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Coronavirus, i cervi di Nara soffrono la fame a causa dell’assenza di turisti

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Cervi di Nara (Giappone)

La grande popolazione di cervi, situata nell’antica capitale del Giappone, è una vera attrazione turistica. A Nara questi socievoli animali, considerati sacri dalla popolazione, soffrono ora la fame a causa dell’assenza di turisti

Messaggeri degli Dei

Avvicinare i simpatici cervi (considerati sacri dai giapponesi in quanto “messaggeri degli dei”), del “santuario shintoista di Kasuga“, è molto facile. Quest’ultimi, infatti, si spostano in piena libertà tra le bancarelle e i negozi. I turisti, provenienti da tutto il mondo, non perdono occasione per farsi immortalare mentre danno da mangiare ai graziosi animali (ghiotti di particolari gallette di riso). Questa loro abitudine alimentare, ha reso le “mascotte” di Nara dipendenti dal cibo che viene offerto dai viaggiatori. Le restrizioni causate dalla pandemia da Coronavirus, che hanno fatto crollare il turismo mondiale e di conseguenza quello verso il Giappone, sta producendo uno spiacevole effetto collaterale anche su alcuni esemplari che, osservando le immagini, sembrano ridotti alla fame.

13 milioni di turisti

Con un flusso di visite pari a 13 milioni di turisti che si recano annualmente al parco di Nara, vengono venduti e dati in pasto ai graziosi animali, circa 20 milioni di cracker di riso. Considerando che la popolazione di cervi ammonta a circa un migliaio di unità, si stima che quest’ultimi mangino in media 50/60 gallette al giorno. Mentre un certo numero di esemplari si sono adattati alla diminuzione dei turisti mangiando più erba, altri sembrano patire di più la mancanza della “mano umana”, mostrando una notevole diminuzione di peso e uno stato di salute non certo florido. Secondo gli esperti, i cervi di Nara sarebbero assuefatti dal cibo dei visitatori, non solo perché facile da trovare in abbondanti quantità (grazie alla generosità dei viaggiatori), ma soprattutto per via del valore nutrizionale elevato.

Secondo il professor Tachizawa, la cosa potrebbe compromettere anche la loro stessa vita. La speranza, ovviamente, è quella che l’uomo possa tornare numeroso a offrire cibo prezioso a questi animali sacri.

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Crediti Foto: Shutterstock.com

 

 

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