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Clock Around the Rock: #2, la nascita del Rockabilly

Nel secondo episodio di questa rubrica si va alla scoperta del primissimo Rock and Roll, composto da R&B e Rockabilly

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Clock Around the Rock: #2, la nascita del Rockabilly

Quel processo di formazione di un nuovo genere musicale veloce e dinamico che abbiamo visto svilupparsi nel ventennio tra il 1930 e il 1950, trova una nuova e più decisa accelerazione nel corso dei 50’s. Alla fine degli anni 50′ possiamo finalmente trovare ciò che oggi è considerato il Rock and Roll più puro. Anche stavolta occorre però ricordare come non sia possibile trovare una data, una canzone o un avvenimento cesura. Il nuovo genere muove infatti i primi passi all’interno di due tendenze musicali (figlie del country, del blues e del boogie woogie) che dialogano costantemente tra di loro: il Rhythm and Blues e il Rockabilly.

Anche il contesto musicale e tecnologico cambia in quegli anni. Nei primi anni 50 arrivano nel mercato musicale le prime chitarre elettriche “solid body” (nel 1951 nasce la Fender Telecaster e nel 1952 la Gibson Les Paul). Nascono inoltre piccole etichette indipendenti e nuovi programmi radiofonici. Il ruolo della radio, in particolare, sarà fondamentale per esportare il sound e farlo conoscere alla maggioranza della popolazione statunitense.

1951: Rocket 88

Torniamo per un momento indietro. Rocket 88 è una canzone composta da Ike Turner che viene registrata da Jackie Brenston nel marzo del 1951 a Memphis, in uno studio di registrazione, appena allestito dal proprietario Sam Phillips, chiamato Sun Records. Il brano è riconosciuto da molti come il primo realmente Rock and Roll. Se nell’episodio scorso abbiamo visto come non può esserci una canzone che possa vantare questo titolo, è vero però che Rocket 88 ha un qualcosa che la rende diversa dal punto di vista musicale.

Quel sound fortuito

L’elemento fondamentale che emerge se si ascolta la canzone di Jackie Brenston è un suono del tutto nuovo che percorre la canzone per la sua interezza. Quel suono è riprodotto da una chitarra elettrica che esegue le note classiche del boogie woogie e del blues. Per un motivo del tutto casuale però la chitarra non ha quel suono pulito tipico delle parti chitarristiche del periodo, ma risulta distorto, sporco in maniera inusuale. Ebbene, la band, nel raggiungere lo studio di Sam Phillips avrebbe fatto cadere dall’auto l’amplificatore, che si sarebbe danneggiato restituendo quel suono aggressivo.

Il Rhythm and Blues

Il nuovo genere maturato nel corso degli anni 40, oramai divenuto proprio delle band afroamericane, è battezzato dal giornalista Jerry Wexler come “Rhythm and Blues” (ritmo e blues, ovvero un blues ritmato che però non è più semplice boogie woogie). Nei primi anni 50, dopo e con Rocket 88, il genere cresce ulteriormente e assume sempre di più un proprio canone stilistico costruito per mezzo del pianoforte sincopato preso in prestito dal boogie woogie e dagli assoli frenetici dei sassofoni derivanti dal jazz. Si pensi a brani come Great Big Eyes degli Archibalds (1952) e Mess Around di Ray Charles (1953): esemplari R&B di quei primissimi anni 50′.

Il ruolo della Radio

Come il primo boogie woogie, anche il R&B è però relegato pressocché esclusivamente al pubblico afroamericano. Il resto del paese trova il suo corrispettivo in un genere country (modificato a sua volta dall’avvento dirompente del boogie woogie degli anni 40′) ballabile e ritmato come Move it on Over di Hank Williams (1949).

Nei primi anni 50′ la nascita di nuovi programmi radiofonici permetterà anche al pubblico non afroamericano di scoprire il nuovo genere, di assimilarlo e, come vedremo, di farlo proprio. Un caso celebre è quello del dj Alan Freed e del suo programma The Moondog House. A partire dall’11 luglio del 1951, Alan Freed inizia a proporre al suo pubblico di “bianchi” canzoni rhythm and blues, che iniziano così a circolare per il paese intero grazie al potente mezzo radiofonico.

Tra country e rhythm and blues: il Rockabilly

Se la storia e la nascita del Rock and Roll è frutto di contaminazioni musicali continue, il Rockabilly ne è uno dei primi esempi più chiari. Quando il pubblico della middle-class americana scopre per mezzo di programmi come quello di Alan Freed il R&B, inizia a farne una sua versione figlia della fusione con il country tanto in voga in quegli anni.

Bill Haley il padre del nuovo genere?

Nato in Michigan, Bill Haley è un musicista e chitarrista country che assieme alla sua band ha inciso nel 1950 alcuni brani come I’m Gonna Dry Ev’ry Tear With a Kiss e Why Do I Cry Over You. Nel 1951, quando Rocket 88 e le altre canzoni R&B iniziano a circolare grazie alla radio, qualcosa nella percezione musicale di Haley cambia. Il 14 giugno del 1951, registra infatti una cover del brano di Jackie Brenston Rocket 88. Il risultato è una versione molto più pulita e “country” dell’originale di Brenston. Sta nascendo il Rockabilly.

Il sound rockabilly

Il Rockabilly nasce quindi da quella fusione tra R&B e country operata dai musicisti “bianchi” nei primissimi anni del decennio 1950. Dal punto di vista prettamente strumentale il genere si differenzia dal R&B per un maggior ricorso alla chitarra nelle parti di assolo e per l’incedere prorompente della linea del contrabbasso, che conferisce un fondamentale apporto ritmico grazie al suono delle corde premute con forza sul manico. La parte vocale del Rockabilly è generalmente più pulita rispetto a quella del R&B. Questa differenza nel canto è però destinata a colmarsi a partire dal 1954, quando un cantante che si chiama Elvis Presley rinnoverà ulteriormente il genere.

A partire soprattutto dal 1954 il Rockabilly, che farà di Memphis la propria capitale, spopolerà negli States, diventando il genere più popolare per almeno un biennio, fino all’arrivo di quello che si può considerare il Rock And Roll più puro.

Ma le vicende del Rockabilly e dei suoi principali protagonisti saranno raccontate nel prossimo episodio di Clock Around The Rock.

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