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Pio e Amedeo travolti dall’indignazione social. Anche Aurora Ramazzotti, Stefania Orlando e Vladimir Luxuria contro il loro monologo su omofobia e razzismo

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Pio e Amedeo avevano già annunciato giovedì 29 aprile che il giorno dopo, nella loro trasmissione “Felicissima Sera”, avrebbero usato tutti i termini banditi in televisione. Peccato, però, che le parole in questione fossero solamente epiteti offensivi contro le donne, i neri, gli ebrei e gli omosessuali.

Sull’utilizzo della parola ne**o, il duo ha proposto una soluzione pessima: “Non dobbiamo vergognarci di dire la parola ‘neg*o’ perché conta la cattiveria nella parola, conta l’intenzione. Se l’intenzione è cattiva, allora è da condannare. Il politically correct ha rutt’o ca**“.

Stesso concetto da applicare, secondo loro, anche da parte degli omosessuali in caso venissero appellati come r*cchioni: “Nemmeno ricchione si può dire più, ma è sempre l’intenzione il problema. Così noi dobbiamo combattere l’ignorante e lo stolto. Se vi chiamano ricchioni, voi ridetegli in faccia perché la cattiveria non risiede nella lingua e nel mondo ma nel cervello: è l’intenzione. L’ignorante si ciba del vostro risentimento”. Sempre in merito, hanno definito i Gay Pride inutili: Ma non serve più il Gay Pride, ma mi avete mai visto a me con il cartello per strada a gridare ‘evviva la figa’? Il Gay Pride non serve più.

LE REAZIONI CONTRARIE DELLE CELEBRITÀ

AURORA RAMAZZOTTI: “LE PAROLE DISCRIMINATORIE FANNO MALE”

La prima celebrità a scagliarsi contro il monologo del duo comico è stata Aurora Ramazzotti, che su Instagram si è sfogata in merito: “Questa cosa che si continui imperterriti ad avere la presunzione di decidere cosa sia offensivo che una categoria di cui non si fa parte e e di cui non si conoscono le battaglie, il dolore, le paure, il disagio, la discriminazione, rimane a me un mistero irrisolvibile. Mi dispiace ma dovevo dirlo. Fare distinzione tra l’eccesso di ‘politicamente corretto’ (che infastidisce anche me) e l’uso di parole che hanno assunto connotazioni prettamente spregiative e discriminatorie è d’obbligo. “Si parla di ‘intenzione’ buona o cattiva ma oggigiorno utilizzarle (in televisione poi) diventa già l’intenzione sbagliata. Lo si fa ignorando che chi fa parte delle categorie in questione ha espresso chiaramente di non volerle sentire. Perché gli fanno male. Punto”.

STEFANIA ORLANDO: “CHE NE SANNO LORO?”

Nemmeno Stefania Orlando si è risparmiata e su Twitter ha scritto: “Ma cosa ne sanno gli uomini bianchi del disagio che possono provare gli uomini neri nell’essere chiamati n***i, e che ne sanno gli uomini eterosessuali del disagio che provano gli uomini omosessuali nell’essere chiamati f***i?”. Un concetto chiaro: se non fai parte di quella minoranza, non sai cosa può essere offensivo per loro.

VLADIMIR LUXURIA: “VA BENE LA SATIRA, MA BISOGNA CONSIDERARE IL CONTESTO”

Ad esprimersi in merito alle parole contro la comunità LGBT+ anche Vladimir Luxuria, che ha risposto in maniera elegante ad un discorso che non lo è stato affatto: “È vero che l’ironia è vero che è un vaccino contro il virus della stupidaggine. Una volta mi urlarono ‘brutto fr**io’ e io risposi ‘brutto a chi’? In quel modo ho smussato l’arma dell’avversario. Voi avete fatto delle battute su di me dicendo che mi nascondo il salamino e poi ci siamo sentiti al telefono e ci ho riso sopra essendo dotata di autoironia. Io vi ho risposto ridendo ‘vi strapperò i peli uno ad uno’. Perché sono una persona pronta a prendermi in giro, perché l’intenzione vostra non era offendermi. E’ vero che bisogna considerare il contesto. Però l’ironia non basta purtroppo. Ad esempio a Malika, che è stata cacciata di casa dalla madre. A lei non sarebbe bastato ridere in faccia alla mamma. Così come ricordo che quando mi bullizzavano a scuola e mi facevano perdere la voglia di andarci, all’epoca non ce la facevo a ridere. Quando mi picchiavano nella mia città, se avessi riso non avrebbero smesso di picchiarmi. Spesso le parole non vengono frenate dalle risate”.

Crediti Foto: LAPRESSE

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