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Pio e Amedeo contro il politically correct, ma è solo uno spregevole sketch

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Pio e Amedeo contro il politically correct, ma è solo uno spregevole sketch

Personalmente non sono mai stato fan di Pio e Amedeo. Un duo che basa la sua comicità solamente sull’essere grezzi e sul prendere di mira le minoranze e le donne, non è qualcosa che mi diverte. Sarò una persona con poco spirito e che non si gode la comicità? Assolutamente no. Anzi, i comici mi piacciono quando puntano veramente a far ridere senza mancare di rispetto a qualcuno pur di attirare l’attenzione. Pio e Amedeo non sono tra questi.

LO SPREGEVOLE SKETCH A “FELICISSIMA SERA”

Ne abbiamo avuto prova anche ieri sera al loro show Felicissima Sera, dove hanno esposto il vergognoso monologo che, secondo loro, è contro il politicamente corretto. Un monologo in cui, per loro, andare contro il politicamente corretto significa prendere di mira le minoranze. Quindi chiamare le persone nere “ne*ri“, definire le persone omosessuali come “fr*ci” e le donne come delle “tr*ie“. Oltre a rimarcare lo stereotipo dell’ebreo spendaccione e nominare Hitler – tra l’altro, do loro il merito di avermi fatto scoprire che il cognome del Führer è bandita in tv.

“Non dobbiamo vergognarci di dire la parola ‘neg*o’ perché conta la cattiveria nella parola, conta l’intenzione. Se l’intenzione è cattiva, allora è da condannare. Il politically correct ha rutt’o ca** […] Nemmeno r*cchione si può dire più, ma è sempre l’intenzione il problema. Così noi dobbiamo combattere l’ignorante e lo stolto. Se vi chiamano r*cchioni, voi ridetegli in faccia perché la cattiveria non risiede nella lingua e nel mondo ma nel cervello: è l’intenzione. L’ignorante si ciba del vostro risentimento”.

ANNI DI LOTTA LGBTI+ SMINUITI IN POCHI MINUTI DA CHI NON NE FA PARTE

Così noi dobbiamo combattere l’ignorante e lo stolto. Se vi chiamano r*cchioni, voi ridetegli in faccia perché la cattiveria non risiede nella lingua e nel mondo ma nel cervello: è l’intenzione. L’ignorante si ciba del vostro risentimento”, questa è la loro (non richiesta, come sempre) opinione sulla reazione di fronte ad un termine che da anni causa episodi di bullismo, di violenza fisica e psicologica sulla base dell’orientamento sessuale. Per non parlare di come hanno sminuito il Gay Pride, un momento celebrativo per la comunità LGBTI+ e importante per ricordare alle istituzioni la mancanza di uguaglianza e di alcuni diritti:

“Ma non serve più il Gay Pride, ma mi avete mai visto a me con il cartello per strada a gridare ‘evviva la figa’? Il Gay Pride non serve più. La cosa che i Gay so’ sensibili non la sopporto. Ma perché noi etero facciamo schifo?”

Ritengo che sia meglio ribadire un concetto importante. Pio e Amedeo hanno esattamente reincarnato il motivo per cui i Pride esistono: per cancellare la convinzione di poter usare liberamente le parole fr*cio e r*cchione e togliere il diritto alle persone LGBTI+ di stabilire cosa può ledere la loro dignità.

La roba che mi ha forse innervosito di più è il “consiglio” (non richiesto) di un eterosessuale su come un omosessuale dovrebbe reagire nel momento in cui viene definito r*cchione: ridergli in faccia! Facile dire così quando non si subisce mai una discriminazione. Che lo dicano ai ragazzi che ogni giorno vengono aggrediti e addirittura uccisi per essere omosessuali. Che dicano a Malika Chahly di ridere in faccia a sua madre, dopo che quest’ultima l’ha definita “uno schifo”, dopo averla cacciata di casa, privata delle sue cose e disconosciuta legalmente, solo perché lesbica.

SE ESSERE COMICI SIGNIFICA ATTACCARE LE MINORANZE…

Un altro problema alla base di Pio e Amedeo, però, è che la loro carriera è basata sull’attaccare diverse minoranze: le persone nere, gli omosessuali, le donne e altro ancora. Stop, non sanno offrire altro.

Troppo facile dire di essere contro il politically correct quando si tratta di attaccare le minoranze. Che dimostrino di essere contro il politicamente corretto attaccando anche le figure potenti della politica o attaccando la Chiesa (o qualsiasi altra istituzione religiosa, per evitare discriminazioni anche qui). Perché essere un vero comico vuol dire far ridere il pubblico senza discriminare nessuno. Il programma “LOL – Chi ride è fuori” ne è un esempio: quello show mi ha fatto sbellicare dalle risate, ma perché? Perché venivano messi comici di diverso tipo ad eseguire sketch e monologhi vari, senza ricorrere agli insulti fisici o agli attacchi contro le minoranze. Il primo passaggio sarà sicuramente difficile – non tutti siamo nati per fare i comici – ma la seconda parte è assolutamente facile. Se viene difficile anche la seconda parte, c’è qualche problema: la mancanza di talento, intelligenza e sensibilità.

Crediti Foto: LAPRESSE

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