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Francesco Bianconi e “Forever”: una staticità liberatoria

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Un suono minimale, praticamente da camera, per uno dei dischi più importanti del 2020.

FOREVER | LA RECENSIONE

Ci sono modi diversi di sperimentare o di osare. Spesso si cade nella trappola dell’effetto speciale: quante volte ci siamo imbattuti in album cosiddetti “sperimentali”, pregni di oscillazioni sonore, cluster e tempeste elettroniche? Il risultato finale è variabile, può essere di enorme interesse, pensiamo all’ultimo disco di Arca, “Kick I“, o estremamente velleitario e fine a se stesso, e in questo caso gli esempi sono molteplici.

Ma la verità è che può essere sperimentale e coraggioso lavorare di sottrazione anziché di addizione, proponendo un lavoro lento, di ampio respiro, che punti all’artificio con la forza della parola e con il minimalismo: in questa direzione si è mosso Francesco Bianconi con “Forever“, il primo album da solista pubblicato – dopo avere rinviato l’uscita a causa del covid-19 – il 16 ottobre 2020 per l’etichetta indipendente Ponderosa/BMG.

La capacità autoriale del leader dei Baustelle, unica nel suo genere, è cosa nota e oggettivamente impossibile da negare. Stiamo parlando di una scrittura molto aulica, certamente in alcuni casi leggermente autoreferenziale, ma capace di emozionare l’ascoltatore con passaggi di rara raffinatezza e originalità, complice anche una caratteristica che, nella storia italiana pop, ha avuto solo l’immenso Fabrizio De Andrè (da cui Bianconi chiaramente si ispira): la bravura nel saper calibrare l’enfasi grazie alla pronuncia delle parole. E se nelle produzioni con la band di Montepulciano talvolta questo aspetto viene meno in quanto inghiottito dalla notevole architettura sonora che viene costruita, in questo lavoro, di fatto totalmente libero, è invece portato al massimo delle sue possibilità.

In questo spazio di libertà Bianconi ha optato insieme al producer Amedeo Pace per una dimensione musicale asciuttissima, priva di strumenti ritmici e composta essenzialmente dagli archi del Balanescu Quartet e dal pianoforte, suonato da Michele Fedrigotti e Thomas Bartlett; presenti inoltre, con un utilizzo sapientemente centellinato e quasi sullo sfondo, tracce di tastiere come mellotron, moog, clavicembalo, celesta a rinforzare i fiati di Enrico Gabrielli e Michael Leonard. Per gli amanti dei Baustelle, se proprio dobbiamo fornire una reference, è come ascoltare un “Fantasma” in formato da camera.

Le tre tracce rilasciate in anteprima, “Il bene“, “L’abisso” e “Certi uomini“, sono un crescendo di bellezza, creatività testuale e, aspetto non banale, intimismo: nel primo singolo la magia rivelatrice si palesa nel finale, dove l’artista stesso confessa di stare cercando appunto “Il bene”, forse il senso della vita stessa.

Ma la vita incontra subito la morte nel secondo estratto, dove il Nostro mette a nudo non solo sue vicende personali (“Durante la lezione di ginnastica al mattino il cuore di Giovanni si fermò“) ma anche le sue più grandi debolezze (“Perché conosco bene gli uomini, racconto i loro demoni ma non riesco a scrivere dei miei“). L’ultimo in ordine di uscita, un vero e proprio capolavoro, riesce contemporaneamente a sparare bordate sull’industria musicale (con nomi e cognomi annessi) facendo emergere un lato animalesco che si risolve in una chiosa che dà senso a tutto, “Perché io vivo perché ho voglia di morire“.

Solo in un altro episodio si raggiunge l’estasi dei brani citati, ed è il caso di “Zuma beach“, dove amore e morte confluiscono nuovamente, mettendo in luce un’istantanea di lacerante felicità. Il resto dei capitoli, complice la comunque lodevole volontà di accogliere diversi ospiti internazionali tra cui spiccano Rufus Wainwright (“Andante“), Kazu (“Go!“), Hindi Zahra (“Fàika Llìl Wnhàr“) e d Eleanor Friedberger (“The Strenght“), pur essendo godibilissimi allentano la libido sensoriale, non macchiando però un disco importante, non semplice e per certi versi statico. Ma mai la staticità è stata così liberatoria.

VOTO: 9/10

AGGETTIVO:  ELEVATO

TRACKLIST:

1. Il bene
2. L’abisso
3. Andante (feat Rufus Wainwright)
4. Go! (feat Kazu)
5. Fàika Llìl Wnhàr (feat Hindi Zahra)
6. Zuma Beach
7. The Strength (feat Eleanor Friedberger)
8. Certi uomini
9. Assassinio dilettante
10. Forever

ARTISTA: FRANCESCO BIANCONI

ALBUM: FOREVER

ANNO: 2020

ETICHETTA: PONDEROSA/BMG

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