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Il piccolo Nicola, a tre anni ucciso e poi bruciato dentro una Fiat Uno assieme al nonno e alla compagna. L’orrore di Cosenza ora ha due colpevoli definitivi: ergastolo

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rilievi

Dopo l’orrendo delitto il corpo del piccolo fu bruciato nelle campagne di Cassano allo Ionio

Ha avuto giustizia Nicola Campolongo, per tutti Cocò.

A soli tre anni il bambino fu vittima spietata di un orrendo delitto di mafia che scosse le coscienze, e che vide in prima linea anche Papa Francesco, che in visita a Sibari poco tempo dopo l’omicidio scomunicò i mafiosi.

Il delitto si consumò a Cassano allo Ionio nel gennaio 2014.

Secondo quanto accertato dalla Procura, e quanto poi ritenuto attendibile durante i processi, l’ultimo quella di Cassazione, Fausto Campilongo, 43 anni, e Cosimo Donato, 42, assassinarono brutalmente Giuseppe Iannucelli, obiettivo dei killer e nonno di Nicola, assieme al piccolo nipotino di tre anni e alla donna marocchina Betty Taoussa, compagna di Iannucelli.

Dopo l’agguato, i corpi delle vittime furono orrendamente dati alle fiamme all’interno di una Fiat Uno, trovata in contrada «Fiego», nel territorio del comune del Cosentino. La sentenza di condanna dei giudici della suprema corte, che conferma quella emessa sia in primo che in secondo grado, è stata emessa ieri sera, dopo diverse ore di camera di consiglio. Per i due autori del triplice delitto è stato confermato l’ergastolo.

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Crediti foto: archivio LaPresse