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Italia in Vespa, Liguria on the road. Tour della Riviera di Levante sulla mitica due ruote

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Italia in Vespa, Liguria on the road. Viaggi in Vespa

L’Italia in Vespa, Br1 Venturelli racconta la Liguria. Ecco come, a bordo di una moderna e mitica due ruote, ho viaggiato (evitando le emorroidi) attraverso la Regione fino a raggiungere il confine francese. Parte 1: la Riviera di Levante

Premessa

Quando s’intraprende un viaggio on the road, a bordo di una Vespa, esistono dettagli che si rivelano imprenscindibili e inconfutabili. Potrei dire che un’esperienza come questa è alla portata di tutti, ma così non è. Conoscenze meccaniche, acume tattico, strategia, sono solo alcuni degli elementi che devono supportare l’intera vacanza. Conoscere, ad esempio, la differenza tra freno e acceleratore è indispensabile…

Parte 1: Riviera di Levante

Il “bolide” in questione è una Vespa GT 125 L, un mezzo tra i più desiderati del XXI secolo. Un gioiello tecnologico e meccanico, in grado di garantire il “”massimo comfort”” su ogni tipo di strada: dall’asfalto allo sterrato più impervio. Un’opera ingegneristica, su due ruote, nata per competere con le Ferrari…

VA BENE VA BENE! OK LO AMMETTO, è un semplice scooter 125cc! Ma lasciatemi romanzare un pò il racconto, no?! Comunque…

E’ una calda giornata di Luglio. Le prime luci dell’alba “illuminano il cielo” sopra la Vespa, lasciata fuori dal garage, appositamente, per poter iniziare con queste precise parole il mio racconto. Maglietta a maniche corte, pantaloncino da trekking, calze tecniche e scarpe da trail-running. Serve forse altro per “montare” un cavallo di metallo in un afoso giorno estivo?! Si beh, avevo pensato anche io all’infradito, ma poi ho preferito evitare! Le strade di Maranello (MO) sono ancora deserte, le serrande dei negozi chiuse. La mia città è affascinante come non mai! Giungo al cospetto di un monumento tra i più belli del mondo, unico nel suo genere, meritevole (a mio avviso) di figurare all’interno della lista dei “Patrimoni UNESCO”: il cavallino rampante della Ferrari. Quest’ultimo, fiero simbolo cittadino, erge in posizione strategica su uno storico crocevia emiliano della viabilità: in pratica lo hanno costruito su una rotatoria spartitraffico. Due “ronzate” intorno alla statua e poi via, in direzione di Castelnovo Monti (RE).

Castelnovo né Monti e la Pietra di Bismantova (RE)

Un esercito di oche scatenate starnazzano sulla mia pelle, più mi avvicino ai monti e più l’aria si rinfresca. Ma posso reggere tranquillamente. Ho scelto il vestiario giusto, mi godrò la temperatura briosa lasciando l’afa della “Pianura Padana” alle mie spalle. Dopo alcuni chilometri di marcia, ecco apparire in lontananza la sagoma della “Pietra di Bismantova” intenta a fendere “l’orizzonte reggiano”. Quest’ultima rappresenta il primo punto di riferimento del mio viaggio, on the road, in direzione della Francia. Il sommo poeta Dante Alighieri, meravigliato dalla silhouette del monte, decise di associarla al “Monte Purgatorio” della “Divina Commedia”. Ammiro, per un pò, la natura circostante. Il moto inesorabile delle lancette mi costringe, successivamente, a riprendere il viaggio. Supero il centro abitato di Castelnovo Monti e “imbocco” la strada verso il Passo del Cerreto. L’asfalto nero taglia il mondo a metà, la città alle mie spalle è l’ultima frontiera della civiltà. Il mio motore starnutisce un pò (queste frasi le ho già sentite in qualche canzone) mentre percorre il tracciato di montagna, formato da numerose curve e ripidi tratti in salita. La temperatura diminuisce ancora di qualche grado, ho scelto il vestiario giusto.

Passo del Cerreto

Nuvole grigie come la cenere, oscurano il Sole. Incombe su di me e la mia Vespa GT 125 L (dire tutta la sigla è più figo), la seria minaccia della pioggia. La temperatura cala ulteriormente e questa volta, drasticamente. I denti iniziano a battere all’impazzata. Come nelle migliori “cuevas” di Granada, dove le nacchere scandiscono il ritmo delle serate andaluse, nel mio casco sono i molari a produrre la “cacofonia musicale”. Devo ammetterlo finalmente, ho scelto il vestiario sbagliato. Una giacca avrebbe fatto comodo! Raggiungo il Passo del Cerreto (diviso tra Reggio Emilia e Massa Carrara), abbandono l’Emilia Romagna e “vengo accolto” dalla Regione Toscana.

Aulla (MS)

La “spia arancione” delle riserva richiama la mia attenzione, mentre le nuvole scure sembrano dissolversi con l’avvicinarsi del mare e della Liguria. Supero, uno dopo l’altro, alcuni borghi davvero fantastici: uno su tutti Fivizzano (MS). Decido di “dissetare” il serbatoio del mio bolide su due ruote. Vedo l’insegna luminosa di un benzinaio palesarsi lungo la via e non ci penso due volte, mi fermo per fare carburante. Era talmente a “””buon mercato”””, che per un attimo mi dimentico della Vespa e torno con la mente ai rifornimenti della “Bravo HGT” del mio amico Giulio. Leggere prima il prezzo della benzina dite voi??? Troppo facile no?! Va beh, mi servirà da lezione per il futuro. Raggiungo Aulla (MS) e a “filo gas” attraverso il territorio comunale mentre osservo l’architettura che mi circonda. Il meteo, per buona sorte della mia dentatura, migliora nettamente. La Liguria è vicina, l’odore di salsedine inizia a propagarsi all’interno delle mie narici…

La Spezia

Ecco, in lontananza, apparire l’agglomerato urbano della città di La Spezia. Quest’ultima, però, non è l’unica piacevole visione. Infatti, tra le nuvole, il Sole cerca di palesarsi prepotentemente creando lo spazio necessario al passaggio dei raggi. La temperatura torna ad assumere una gradazione davvero piacevole, specialmente per chi (proprio come me) ha deciso di mettersi in viaggio, a bordo di un mezzo a due ruote, indossando unicamente maglietta e pantaloncino. L’asfalto sotto gli pneumatici e gli edifici cittadini, scorrono rapidamente, come una pellicola cinematografica 35mm, nello “schermo” della visiera. Vorrei romanzare ancora un pò il racconto, ma onestamente “parlando” (meglio dire scrivendo) in questa parte del tragitto, visto il traffico abbondante, cerco “semplicemente” d’inalare meno smog possibile. Giungo nella periferia Ovest della cittadina, più precisamente nel quartiere di “Fabiano Basso” (zona stadio) e finalmente “imbocco” la famosa “SP 370” (Strada Provinciale 370 Litoranea delle Cinque Terre) che attraversa, neanche a dirlo, il “Parco Nazionale delle Cinque Terre”. Il tracciato inizia subito ad inerpicarsi lungo le “alture della città”. Supero alcune piccole frazioni (davvero graziose) e osservo, in distinti punti panoramici, notevoli scorci sul “golfo spezzino”, su La Spezia stessa (trentatré trentini entrarono a Trento…) e sulle vallate verdi che la circondano. Tutto davvero incantevole!

Cinque Terre (SP)

Un lungo tunnel mi consente di raggiungere il versante delle “Cinque Terre”. Lo spettacolo visivo, offerto dal paesaggio della costa ligure, è superlativo. Numerose volte ho visitato questo piccolo “angolo di Paradiso italiano”, tra i più apprezzati nell’intero panorama turistico nostrano e mondiale, ma mai giungendo dalla strada litoranea. Inutile dilungarsi troppo sulla bellezza dei cinque piccoli borghi, adagiati alla perfezione fra mare e monti, divenuti oramai un simbolo del nostro Paese. Annoiarvi con lunghissime descrizioni garantirebbe al mio testo molte righe aggiuntive, ma NON HO VOGLIA DI SENTIRVI LAMENTARE! Quindi, non dirò che i fantastici piccoli paesini si trovano nel tratto di costa situato tra Punta Mesco e Punta di Montenero. Non espliciterò che, da Est a Ovest, le cinque perle sono rispettivamente: Riomaggiore, Manarola, Corniglia, Vernazza e Monterosso. Non illustrerò il motivo per il quale, dal 1997, fanno parte della lista dei “Patrimoni dell’Umanità UNESCO”:

“La riviera ligure orientale delle Cinque Terre è un luogo culturale di valore eccezionale che rappresenta l’armoniosa interazione, stabilitasi tra l’uomo e la natura, per realizzare un paesaggio di qualità incredibile, che manifesta un modo di vita tradizionale millenario”

Non spiegherò che…

OK OK BASTA! VADO AVANTI VA BENE!

Una decina di righe le ho comunque aggiunte al racconto, mi accontento! (parole create dal mio cervello e non destinate alla vostra lettura)

Decido di effettuare due fermate prima di proseguire il viaggio nel “Levante ligure” (e più in generale verso la Francia): Riomaggiore e Manarola.

Riomaggiore (SP)

Abbandono la strada provinciale imboccando lo svincolo verso Riomaggiore, inizio la lunga discesa verso il borgo e mi godo, viaggiando a “filo gas”, il panorama. Le case colorate, che formano il complesso abitativo del piccolo comune ligure, sono un’autentica meraviglia. Tra una sosta fotografica e l’altra, raggiungo la rotatoria nella quale confluiscono la “Strada provinciale 32”, “Via Santuario” e “Via de Gasperi”. Gran parte dei parcheggi sono riservati ai residenti, ragion per cui, quando quelli a pagamento sono esauriti, la carreggiata che conduce in direzione del paese potrebbe essere temporaneamente “chiusa al traffico”. Fortunatamente la mia Vespa non necessità di uno spazio eccessivo e quindi, trovando un piccolo pertugio libero nell’area di sosta destinata ai motocicli, non ho particolari difficoltà nell’identificare un luogo (legale) nel quale lasciare il mezzo. Il mio bolide non eccelle certo per lucentezza, ma gli altri, semidistrutti e in parte arrugginiti presenti nel parcheggio, fanno sembrare la mia GT 125L, del 2004 e con parecchi “chilometri sul groppone”, nuova fiammante. L’abitato è composto da diversi ordini, paralleli, di case-torri genovesi che seguono il ripido corso del torrente. Le due vallate, sulle quali si estende l’abitato, sono separate dalla ripida costa di Campiòne, ove si erge il castello. La valle del Rio Maggiore è sormontata dal monte Verugola, le cui tre cime, raffigurate nello stemma comunale, rappresentano da sempre il simbolo del borgo. Una passeggiata fino al mare, immergo per qualche minuto i piedi osservando le barchette in balia delle onde e poi via, verso la tappa successiva.

Manarola (SP)

In salita fino a imboccare nuovamente la “SP 370”, qualche chilometro di marcia ed ecco apparire lo svincolo utile per raggiungere la seconda (e ultima) tappa delle “Cinque Terre”: Manarola. Un ampio parcheggio, controllato da un signore davvero molto disponibile, garantisce il punto di sosta perfetto per il mio mezzo. Il borgo, una frazione del comune di Riomaggiore, è caratterizzato dalle abitazioni variopinte, costituite dalle tipiche case-torri genovesi, che si “affacciano” una a ridosso dell’altra sulla via principale. Il paese s’inerpica sul costone roccioso, che si protende sul mare, determinando un intreccio di stretti caruggi. I toni pastello del rosa e dell’arancio, elevati al cielo dall’agglomerato urbano, “regalano” una delle cartoline più famose del mondo. Arriva il momento di abbandonare la poesia e riempire lo stomaco, che nel frattempo ha iniziato a produrre “versi ferali” incredibili. In preda all’imbarazzo, “mi fiondo” nella prima bottega in grado di fornire uno dei miei cibi liguri preferiti: la farinata di ceci. Con la prelibatezza culinaria in una mano e lo smartphone (in modalità macchina fotografica) nell’altra, soddisfo le papille gustative ammirando il panorama. C’è forse qualcosa di meglio!? Terminato il pasto, decido di mettermi nuovamente in viaggio e abbandonare questo stupendo tratto di costa italiana. Genova e la sua provincia mi attendono!

Portofino (GE)

La “Strada Provinciale 370 litoranea delle Cinque Terre” (estremamente panoramica) garantisce, agli amanti delle curve, divertimento assicurato. Eccomi quindi affrontare, a testa alta e “piega dopo piega”, il tracciato. “Gas a manetta” infilo, una dopo l’altra, tutte le traiettorie. Sono letteralmente inarrestabile. Il campo visivo, che traspare dalla visiera del casco, stringe sempre di più. Fatico a deglutire, la tensione è alta. In discesa, ovviamente, il brivido aumenta. Poi, d’un tratto, un ciclista mi supera con “fare disinvolto”. Osservo immediatamente il contachilometri: 38 Km/h. Ma a che velocità folle andava quell’uomo?

Come dite?! Ero io in “modalità tartaruga”?!

Ad ogni modo, giusto il tempo di “abbandonare” uno splendido tratto di costa ligure ed ecco palesarsene un altro nella provincia di Genova: il “Golfo del Tigullio”. Faccio il mio ingresso nel territorio comunale di Santa Margherita Ligure e successivamente nel “Parco regionale naturale di Portofino”. Il pittoresco villaggio di pescatori fa rima, da sempre, con vacanze esclusive, yacht e VIP da tutto il mondo (e da Pozza di Maranello). Tra i monumenti d’interesse storico ci sono la “Chiesa di San Giorgio”, raggiungibile con una piacevole passeggiata che conduce sino al suo promontorio, il “Castello Brown” (che fungeva un tempo da fortezza militare) e il faro di “Punta di Capo”, in grado di regalare una vista da togliere il fiato. Attraversando i sentieri, o prendendo la barca, si raggiunge poi “l’Abbazia di San Fruttuoso”: un luogo di pace e silenzio (mille anni di storia) in splendido contrasto con la spiaggia. Scatto qualche fotografia (avrete già visto la mia barba in copertina) e nel mentre osservo, nella vetrina di un’agenzia immobiliare, i prezzi di vendita. Uno mi colpisce particolarmente: 1,4 milioni di Euro. Controllo nelle tasche e possedendo solo metà della cifra richiesta, abbandono l’idea di trasferirmi in questa località. Col “cuore affranto”, decido di proseguire.

Camogli (GE)

Nuovamente sulla strada principale, intento a proseguire il mio viaggio verso il “Ponente ligure”. La fame, forse complice la camminata appena conclusa, torna a “bussare” al mio stomaco. All’improvviso, ecco la soluzione al problema: Camogli!

MA NO! NON IL PANINO DELL’AUTOGRILL! Camogli il paese. Da queste parti è famosa la focaccia, col formaggio, di Recco.

Seguo le indicazioni fino a raggiungere il centro storico del borgo dove, a fatica, trovo un “pertugio” nel quale parcheggiare il mio bolide. Passeggio lungo “Via Garibaldi”, un rettilineo che s’insinua tra il mare e le tipiche abitazioni color pastello, ammirando la “Basilica di Santa Maria Assunta”. La sagoma dell’edificio religioso, in “stile Barocco” e risalente al XII secolo, fende l’orizzonte. Quest’ultima, divenuta uno dei simboli della regione grazie alla struttura simile a una costruzione di sabbia, regala alcune delle cartoline più suggestive d’Italia. Divoro una fetta della tanto agognata e già citata leccornia, mentre passeggio sul bagnasciuga immergendo, di tanto in tanto, i piedi. Lo scorrere inesorabile delle lancette non consente ulteriore riposo.

Genova

Dopo aver percorso 26 chilometri, l’antico borgo marinaro di Nervi “apre le sue porte” alla “Superba”. Turisticamente troppo spesso trascurata, Genova è una delle città più affascinanti d’Italia e il suo splendore è rimasto invariato nel corso dei secoli. Questa antica “Repubblica Marinara”, visto il glorioso passato, merita assolutamente una visita. La cittadina, che diede i natali a Cristoforo Colombo, è rinomata (tra gli amanti della cucina) per una delle più famose salse italiane: il pesto. Imperdibili i “Palazzi dei Rolli”, Patrimonio Mondiale dell’UNESCO, che rappresentano il primo esempio di progetto e pianificazione urbana in Europa. Lo spettacolo visivo, offerto dell’architettura cittadina di “Zena”, è impagabile. A “filo gas” supero “Boccadasse”, un quartiere caratterizzato da case tinte a pastello, con persiane verdi, lambito da una piccola spiaggia di ciottoli. Raggiungo, successivamente, la zona del “Porto Antico” (riqualificato a partire dagli Anni Novanta) oggi principale punto di ritrovo nella vita culturale genovese. Osservo “l’Acquario”, il “Galeone dei Pirati” e la “Sopraelevata”: la strada a scorrimento veloce (posta a un livello elevato) che congiunge il “quartiere della Foce” al casello autostradale di “Genova Ovest”. Ed ecco, infine, apparire in lontananza il “vanto cittadino”: la “Lanterna”. Questo, per me, rappresenta un “check point” importante! Ne ho fatta di strada! Partito da Maranello (MO) sono giunto al cospetto del faro che, per secoli, ha “illuminato la via” dei viaggiatori.

OK OK! VI ANNOIATE se romanzo troppo il racconto, ma LASCIATEMI GASARE un pò no?! Capito il gioco di parole?! Vespa-gasare-gas…Va beh, termino il racconto.

Devo proseguire, sta calando il buio. Voglio raggiungere Savona, varcare il confine col “Ponente ligure” e fermarmi in qualche albergo per trascorrere la notte.

Dal testo alle immagini, ecco il video del trekking

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