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Elly Schlein, rivoluzione PD. Ecco la squadra gay friendly, ecologista e progressista scelta dalla primadonna dell’opposizione per abbattere il governo di Giorgia Meloni

Ad un mese e mezzo dalla sua elezione a segretaria del Partito Democratico, Elly Schlein ha composto una squadra pronta a fare da faro a quell’Italia che sta mal sopportando i primi sei mesi di governo Meloni. Una squadra dal profilo inedito che riflette il cambiamento profondo dell’identità post primarie del partito

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In foto Elly Schlein. Crediti: ShutterStock

Chi ha votato Giorgia Meloni non poteva che aspettarsi di peggio in questi primi sei mesi di governo, con “l’omofobo” Lorenzo Fontana e “il nostalgico fascista” Ignazio La Russa rispettivamente Presidente della Camera e Presidente del Senato.

Dall’inutile legge contro i rave party si è passati ad una gestione dell’emergenza migranti con un boom di sbarchi, falle alla cabina di comando che hanno determinato la tragedia di Cutro e sviluppi in contraddizione con la propaganda elettorale, ovvero porti aperti e sostegno occupazionale. Lo slogan «Rubano lavoro agli italiani» si è magicamente trasformato in un «Ci servono gli immigrati, aiutano l’economia». Ma pensieri e parole si muovono sempre sul filo del razzismo, con gli abili e immancabili giri di frittata: «La disperazione non può mai giustificare condizioni di viaggio che mettono in pericolo le vita dei propri figli», parola del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi.

Sul fronte dei diritti gay la guerra promessa dalla destra di Giorgia Meloni mantiene invece le promesse, alleandosi con le politiche anti-LGBT dell’Ungheria di Viktor Orbán e puntando il dito contro la teoria gender, che nella realtà non esiste e che altro non è che una trovata propagandistica per creare consenso intorno a posizioni sessiste e omofobe. Via dunque ai diritti dei bambini delle famiglie omogenitoriali dette rainbow, che invece esistono ma non potranno più iscriversi nei registri comunali, giustificando tale abominevole divieto con la lotta alla maternità surrogata, che in Italia è già vietata e la cui visione non può essere tecnicamente imposta agli altri Stati.

E se da un lato si punta ad ostentare l’Italianità con proposte di legge ridicole, come le multe a chi usa gli inglesismi che vedrebbe come primo sanzionato proprio il governo Meloni con il suo ministero del Made in Italy, dall’altro riconferma la sua crisi d’inferiorità con l’intellettualismo di sinistra fantasticandone uno ad esso contrapposto attraverso la formazione di Stati Generali della cultura nazionale. E poco importa se i fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), firmato prima da Conte e poi da Draghi e ora in mano a Raffaele Fitto, del valore di 209 miliardi, andranno persi, se l’inflazione è alle stelle e se ritorna il caro benzina con i prezzi della verde mai così alti da agosto.

Ma di fronte ad una situazione politica, economica, culturale e sociale allo scatafascio la capacità di indignazione degli italiani tarda a morire. Non è un caso che a determinare il successo delle primarie Dem e della sconfitta di Stefano Bonaccini è stata Elly Schlein, perfetto opposto di Giorgia Meloni. È una donna, ama un’altra donna, è giovane, non ha figli, è femminista, ecologista, europeista e progressista.

La squadra composta dalla Schlein per il nuovo PD è una sorta di “governo ombra” che farà da contraltare all’esecutivo Meloni, con cariche specifiche chiamate a replicare ai ministri effettivamente in carica. Una squadra giovane, con personalità anche esterne al partito, preparate e con grande voglia di fare. Tra di loro non poteva mancare, con delega ai diritti civili, Alessandro Zan, il promotore del disegno di legge sull’omolesbobitransfobia che porta il suo nome.

«Continueremo a essere un problema per il governo Meloni», ha detto la carismatica e determinata Schlein nella diretta social, forte di una personalità animata da ideali e battaglie che le impedirà di lasciarsi trascinare nel ristagno paludoso del centro – nato dalla convergenza tra la cultura cattolico popolare e sociale con la tradizione post comunista, socialista e liberal democratica – ma che, viceversa, regala da un lato linfa vitale e un consenso in costante crescita al Partito Democratico e dall’altro speranza e fiducia agli italiani.

Ecco i nomi che la Schlein ha annunciato in diretta Instagram per la nuova segreteria del PD:

Davide Baruffi per gli Enti Locali

Stefania Bonaldi per la Pubblica amministrazione

Annalisa Corrado per la Conversione ecologica, Clima e Agenda 2030

Alfredo Dattorre per l’Università

Marco Furfaro per il Welfare

Maria Cecilia Guerra per il Lavoro

Camilla Laureti per le Politiche agricole e alimentari

Marwa Mahmoud per la Partecipazione e formazione politica

Pierfrancesco Majorino per le Politiche migratorie

Irene Manzi per la Scuola

Antonio Misiani per Economia, finanze e imprese

Giuseppe Provenzano per gli Esteri

Vincenza Rando per Legalità e contrasto alle mafie

Sandro Ruotolo per Informazione e cultura

Marco Serracino alla Coesione territoriale, Sud e aree interne

Marina Sereni per la Sanità

Debora Serracchiani per la Giustizia

Igor Taruffi per l’Organizzazione del partito

Alessandro Zan per i Diritti

Mauro Berruto per lo Sport

Annarosa Pesole per la Transizione digitale

Jacopo Melio per l’Inclusione

Marta Bonafoni coordinatrice della segreteria, terzo settore e associazionismo

Giovanni Gaspare Righi portavoce della segretaria

Flavio Alivernini responsabile comunicazione

 

 

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Crediti Foto: SHUTTERSTOCK

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