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Recovery Fund: la proposta franco-tedesca e i “no” del Nord Europa

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Francia e Germania hanno avanzato la loro proposta per l’atteso Recovery Fund. Si tratterebbe di un piano per la ripresa economica con 500 miliardi di euro raccolti dal mercato attraverso l’emissione di bond e destinati ai Paesi che hanno più risentito dell’emergenza sanitaria. Una proposta che piace ai Paesi del Sud Europa che sono stati più colpiti dalla pandemia di Coronavirus e per questo puntano più ad ottenere dall’Ue aiuti a fondo perduto, piuttosto che prestiti come il Mes. La proposta sarà presa in considerazione dalla Commissione europea che presenterà il suo progetto il 27 maggio (ben lontano dal 6 maggio, data inizialmente indicata). Per poi passare al vaglio dei singoli leader Ue verso la metà di giugno.

Secondo il governo italiano la proposta rappresenta “un buon passo avanti nella direzione sin dall’inizio auspicata dall’Italia”. Ed è già un passo in avanti aver convinto la Germania. Secondo il ministro delle Finanze tedesco, Olaf Scholz l’Ue sta andando incontro al “momento Hamilton”, riferendosi al primo Segretario del Tesoro degli Stati Uniti che nel 1790 convertì i debiti nazionali in un debito federale e gli Stati Uniti diventarono un’unione fiscale.

Ma l’iter verso l’approvazione di una proposta come quella di Parigi e Berlino e di un conseguente aumento di bilancio comune per aiutare gli Stati più in difficoltà si preannuncia lungo e travagliato. Questo perché Paesi come la come Svezia, Danimarca, Paesi Bassi e Austria – i cosiddetti Paesi “frugali” – non condividono l’ipotesi di mettere in campo misure che non siano dei prestiti. “Saranno negoziati difficili” avverte il ministro dell’Economia francese Bruno Le Maire. In particolare, l’Austria si è fatta portavoce del pensiero dei Paesi del Nord Europa. Proprio mentre si cerca di fuggire dalla costrizione delle leggi di bilancio, il ministro delle Finanze austriaco Gernot Bluemel chiede “un impegno europeo per una maggiore disciplina di bilancio”. Mentre il cancelliere austriaco Sebastian Kurz sottolinea il sì ai prestiti, e non ad aiuti a fondo perduto.

Sulla carta la presidente della Commissione Ursula Von der Leyen era l’unica incaricata di presentare una proposta su come trasformare lo storico accordo su una risposta comune alla crisi – il Recovery Fund – in pratica. È difficile, dunque, che il piano delineato dalla presidente Von der Leyen finisca per essere uguale alla proposta di Macron e Merkel. E non sarebbe neanche un bel segnale per il resto d’Europa che pensa già che la guida dell’Unione sia l’asse franco-tedesco.

In questa fase si parla soltanto di proposte. La vera base di partenza che aprirà il negoziato tra i 27 membri sarà la presentazione del piano della Commissione europea tra sette giorni, il 27 maggio. La rapidità nell’agire, si sa, non è propria della macchina europea e le resistenze di alcuni Paesi non faranno altro che rallentare l’ingranaggio. Occhi puntati – dunque – sulle abilità di Ursula Von der Leyen di mediare tra Nord e Sud Europa.

 

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Crediti foto: LaPresse