni alla “The loneliest, le sempre floride ballate, sciorinate nelle tutt’altro che convincenti “Timezone” e “If not four you“. Bene invece le tre proposte in lingua italiana (dove dimostrano di avere ancora un altro passo): “Mark Chapman” pur non stupendo per audacia brilla per una linea melodica appiccicosa ed efficace, “La fine” è uno dei pochi capitoli che sfrutta un po’ di ampiezza.  “Il dono della vita” è invece l’unico momento conscious degno di questo nome, accompagnato da una bella struttura e una buona dinamica.

Ma in mezzo a tante facilonerie sono solo due i brani che si allontanano dagli altri, avvicinandosi a dei mondi inesplorati  fino a questo momento dai ragazzi. Il primo, “Kool Kids“, catalizza l’attenzione in quanto risulta essere il primo tentativo dei Maneskin in un post punk imbastito da una gradevole bass line. “Gasoline” invece proietta i nostri in un mondo quasi barocco che filtra in modo inequivocabile con la versione migliore dei 30 Second to Mars. Due intrusioni inaspettate che arricchiscono un disco che, per come concepito, si presenta con ben poche possibilità di manovra. Il classico lavoro che non rimarrà nella storia insomma, ma composto da quei singoli che gli consentiranno di avere vita lunga. Editorialmente ineccepibile. Per la qualità c’è tempo.

VOTO: 6

AGGETTIVO:  FUNZIONALE

ARTISTA: MANESKIN
ALBUM: RUSH!
ANNO: 2023
ETICHETTA: EPIC RELASE/SONY MUSIC ITALY

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