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Post Nebbia: Entropia PadrePio è un viaggio di autoanalisi

Superarsi non era facile. I Post Nebbia ci sono riusciti. In “Entropia padrepio” non si guarda più il televisore dalle frequenze disturbate del disco precedente, bensì i simboli cristologici che diventano veri e propri strumenti di riflessione intima e personale

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Recensione Post Nebbia
Front cover dell'album "Entropia Padrepio"

ENTROPIA PADREPIO| LA RECENSIONE

Allargare lo spettro, essere uguali soltanto a sé stessi, nel Cristo. Non si può che rimanere decisamente affascinati dopo il fluttuante ascolto del terzo album in studio dei Post Nebbia, “Entropia Padrepio“, pubblicato lo sorso 20 maggio 2022 per Dischi Sotterranei/La Tempesta. Un lavoro che, pur allontanandosi dalla tematica dello splendido precedente “Canali paesaggi“, si trova vicina in termini di approccio e di concept.

Sì perché in questo terzo giro la band capitanata da Carlo Corbellini si interroga nei trentacinque minuti e trenta secondi di musica sulla religione, tema che sostituisce dunque la solitudine di provincia filtrata attraverso le televendite del vecchio tubo catodico. Adesso lo sguardo non è più verso quello schermo sghembo e disturbato, bensì verso una croce da contemplare per riflettere soprattutto sulla propria esistenza in riflesso al significato di fede.

Ma se in un primo sguardo superficiale l’opera può sembrare una critica a un certo modo di vivere il rapporto con la spiritualità, nelle dieci tracce emerge fortissima invece una specie di seduta autonoma di psicoterapia, già udibile nella pulsante “Voce fuori campo“, contrassegnata da un ritmo scandito, da un organo ecclesiastico in background che va impattarsi con la classica psichedelia sintetica tipica del gruppo veneto e soprattutto da un verso d’apertura che è una dichiarazione d’intenti: «Cerco qualcuno che mi porti per mano nel mondo».

Segue il singolo, potentissimo, “Cuore semplice“, arricchito da un groove pesante da far girare la testa che esprime un desiderio lobotomizzante, di annullamento : «Aprimi la testa e con cautela mastica Via dal mio cervello/ l’attaccamento alla realtà/ Privami del dubbio di ogni impulso di curiosità/ E non lasciare briciole di razionalità».

Pensiero magico” invece, terzo tassello del capitolo, è l’episodio più diretto e ironico, in cui ci si prende gioco proprio dell’immaginario post-morte, orchestrato con innesti funk e un bridge di grande introspezione che cade nel vuoto facendo spazio alla sospensiva “Viale Santissima Trinità, passaggio allucinato sia musicalmente che da un punto di vista testuale, in cui Corbelli riesce a ingoiare l’ascoltatore nel suo universo anni 60′ tra pullman di calabresi che vedono il Signore, pizzerie dentro i parcheggi, e un’invocazione finale (“Con che cosa ti devo sostituire, mio Signore? Con che cazzata mi devo distrarre dalla tua assenza? Ti prego, dimmi qualcosa“) che ancora una volta riporta il tutto in un profondo intimismo.

Il dialogo (o il soliloquio?) prosegue quindi con l’interessante trittico “Morte rituale“- “Freni inibitori“- “Cristallo metallo“, sfociando sulle atmosfere all’apparenza distensive de “Oltre la soglia, proprio il momento in cui si addentra con la dovuta attesa nella totale smaterializzazione, nella non esistenza. Nel vuoto, senza sentire il vuoto. Superlativo.

VOTO: 9

AGGETTIVO:  RIFLESSIVO

ARTISTA: POST NEBBIA
ALBUM: ENTROPIA PADREPIO
ANNO: 2022
ETICHETTA: LA TEMPESTA/DISCHI SOTTERRANEI

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