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Interviste

Silvia Mezzanotte si riappropria della sua identità solistica – L’INTERVISTA

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Una statuaria e nordica femminilità la fanno apparire la Lady di ghiaccio della musica italiana. E invece Silvia Mezzanotte i ghiacciai li scioglie, grazie ad una voce infuocata di calore e romanticismo con cui ha macinato le sue “Regine”, da Mina a Maria Callas, da Liza Minnelli a Édith Piaf, per crearne una nuova di zecca. Al levarsi dei suoi acuti i nuovi talenti canori – non quelli veri, ma quelli fabbricati dai talent show e dai discografici di oggi – vengono eclissati senza pietà.

La guerriera dalla voce acrobatica è nata in via D’Azeglio, all’ombra del dio Nettuno. Dal “Gigante” in bronzo della sua Bologna sembra aver rubato il segreto della granitica resistenza. Dopo le pennellate storiche di Antonella Ruggiero, quelle rock di Laura Valente e quelle dark di Roberta Faccani, è stata lei la colonna d’Ercole dei Matia Bazar, nonché l’equilibrio necessario per la chiusura dei 40 anni di memorabile carriera con il Dvd e Cd Live “40th Anniversary Celebration”.

Ed ora per l’ex corista di Laura Pausini, Mia Martini e Francesco De Gregori è tempo di riappropriarsi della sua identità solistica, che rimanda all’esordio del Sanremo Giovani 1990 e ad una produzione discografica poco fortunata. Per consolidare le proprie radici nel panorama della Canzone Italiana si affida al nuovo manager Stefano Baldrini. “Aspetta un attimo” è il suo nuovo album, il terzo, con cui punta al salto di qualità avvalendosi di Massimo Tagliata, musicista di raro talento richiesto da artisti come Elisa e Arisa, nonché – in formazione Marea con Andrea Dessì – punta di diamante del nuovo jazz italiano. Tra gli autori dei nuovi brani spicca a sorpresa Roberta Faccani, come lei ex voce dei Matia Bazar e già firma per il rilancio di Barbara Cola.

I risultati già si registrano a livello d’impatto radiofonico: il primo omonimo singolo estratto ha scalato le classifiche airplay inerenti le produzioni indipendenti. Non è mancata nemmeno una nuova visibilità televisiva dopo la vittoria a Tale e Quale Show, dove ha avuto modo di impersonificare perfino icone musicali come Macella Bella, Céline Dion e Adele. Accanto a J-Ax e alle ‘Sister’ Mietta e Simona Bencini ha infatti preso parte in qualità di giudice ad All Together Now, il nuovo talent show di successo andato in onda su Canale 5 e fresco di conferma per una seconda edizione.

Con la sua super voce adesso Silvia è pronta a tutto, anche a sciogliere i tabù e i razzismi che in Italia ostacolano il riconoscimento legislativo di pari diritti per le persone omosessuali. E non è detto che Amadeus non le permetterà finalmente di debuttare con il suo nome e cognome nella categoria ‘Big’ del prossimo e ambito Festival di Sanremo, magari con il brano “Sparami” in duetto con la diva del soul Dionne Warwick che è ancora lì nel cassetto. Del resto Silvia quel palco lo conosce benissimo. Dei dodici Sanremo dei Matia Bazar tre l’hanno vista protagonista e uno, quello del 2002, vincente con il brano “Messaggio d’amore”. L’unica altra vittoria a nome Matia fu portata a segno dalla fondatrice Antonella Ruggiero nel lontano 1978.

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SILVIA MEZZANOTTE | L’INTERVISTA

Come presenteresti il tuo nuovo album “Aspetta un attimo” e il primo omonimo singolo estratto? Sei soddisfatta di come sta andando?

“Aspetta un attimo” è un figlio voluto e ragionato per lungo tempo, con 11 inediti che hanno come filo conduttore la riflessione. In particolare il singolo, che è stato in classifica per molte settimane, racconta proprio di questa mia esigenza di fermarmi e resettare, in questo mondo frenetico, e riprendermi il tempo per capire chi sono, da dove vengo e dove voglio andare.

Si investirà anche su un secondo singolo?

In merito ad un secondo singolo ci stiamo lavorando, ma attualmente sono impegnatissima con il tour, che mi sta portando in giro per la nostra bellissima penisola, e sarà così fino alla fine di settembre.

Sei stata protagonista ad All Together Now, il nuovo talent show di successo di Canale 5, assieme a Mietta e a Simona Bencini dei Dirotta su Cuba. Come mai vi siete soprannominate ‘Le Sister’? Con quali altri protagonisti del ‘Muro’ dei 100 giudici hai legato di più?

Abbiamo legato immediatamente perché ci conoscevamo da tempo. All’ interno di All Together Now è stato facile ritrovarci a condividere un tempo bello di cene e risate, insieme agli altri componenti del Muro. Daniela e Simona sono donne con la D maiuscola, persone di qualità, oltre che grandi artiste. È stato davvero bello condividere con loro il percorso all’interno di questo meraviglioso programma… Il nome Sisters è arrivato facilmente, abbiamo età simili, trascorsi musicali diversi ma simili nella ricerca della qualità e nella gavetta sana, vera, protratta negli anni con dedizione e rispetto, due parole che mancano nel vocabolario di molte giovani “star” provenienti dal web o dai talent.  Inoltre ho molto legato con Giancarlo Genise, il vocal coach delle star, con il quale abbiamo creato gag comiche alla Sandra e Raimondo. Siamo diventati così amici che nel corso di questo lunghissimo tour l’ho invitato a cantare sul palco con me… e ci siamo divertiti moltissimo.

Il livello artistico dei gareggianti ha alzato la media qualitativa, scarsissima, di quello che viene proposto in generale dai talent. Il regista Roberto Cenci e gli autori hanno ripescato voci sorprendenti che gli altri talent show non sono riusciti a lanciare come il vincitore Gregorio Rega, Daria Biancardi e Keeniatta Baird, provenienti da The Voice of Italy, o come Veronica Liberati di Ti Lascio Una Canzone e Samatha Discolpa di Amici. E hanno anche permesso il debutto televisivo ad emergenti interessantissimi come Luca Di Stefano e Antonio Toni. Qual è il talento della prima edizione di All Together Now che produrresti personalmente?

Tutti i finalisti, ma anche molti semifinalisti. La bellezza di questo programma però sta proprio nel fatto di poter valutare le performances, non l’idea di produzione o progettualità. Ecco perché i finalisti erano tutti eccellenti, perché non eravamo costretti da canoni discografici o radiofonici… e questo la dice lunga su tutto quello che ci viene propinato e spacciato per buona musica.

Il tuo nuovo album si avvale di un contributo artistico colto. Come sei arrivata a collaborare con Massimo Tagliata, esponente di spicco del jazz italiano e fisarmonicista di riferimento per cantanti come Mina, Adriano Celentano, Biagio Antonacci, Arisa, Elisa e le stesse Mietta e Antonella Ruggiero?

Siamo amici da tanti anni. Abbiamo suonato insieme in molte occasioni. È dotato di un talento impressionante… è stato facilissimo!

Qual è il brano più bello che hai inciso nelle tue precedenti parentesi solistiche?

Il brano più bello… “Quando l’amore perde”, “Non c’è contatto”…

Ha senso la nuova formazione dei Matia Bazar? Della band storica è rimasto solo Fabio Perversi, entrato assieme a te nel 1999. Tu prendevi il posto di Antonella Ruggiero e lui di Sergio Cossu…

Io prendevo il posto di Laura Valente, con la quale sono nati grazie alla penna di Sergio Cossu capolavori come “Piccoli Giganti” e “Dedicato a te”. In merito alla nuova formazione onestamente… Lo deciderà il tempo. Io e Fabio siamo sempre rimasti in contatto. Apprezzo comunque il suo coraggio e la sua determinazione.

Nel 2015 i Matia Bazar hanno festeggiato i 40 anni di carriera musicale con Silvia Mezzanotte. Il vostro è stato un sodalizio lungo 10 anni. Un bilancio, il momento artistico più emozionante e quello più spiacevole da ricordare.

Il bilancio tra alti e bassi è assolutamente positivo.  Il momento più emozionante… tre giorni dopo la vittoria sanremese entrare in edicola in aeroporto e scoprire che sui principali settimanali c’era la nostra faccia in prima pagina.  Tra i momenti spiacevoli l’eliminazione dalla finale del Festival 2012… Noi credevamo in quel progetto…

Per quell’occasione uscì il primo e unico dvd live dei Matia Bazar: “40th Anniversary Celebration”.  Scegli il brano più significativo per ogni decennio e associalo ad uno stato d’animo.

Posso indicarti i brani più significativi per me indipendentemente dall’ anno di uscita…

“Cavallo bianco”: l’emozione pura di un brano che tocca le corde del cielo;

“Vacanze romane”: la struggente malinconia, i fasti e la decadenza della città più bella del mondo;

“Non abbassare gli occhi”: la volontà di rialzarsi sempre;

“Messaggio d’amore”: la felicità per una vittoria conquistata.

Un aggettivo e un brano per ciascuna delle voci dei Matia Bazar, compresa la tua.

Antonella, icona storica: “Vacanze romane”;

Laura, la rocker: “Piccoli giganti”;

Roberta, Ia pirotecnica: “Grido d’ amore”;

Silvia, l’equilibrio: “Brivido caldo”.

Che tipo di rapporto ti lega a ciascuna di loro? Ci sono mai stati screzi o incomprensioni?

Direi un senso di reciproco di rispetto.  Non ci conosciamo se non per sporadici incontri casuali. 

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Il tuo spettacolo “Regine” è un omaggio alle grandi voci femminili del passato che più hanno segnato la tua esistenza. Potendo, cosa ruberesti a ognuna di esse?

La disperazione alla Piaf, la perfezione alla Fitzgerald, la divinità alla Callas, la longevità alla Vanoni, la sensualità alla Hayworth, la malinconia alla Rodrigues, la drammaticità alla Magnani, lo spirito libero alla Mimì… In realtà è proprio ciò che ho rubato… Sono entrata in sintonia con ognuna di loro… Ho lasciato che ognuna di loro vibrasse in me lasciando poi che il mio istinto, la mia follia, la mia allegria, la mia anima rendessero ogni brano un abito su misura per me. 

Per un “Regine 2.0” quali le italiane under 50 migliori con cui misurarsi?

Regine non nasce per misurarsi con qualcuno, se non con me stessa. La mia volontà è celebrare le mie Regine, le voci che mi hanno fatto crescere e diventare ciò che sono come artista e essere umano. Continuerei ad esplorare le Regine della mia infanzia… ne ho ancora tante da omaggiare. Come la Streisand, la Lennox, la Oxa, la Dion, la Cruz…

Non tutte le cantanti sono dotate di grandi possibilità canore e non tutte le coriste hanno i requisiti per essere cantanti soliste. Un consiglio per alleviare le rispettive ed eventuali frustrazioni.

Ma quali frustrazioni? Sono entrambe professioni di grande difficoltà e di grande soddisfazione. Poi ci sono coriste che potrebbero tranquillamente scegliere la carriera solista, ma magari scelgono la famiglia o più semplicemente non capita l’occasione per farsi conoscere da sole… Quando si canta per professione non si può essere frustrate…

Come mai i modelli vocali stranieri prevalgono su quelli italiani e come mai oggi ha più possibilità di successo il personaggio e molto meno l’artista?

Perché la superficialità dilaga. Punto. Perciò l’apparenza diventa essenza. Alla lunga però non paga. Difficile arrivare come i Matia a soffiare su 40 candeline se non ci sono sangue, fame, fuoco…
In merito ai modelli stranieri penso che molta responsabilità sia dei network radiofonici e della loro volontà di imporre un modello esterofilo facendo ascoltare in gran parte musica da fuori. In Francia una legge protegge la musica francese: le radio possono passare musica straniera solo per il 30 per cento.  

Ti piacerebbe ricoprire il ruolo di vocal coach, che già eserciti nelle accademie musicali italiane, anche in un talent show? Qual è tra tutti il tuo preferito?

Mi piacerebbe partecipare a The Voice. Sono attratta dal dover scegliere ascoltando senza guardare. Mi piacerebbe farlo insieme a Piero (Pelù, ndr), anche se credo che litigherei con lui dall’ inizio alla fine… Il mio preferito è comunque X Factor.

Chi preferisci tra Pino Daniele e Pino Mango. E perché?

Daniele è più vicino alle corde della mia anima, della mia infanzia… Mango più vicino al mio mondo musicale di cantante.

In una mia intervista del settembre 2015 ti chiedevo anche un confronto tra Matteo Salvini e Matteo Renzi. Dichiaravi: «I due Matteo hanno in comune un decisionismo che per certi tratti sfiora la dittatura, e dopo tanti anni di immobilismo fatto di parole vuote, di cambiamento per non cambiare niente, secondo me ci voleva… Il solo fatto che tu mi proponga un dualismo tra due politici giovani di nuova generazione, ai quali per il momento non siano stati contestati illeciti, dà il segnale di quale cambiamento epocale sia avvenuto. Se guardiamo in Parlamento fatichiamo a riconoscere gran parte del parterre… A Grillo contesto un mare di cose, ma è merito della sua idea rivoluzionaria e delle sentinelle incazzate che ha infilato in Parlamento. Certo, mi sento più vicina al mondo di Renzi». Alla luce di quello che è accaduto successivamente ti sei ricreduta o vuoi aggiungere qualcosa?

Siamo in piena crisi di governo. Sono sinceramente confusa perché attualmente non esiste un partito, un movimento, un’ideologia dalla quale io mi senta rappresentata. L’unica cosa che posso dire è che sono poche le persone che mi ispirano fiducia, nello specifico attualmente due: Zingaretti, un politico preparato e attento, anche se mi pare gli manchi un decisionismo sostanziale per ‘governare’ un partito irrequieto e rissoso come il Pd, che spesso è stato tradito dagli affluenti che hanno deviato il corso del fiume centrale. Ma si è appena insediato, perciò è presto per fare delle valutazioni. E il Premier Conte, al quale invece questo decisionismo non manca, così come il garbo, il tatto, l’educazione, il rispetto delle regole istituzionali e il savoir faire… ha dimostrato infatti di saper riportare a sé posizioni piuttosto complicate, che avrebbero spaccato la politica dei 5 Stelle. Ma attualmente non ho scelto un partito… mi prendo un tempo di attesa.

Qual è la tua posizione riguardo ai diritti omosessuali come il matrimonio e l’adozione? Pensi che in Italia si arriverà mai ad una legge a favore di questi diritti?

Sono favorevole. Penso che la presenza della Chiesa in Italia sia un fortissimo disincentivo. L’ Italia, lo sappiamo tutti, è il Paese politicamente più influenzato in questo senso. Penso che Papa Francesco farà qualcosa per cambiare le carte in tavola.  Ma in tutta onestà credo che sarà possibile solo l’ottenimento dei diritti civili. E nulla più.

Dolce & Gabbana si sono esposti non solo contro le adozioni gay, ma anche contro la fecondazione in vitro. Come hai commentato tali dichiarazioni e il boicottaggio da parte di molti vip che ne è seguito?

Liberi di pensarla come vogliono.  Non ho commentato perché dargli valore mi sembrava una inutile perdita di tempo. Come il boicottaggio dei vip… pura finzione… li rivedremo prima o poi alle loro sfilate… o indossare i loro abiti… al massimo avranno scucito l’etichetta.

Il mancato coming out di Lucio Dalla è stato definito da Marco Travaglio «una lezione di eleganza, di discrezione e di stile», mentre da Aldo Busi furbo e disastroso «non solo per la crescita civile e culturale della nazione ma persino per il suo compagno di una vita, spacciato in chiesa durante le esequie per suo fedele collaboratore, il quale, in mancanza di un testamento, è stato privato di ogni diritto di successione patrimoniale – elemosine a parte, forse». Chi dei due ha ragione?

Rispetto il silenzio pubblico di Dalla. Nel privato invece avrebbe dovuto tutelare il suo compagno. Dopo tanti anni certi discorsi inevitabilmente si affrontano in ogni coppia.

Un “Messaggio d’amore” agli omosessuali che stanno leggendo quest’intervista…

Solo un grazie.  Qualche anno fa ho partecipato al Gay Pride di Bologna cantando tre canzoni molto conosciute del repertorio Matia. Mi sono commossa nello scoprire che la moltitudine conosceva a memoria “Brivido caldo” e la cantava insieme a me a squarciagola… non avevo idea di esser entrata nei loro cuori con tanta passione. Solo un grazie.

Cover Album “Aspetta Un Attimo”

TRACKLIST

  1. Aspetta Un Attimo
  2. La Mia Vendetta
  3. Seguendo La Scia
  4. Maledetto Cuore Mio
  5. Indecisioni
  6. Bella E’ La Città
  7. Male Di Tenerezza
  8. Ma Che Spettacolo
  9. Sguardi
  10. Vivi Dall’altra Parte
  11. Due Volte Grazie