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Bologna – Modena a piedi, dal Passo della Croce Arcana al Monte Cimone

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Monte Cimone, Bologna - Modena a piedi

Bologna – Modena a piedi: dal Corno alle Scale al Monte Cimone – Giugno 2020

Per leggere la prima parte del cammino clicca qui

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Una lunga sequenza di cime poco note, caratterizza il crinale dell’Appennino Tosco Emiliano compreso tra il “Passo della Croce Arcana” e il “Monte Cimone”. Il confine tra le province di Modena e Pistoia attraversa, per buona parte, queste vette. L’ambiente circostante assume, in questo settore, caratteristiche d’alta montagna.

“E quando pensi che sia finita, è proprio allora che comincia la salita! Che fantastica storia è la vita!” Antonello Venditti

Cima Tauffi (1799m)

Abbandonato il “Passo della Croce Arcana“, il più alto valico rotabile dell’Appennino Settentrionale, seguo il “sentiero 00” in direzione di “Cima Tauffi“. La sagoma del “Monte Cimone“, a Nord-Ovest, fende l’orizzonte vigilando sul mio cammino. Quest’ultimo, sembra talmente vicino da poterlo toccare tendendo la mano. Siete mai stati a Parigi?! La “Tour Eiffel”, proprio come il “gigante di roccia” modenese, si nota da qualsiasi posizione pur trovandosi a molti chilometri di distanza. Nonostante l’illusoria vicinanza, a discapito dei tanti passi compiuti, il Cimone non accenna ad “avvicinarsi”. Il crinale, d’un tratto, si fa più erboso. Salgo ripidamente e rapidamente, affrontando alcune rocce esposte, lungo le pendici di “Cima Tauffi”. In ultimo la pendenza decresce e dopo qualche breve tratto in falsopiano, raggiungo la vetta.

Libro Aperto (Monte Rotondo 1937m – Monte Belvedere 1896m)

Giusto il tempo di sorseggiare un goccio d’acqua, godendomi il panorama, e poi via, in direzione della tappa successiva. Proprio in questo punto del percorso inizia il mio personalissimo “gioco dei nomi”. Avete mai osservato le stelle?! No perché avete di meglio da fare?! Va beh, io ogni tanto le osservo! Sarò ignorante eh, ma risulta complicato comprendere come “puntini luminosi”, sparsi a caso nell’Universo, possano trasformarsi nella costellazione del Leone, dell’Acquario, di Orione etc etc. Forse gli antichi godevano d’intelletto e immaginazione di gran lunga superiore alla nostra! In ogni caso, prima di raggiungere il “Libro Aperto“, devo affrontare il “Passo della Morte“. Sono tranquillo, gli antichi avranno “fantasticato troppo” anche stavolta. Dalla sommità di “Cima Tauffi” il crinale scende scosceso sulla sinistra ma, imboccando il comodo sentiero, in pochi minuti riguadagno quota senza difficoltà. Inevitabile è invece il passaggio successivo, quello che risponde al quesito posto in precedenza. Sono infatti 3/4 metri di discesa, attraverso un’esile sella in esposizione su entrambi i versanti, a caratterizzare il “Passo della Morte”. Prestando tutte le attenzioni del caso, supero quello che, a conti fatti, rappresenta uno dei tratti più impegnativi di tutto il cammino (davvero poco adatto per chi soffre di vertigini). Dopo una serie di piccoli picchi rocciosi, raggiungo finalmente la vetta principale del “Libro Aperto”: il “Monte Rotondo“. Sono trascorse circa 3 ore di camino dal “Passo della Croce Arcana”. Dalla cima, in direzione Sud-Ovest, osservo l’altra “pagina” del gruppo montuoso, quella situata nel territorio toscano: il “Monte Belvedere“.

Cimoncino (2118m)

Le mie gambe vorticano senza sosta e probabilmente complici la fame e la stanchezza, a fatica alzo lo sguardo. Conservo e utilizzo con parsimonia l’acqua rimasta nella borraccia. Spero d’incontrare qualche marmotta o qualche capriolo da poter sbranare, ma niente! Nessuna traccia di cibo. “Ripiego” con una barretta energetica-proteica…

Non ve ne frega niente del mio appetito?? Volete solo sapere come va a finire sto trekking così potete tornare alle vostre faccende?! Immaginavo!! Cercavo solo di creare un pò di “suspense letteraria”! Va beh proseguo col racconto…

Sali e scendi, scendi e sali. Raggiungo dopo circa 1 ora e 45 minuti, non senza difficoltà, il “Cimoncino“.

Monte Cimone (2165m)

Visione paradisiaca! Il “Monte Cimone“, ammirato dal “Cimoncino“, è davvero incantevole e questa volta, vicino per davvero. Forse il delirio mentale da sforzo fisico, o più probabilmente l’aver guardato troppe volte “Pollon” da bambino, mi fa associare il monte modenese “all’Olimpo greco”: la casa delle divinità. Sulla cima del “Cimone” c’è perfino una “magica città”, gli abitanti dell’Olimpo sono le divinità…ok ok sto esagerando! Ma quanto era bello quel cartone animato?! In realtà la “magica città” altro non è che l’impianto di telecomunicazioni. Scatto qualche selfie di rito e poi mi appresto, seguendo il “sentiero 447“, a portare a termine il cammino. Giungo al cospetto della stupenda statua della Madonna e porgo una preghiera di ringraziamento. Sono inciampato decine di volte rischiando di capitombolare e ho fatto 3/4 scivoloni clamorosi, ma sono giunto integro a destinazione. In questo luogo una pietra di arenaria ricorda l’ascensione, avvenuta il 27 agosto 1726, dal Duca di Modena Francesco III. Davvero emozionante respirare la magia del luogo, consapevole di trovarmi in vetta alla cima più elevata degli “Appennini Settentrionali“. Ma per vostra fortuna (così la smetto di romanzare il racconto) il tempo stringe e devo raggiungere il “Lago della Ninfa” prima che faccia buio.

Lago della Ninfa (1523m)

Attraverso un sentiero impegnativo, ma assolutamente non complicato, inizio la discesa verso “Pian Cavallaro“, a quota 1869m. Ammetto di trovare notevole conforto, al pensiero di non dover più affrontare salite: in fin dei conti in “discesa tutti i Santi aiutano”. Da qui, un’antica strada militare asfaltata, conduce agevolmente fino al “Lago della Ninfa“. Sfrutto questo percorso per dare sollievo alle piante dei piedi e alle ginocchia. Ogni tanto mi volto, per ammirare lo spettacolo visivo fornito dalla natura, dominata in questa zona dal “Monte Cimone” e dal “Cimoncino“. Lungo la via, la “Fontana Bedin” (1632m) offre idratazione al mio corpo ormai a “secco”. Un gruppo di camminatori mi osserva mentre sono intento ad “abbeverarmi”. Con “aria indifferente”, la meno timida del gruppo si avvicina alla fonte “modello avvoltoio”, probabilmente preoccupata dall’eventuale possibilità che io possa terminare, vista l’ingordigia nel bere, le scorte idriche dell’impianto. Finalmente giungo al “Rifugio Lago della Ninfa“, la meta finale del trekking. Tanta soddisfazione invade il mio animo mentre, con fare “animalesco”, divoro un panino acquistato nella struttura…

No! Questa volta ho troppa fame per fare il food-blogger! Non vi dirò niente riguardo al panino!

Arrivederci al prossimo viaggio!

FINE

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