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Sanremo 2024

Cara Laura Pausini, le gerarchie non contano. È Sanremo che sta cambiando

Lasciano perplesse le dichiarazioni rilasciate dalla cantante italiana più famosa all’estero circa una sua eventuale partecipazione al Festival. Ma a mancare, come in parte affermato dalla diretta interessata, è solo il coraggio

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Sanremo 2024
Amadeus e Laura Pausini. Crediti Foto: Andrea Butera

Laura Pausini non sarà mai più in gara al Festival di Sanremo. La cantante romagnola, in occasione di un’intervista rilasciata recentemente a Il Fatto Quotidiano, ha scatenato una vistosa ondata di polemiche dichiarando pubblicamente di non condividere la scelta intrapresa dai suoi colleghi “veramente Big“, i quali hanno deciso di tornare sul palco dell’Ariston in qualità di concorrenti. La motivazione? Questioni legate alle gerarchie: “Io non ho questo coraggio e per me il Festival non è come andare al Grammy, è un’altra cosa – ha detto la nostra – Sono coraggiosi i colleghi che si sono messi in gara, dopo aver costruito una storia con un pubblico che ti ha portato avanti. Quando parlo con loro dico che non sono d’accordo perché per me bisogna rispettare quello che è stato creato insieme al pubblico, va rispettata la gerarchia“.

Una frase che sembra però un attacco (ovviamente totalmente indiretto) a tutto il lavoro che sta cercando di fare il Direttore Artistico Amadeus, il quale più volte durante gli ultimi mesi ha espresso il desiderio di voler formare un cast sanremese d’altissimo profilo, reclutando anche quegli artisti chiamati in tempi recenti soltanto in veste di super-ospiti.

Anzi, a dirla tutta, nel 2023 l’Ama Nazionale è andato addirittura oltre, non invitando volutamente alcun cantante italiano under 70 (Maneskin a parte) sul palco della Città dei fiori. Tradotto: se i veri big vogliono proporre la loro musica, lo devono fare partecipando alla gara, sporcandosi le mani. Un tipo di escamotage vincente che ha consentito al pubblico di rivedere negli ultimi due anni all’interno del concorso personalità importantissime come Elisa, Emma, Massimo Ranieri, Gianni Morandi, Marco Mengoni, Utimo Giorgia e gli Articolo 31. A questi si aggiungono Eros Ramazzotti e Biagio Antonacci, i quali si sono messi comunque in gioco condividendo il palco nell’ultima edizione proprio con Ultimo e Tananai durante la serata delle cover.

In virtù di quanto visto nelle ultime annate dunque il Laura Pausini pensiero appare tremendamente anacronistico. L’artista – reduce tra l’altro da una celebrazione in pompa magna del suo trentennio musicale con 3 concerti organizzati in 24 ore tra New York, Madrid e Milano perché lei può – sembra non essersi accorta della storica fase di transizione che sta attraversando dal 2019 la kermesse. Sanremo infatti è rapidamente passato da semplice vetrina orba della reale offerta del mercato e organizzata per consentire agli artisti medi di continuare a “vivacchiare” con la speranza di imbroccare il pezzo giusto a vero Festival in senso lato, con un parterre di partecipanti simile più a una line up che a uno sterile cast televisivo.

Amadeus, geniale nel cogliere la parte migliore del Baglioni bis, negli ultimi tre anni (il 2020 lo etichettiamo come annata di assestamento) ha confezionato la tempesta perfetta della discografia italiana monopolizzando le classifiche (almeno) fino all’estate, offrendo una proposta competitiva e accattivante, portando grandi risultati.

In virtù dello scacco matto di Ama Elisa, Giorgia e soprattutto Marco Mengoni, trionfatore quest’anno dopo una prima apprezzatissima tournée negli stadi (sintomo di quanto il cantante di Ronciglione non avesse bisogno, secondo Pausini, di prendere parte al Festival) hanno deciso di tornare sul luogo del delitto proprio perché la percezione di Sanremo si è stravolta in primo luogo dalla parte degli artisti. Se prima infatti fare capolino all’Ariston significava fondamentalmente apparire all’ultima spiaggia, adesso che il mercato gravita intorno a quello che succede in Via Matteotti ricevere “la chiamata” dal Direttore Artistico in persona è diventato un onore, un’occasione da non sprecare per presentare un nuovo progetto discografico di livello.

 

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Quindi, più che di gerarchie, Laura avrebbe dovuto parlare premere molto di più l’acceleratore sulla questione legata al coraggio. Ci vuole infatti stomaco per ripresentarsi sul palco più importante di tutti, quello che ti ha lanciato, quello che ha dato inizio alla tua carriera, rischiando di non vincere o di deludere. Prendiamo Giorgia, quest’anno in gara con un pezzo che ha diviso critica e pubblico. “Parole dette male” non è certamente un capolavoro, ma ha il merito di collocare la Giorgia del 2023 in una gara del 2023 con un episodio di non facile presa, strettissimo, tutto fuorché immediato. Una canzone coraggiosa, appunto, non a caso piazzatasi al sesto posto dietro Mengoni, Lazza, Mr. Rain, Ultimo e Tananai. Perché a Sanremo le gerarchie non contano, ed è probabilmente questo il fatto che turba Pausini.

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Crediti Foto: Andrea Butera

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