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Rubrica, DISCOTECHÈ. “Per questo grande ed infinito amore” di Orietta Berti

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Il successo e la vittoria morale all’ultimo Sanremo l’hanno riconfermata come una delle voci più belle e melodiche della canzone italiana, da oltre mezzo secolo sulla cresta dell’onda.

ORIETTA BERTI

Per questo grande ed infinito amore

(Polydor, 1996)

 

Non è facile scegliere un disco della lunghissima carriera di Orietta Berti, iniziata ufficialmente – come ribadito più volte da lei stessa – dal suo primo successo Tu sei quello, canzone vincitrice del concorso “Un disco per l’estate” del 1965. Per aiutarci in questa ardua impresa, qualche tempo fa, precisamente nel 2015, chi scrive ha intervistato la cantante in occasione della pubblicazione dell’album Dietro un grande amore – 50 anni di musica e alla domanda (simpatica) «devi partire per un’isola deserta e hai la possibilità di portarti dietro tre tuoi dischi», nella triade lei indicò Per questo grande ed infinito amore. Per la cronaca, gli altri due erano Zingari del 1976 e il sopracitato cofanetto antologico celebrativo. È necessario dire subito che il disco prescelto è una nutrita raccolta della durata di 76 minuti e 51 secondi pubblicato dalla Polydor – etichetta per la quale la Berti ha inciso dal 1963 al 1978 – contenente ben 24 brani di cui due inediti: Semplici, scritta dal bravo Gatto Panceri insieme a Roberto Rossi, e la title track firmata da Enrico Riccardi, autore già noto per canzoni come Zingara (Bobby Solo/Iva Zanicchi), Io mi fermo qui (Donatello/Dik Dik), Fiume azzurro (Mina), Mediterraneo (Milva) e Vado via (Drupi).

Quasi tutti gli altri episodi sono estratti da due LP in particolare, ossia Orietta Berti del 1967 ed Eppure… ti amo del 1975. La maggior parte dei brani sono hit internazionali adattate in italiano, ad esempio Non mi dire addio (Les parapluies de Cherbourg di Michel Legrand, motivo conduttore del film musicale omonimo con Catherine Deneuve e Mario Castelnuovo) e Non è più casa mia (Même si tu revenais di Claude François, già interpretata in italiano dallo stesso autore e da Dalida); Felicità (A felicidade di Jobim e De Moraes) e Le foglie morte (Les feuilles mortes di Prévert e Kosma); Ti senti solo stasera (Are you lonesome tonight? resa famosa da Elvis Presley) e Quelli erano giorni (Those Were The Days di Gene Raslin portata al successo dalla diciassettenne inglese Mary Hopkin e poi ripresa da Sandie Shaw, Dalida e Gigliola Cinquetti), quest’ultima pubblicata originariamente nel 1978 solo su 45 giri (Lato B di Donna come mai). La lista potrebbe continuare ancora con Ieri sì di Charles Aznavour, Tema di Lara dal film Il dottor Živago (tra i preferiti di Orietta) ed Eternamente di Charlie Chaplin o L’amore è blu e Till, arricchendosi con canzoni italiane provenienti dal Festival di Sanremo ‘67 tra cui Canta ragazzina e Ma piano (per non svegliarmi) ma anche di classici come Non ti scordar di me, Amore baciami e T’ho voluto bene (Non dimenticar). Tutte le incisioni datate 1967 sono accompagnate dall’orchestra diretta da Sauro Silli con la partecipazione straordinaria del gruppo vocale The Swingle Singers. Tra le canzoni appartenenti al suo repertorio ci sono Solo tu e Io potrei, entrambe composte da Federico Monti Arduini (meglio noto come Il Guardiano del Faro), Per questo voglio te e Vita della vita mia a chiudere il sostanzioso ascolto.

Sulla voce di Orietta Berti c’è poco da dire: limpida, pura, melodiosa (l’usignolo di Cavriago, sic!), intonatissima, senza birignao, mai ridondante, sempre in perfetto equilibrio, aderente alla sua persona e credibile, capace di interpretare con stile e raffinatezza evergreen senza tempo. D’altronde ha dato prova della sua caratura di “interprete” in dischi più recenti, da Emozioni d’autore (2003) a Exitos Latinos (2006), da Swing (2008) fino alle sue personali versioni di gioielli quali Il nostro concerto di Umberto Bindi e Io che amo solo te di Sergio Endrigo proposta insieme alle Deva e molto apprezzata all’ultimo Sanremo, dov’era in gara per la 12ª volta (dopo 29 anni di assenza) con Quando ti sei innamorato. Non può essere solo fortuna il fatto che da 55 anni sia ancora sulla cresta dell’onda, amata, osannata (Queen Orietta o Tutti pazzi per Orietta sono alcune pagine fan social a lei dedicate), richiestissima ovunque (televisione, radio e giornali fanno a gara), con un calendario di concerti e appuntamenti da far rabbrividire le più grandi pop star mondiali. Dietro c’è tanto impegno, tanto lavoro, tanto sacrificio, una buona dose di sogno, consapevolezza ed entusiasmo con un pizzico di follia ma soprattutto un “grande ed infinito amore” per la musica, per la vita e soprattutto per la sua famiglia (il marito Osvaldo, i figli Omar e Otis), per il suo adorato pubblico… e un motto che non l’abbandona mai: «Carpe diem, perché la vita è meravigliosa e bisogna viverla pienamente senza mai strafare, ma accontentandosi e facendo il meglio con ciò che si ha».

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Crediti Foto: LAPRESSE