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Miglio: Manifesti e immaginari sensibili. La bellezza di sapersi ascoltare

Melodie ipnotiche, testi personali, paesaggi urbani, carnalità, musica. Tutta la straordinaria potenza di Miglio raccolta nel suo piccolo disco d’esordio (che oggi compie un anno)

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Manifesti e immaginari sensibili recensione

MANIFESTI E IMMAGINARI SENSIBILI| LA RECENSIONE

Correva l’anno 2018. Era novembre quando una giovane artista bresciana, Miglio, si affacciava nel complesso mercato musicale italiano con un brano, “Gli uomini elettonici“, che sembrava uscito da un altro tempo. In pieno boom dell’indie più sfrenato, in piena emorragia di sonorità simili tra l’oro una cantautrice aveva deciso infatti di spingere il naso un po’ più in là, proponendo un suono moderno ma che riecheggiava gli anni d’oro del recente passato. Quelli, per intenderci, del bel pop rock al femminile di quando la musica indipendente si chiamava (in modo più consono) musica alternativa ed era tutto più bello. Nel 2022 quella cantautrice chiamata Miglio, dopo una serie di singoli uno più interessante dell’altro, dopo gavetta e concorsi (Musicultura, tra i più importanti) ha rilasciato il suo primo EP, “Manifesti ed immaginari sensibili” (uscito esattamente un anno fa, il 20 gennaio 2022), tracciando una via che solo lei e poche altre sono in grado di percorrere.

Sì perché, un po’ come Emma Nolde, la musicista sembra riprendere proprio quel filo del discorso lasciato in eredità da personaggi come Cristina Donà, proponendo quindi un approccio molto diretto, costellato da testi fortemente personali accompagnati da una melodia ipnotica, orecchiabilissima e da tante, tantissime, intuizioni di alto profilo.

Basta ascoltare i primi venti secondi del primo episodio, “Autostrade“, per rendersi conto di stare entrando un un universo iper definito, fatto di profonda carnalità, paesaggi urbani e scarne ma funzionali sorgenti elettroniche. L’aspetto più innovativo sta nella ricerca delle parole, in grado di switchare da termini aulici e poco battuti a vere e proprie espressioni colloquiali creando un mix fascinoso nonché marchio di fabbrica della nostra.

Con un imprinting che rimanda in linea generale agli anni Ottanta (presi però alla lontana), la cantante dunque proietta nel suo immaginario visivo sei storie diverse. C’è una Ferrara multietnica e giovanile in “India“, c’è tutto il romanticismo postmoderno ne “Con la tua saliva“, c’è tutto il senso di decadenza in “Giardini pubblici“.

Ma soprattutto, c’è l’ossimoro di “Baby Baby balla balla“, dove la musica quasi da tormentone impatta in maniera aggressiva con un testo dalle radici profonde, intime, quasi vomitate addosso all’ascoltatore da chi scrive perché sa ascoltarsi. È proprio questo che differisce Miglio, così come la già citata Emma Nolde, da buona parte della scena attuale. C’è chi ascolta gli altri, c’è chi ascolta sé stesso. Le due, straordinarie, artiste citate fanno parte del secondo raggruppamento. Fortunatamente per noi.

VOTO: 9

AGGETTIVO:  VISCERALE

ARTISTA: MIGLIO
ALBUM: MANIFESTI E IMMAGINARI SENSIBILI
ANNO: 2022
ETICHETTA: EDIZIONI CURCI/MATILDE DISCHI

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