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Coronavirus. “Molti imprenditori di ritorno da Wuhan non andavano in quarantena”. Ecco la testimonianza choc di un autista ncc

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Il coronavirus, in questi ultimi giorni, sta dando tregua, i numeri sono dalla nostra parte e, anche se virologi ed esperti del settore chiedono di non mollare con la cautela, l’Italia sta tornando lentamente alle abitudini di prima, seppur rispettando le regole imposte.

I tempi bui, tra una ripresa commerciale e sportiva, sembrerebbero dissolversi lentamente, e, se si guarda indietro, ci si chiede come sia stato possibile che tutto quello che è stato sia accaduto. Tra i se ed i ma, capita, che sbuchino testimonianze di chi, il coronavirus, lo ha affrontato vis à vis, vivendo il terrore e il suono quotidiano delle ambulanze.

E’ il caso di un conducente ncc, che, volendo restare assolutamente anonimo, ha deciso di rilasciare una dichiarazione choc a Repubblica che crea alcuni dubbi sull’espandersi dei contagi: tanti imprenditori bergamaschi, di ritorno da Wuhan, non andavano in quarantena.

M.C. è un autista privato e fa questo mestiere da 30 anni. Ha un van da sette posti,  diventati quattro dopo le norme sul distanziamento e una berlina. Ma usa quasi sempre il primo. «La mia media è di 12 mila chilometri l’anno. L’80% del lavoro è sugli aeroporti. Tra i miei clienti fissi: imprenditori, uomini d’affari, dirigenti, personaggi pubblici. Anche famiglie e persone sole che vogliono essere accompagnate nelle seconde case».

Il driver ha ammesso di non avere mai smesso di lavorare poiché dalla chiusura decisa dal governo ed entrata in vigore il 10 marzo era esentato anche il trasporto pubblico non di linea, taxi e Ncc.

A Repubblica ha raccontato di avere visto, nel periodo di totale pandemia e caos, tantissimi studenti, Erasmus e non, che atterravano a Orio al Serio, accolti dalle famiglie al completo da mamme, papà, fratelli, nonni con baci e abbracci e zero controlli, facendo 3000 km in un mese.

«Io ed i miei colleghi ci chiedevamo, visto che presto si è capito che il coronavirus girava nella Bergamasca ben prima del 21 febbraio e che le aziende della Val Seriana hanno rapporti stretti con la Cina, perché queste persone, che tornavano da Pechino, Shanghai, Wuhan, Shenzhen, non venissero messe in quarantena».

A Marzo, quando c’è stata le chiusura da parte del Governo di 23 aeroporti italiani, i clienti in arrivo da Wuhan, si facevano venire a prendere agli scali di Nizza, Zurigo, Lugano o addirittura al confine con un’auto dall’aeroporto, prima, e la sua fino a Bergamo, poi.

M.C, interrogato dalla Procura di Bergamo che sta indagando, ha spiegato che a marzo ha iniziato ad accompagnare anche clienti Covid a Milano per fare esami e forse anche qualche imprenditore di febbraio. Il suo van oggi ha una parete di plexiglass che separa l’autista dai clienti.

«Sono stato tra i primi a mettere il sanificatore ad ozono. Il lavoro, con la crisi post covid, si è ridotto moltissimo. Oggi è il 5%. Ma se penso a chi non c’è più, ai loro familiari, e a cosa hanno passato i medici e gli infermieri, mi ritengo fortunato».

 

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Crediti Foto: mattjneale/instagram

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