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IndieGesta Arte: la “pittura scientifica” di Galeano – Bologna, Musica, Osterie e…Einstein

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Ricordate l’incontro di quest’estate con l’artista della luce Raimondo Galeano, residente a Bologna e autore di esposizioni in tutto il mondo? (clicca qui per leggere l’intervista a Galeano “Il colore non esiste e la luce va veloce”)

LA SOCIALITA’ DA SEMPRE NELLE OSTERIE

Approfondiamo in questo secondo incontro il legame inscindibile con la musica e Bologna, dichiarata “Città della Musica” Unesco dal 2006: è a Bologna che hai ritratto molti volti che hanno fatto la storia della musica e dello spettacolo…

E’ vero, anche se i ritratti puramente musicali sono arrivati in un secondo momento, quando mi fermavo spesso a mangiare e bere con gli amici alla storica “Osteria del Sole”. Pensa che proprio lì ho conosciuto Diego della Valle, grande estimatore e collezionista d’Arte. La mia produzione da un certo punto in poi è stata molto legata al mondo della musica e del cinema: ho ritratto Lucio Dalla, -il quadro credo che ora sia nella sua “Casa Museo”-, poi Christian De Sica e suo padre Vittorio, Francesco Guccini (nella copertina dell’articolo, ndA) e molti altri. Renzo Arbore veniva spesso alle mie mostre. 

[NdA, Curiosità sull’Osteria del Sole: sita in Vicolo Ranocchi, tra le Due Torri e Piazza Maggiore, fondata nel 1465, è la più antica di Bologna, e tra le più antiche in Italia e nel mondo! Frequentata spesso da intellettuali e studenti universitari eccellenti come Giovanni Pascoli, che ivi fu anche arrestato. Era stato infatti segnalato dalla Questura come “studente, assistente del Professor Carducci ed amico intimo del (Andrea) Costa” ed era considerato “organizzatore capo” di progetti rivoluzionari. Nella poesiaLa voce” ricorderà l’arresto e il periodo di detenzione, tra il 7 settembre e il 22 dicembre 1879, durante il quale avrà occasione di “meditare profondamente” sulla giustizia:

“Si processavano come malfattori quelli che aspiravano a togliere dal mondo il male e si condannavano”.

Archivio Storico dell’Università di Bologna, Pascoli studente (periodo 1873-1882)

 

L’Osteria fu anche ritrovo d’elezione del grande scrittore e poeta Adriano Spatola, poi del Barone dello Champagne Krug, del critico e storico d’Arte Philippe Daverio, Marisa Laurito, Gloria Guida, dei cantautori bolognesi (o adottivi) come Francesco Guccini, Lucio Dalla, Luca Carboni, Biagio Antonacci, gli “hollywoodiani” Stanley Tucci e Whoopi Goldberg, Joe Bastianich e tanti altri, ndA]

Ma intanto vivevi e scalpitavi a Bologna, in quell’irregolare e intricato quadrilatero medioevale attorniato dalle antiche Porte, frequentando con quel gruppo di scapigliati anche altre osterie diventate ritrovi di ricercatori di nuove strade poetiche e artistiche: il Sole, per esempio, quasi sotto le Due Torri …

(A. Spatola)

 

 

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All’Osteria del Sole oggi ci si porta da mangiare (si può acquistare dalle antiche botteghe gastronomiche dei vicoletti adiacenti) e si beve in loco scegliendo da un accurata offerta enologica del locale.

courtesy of @balbo1453

 

GLI ANNI D’ORO DELLA BUSSOLA DI VIAREGGIO 

Hai qualche ricordo in particolare di quelle serate di musica, arte e convivialità ?

Certo, e per raccontartelo devo fare un salto temporale a qualche anno prima, alla famosa “Bussola di Viareggio”. Come sai (se ne parla nella prima parte dell’intervista) negli anni ’60 facevo il fonico per i service e lavoravo ai concerti di molti noti artisti. Quel giorno avevano rubato il furgone con tutti gli strumenti di Shapiro che suonava lì con la sua band, The Rokes (la band inglese di Shel Shapiro, con Robert Posner, Johnny Charlotte e Mike Shepstone, è stata una delle protagoniste del Beat in Italia, ndA).  Avevo con me i miei “soliti tre impianti” con tutta la strumentazione. Mi chiamavano in tanti a lavorare ai grandi concerti perchè si sapeva che ero il più organizzato e previdente tra i fonici. Quel giorno allora il service mi chiama e corro verso Viareggio. Gli salvo la serata! Ecco, tu pensa che più di 30 anni dopo all’Osteria del Sole mentre stavo mangiando con l’imprenditore Paolo Borgomanero, entra Shel Shapiro, si gira, ci vede e dopo un pò realizza e mi dice euforico: “…Ma sei tu!” “Sì Shel, sono io!”. E così ci siamo ritrovati. Quella sera era venuto a Bologna per uno spettacolo di Moni Ovadia. Gli anni successivi mi ha invitato ai suoi concerti. E’ anche venuto in studio da me e gli ho fatto il ritratto.

 

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“Shel Navigatori del cosmo” ritratto di Raimondo Galeano, marzo 2010

 

LA BIENNALE DI VENEZIA, FUORISALONE E LA RICERCA SCIENTIFICA

Durante lo scorso incontro abbiamo parlato della tua partecipazione nel 2017 alla mostra “The Juices of Time”, presente alla 57° Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia. La mostra era dedicata alla Costa d’Avorio e patrocinata da un’Onlus ivi impegnata con progetti in favore di donne e bambini. Con te esponevano molti talentuosi artisti ivoriani, tra cui Joana Choumali, Jems Robert Koko Bi, Ouattara Watts e Joachim K. Silué… Tra l’altro so che hai una curatrice molto in gamba, che ha coordinato anche la tua personale a New York…

A Venezia stata un’esperienza bellissima, e una grande soddisfazione. Il quadro con cui ho partecipato fa parte della serie “Navigatori del cosmo”. E mi riporta al periodo in cui frequentavo Franco Angeli e Mario Schifano mi dicevano: “noi siamo pianeti ma i tuoi quadri sono stelle”. Ecco, negli anni ho proseguito quell‘idea di ricercare “il cosmo”! Sono lusigato di aver condiviso così tanti momenti con loro: Franco e Mario non stringevano amicizia con tutti, anzi nell’ambiente erano visti un pò come “scontrosi”. Nel 2018 la mia eccezionale curatrice/dealer Annalisa Bianco ha organizzato al Fuorisalone, Magna Pars, una preview della mia personale del 2019 a New York, negli spazi di South Port Street.

Proseguendo il discorso sulla ricerca scientifica che hai intrapreso ormai da decenni nel tuo percorso artistico, ricordiamo che sei anche stato invitato all’importante terza edizione del “Festival della Luce” (si veda prima parte dell’ intervista), proprio con i lavori di Navigatori del Cosmo: da dove è nata l’idea?

Sai, ci sono diverse teorie sul Cosmo, si pensa che ci siano tanti universi gemelli ai nostri, i Multiversi. Noi potremmo essere a milioni di anni luce da un’ altra versione di noi stessi. Leggo continuamente articoli scientifici: se non studi la Scienza rimani relegato all’artigianato. Un pittore deve sempre documentarsi e sperimentare. Dopo la “Scuola Romana” (quando era a bottega con Angeli e Schifano, ndA) mi sono allontanato del tutto dal colore per trovare una mia autonomia di pittura attraverso il pigmento luce.

[◊Nda, FOCUS SCIENTIFICO 1):  La meccanica quantistica è la scienza che cerca spiegazioni a fenomeni che non possono essere spiegati dalle leggi regolari della fisica e della scienza. All’interno della disciplina gli universi parallelivengono indagati dal 1956. Nel ’57 il fisico americano Hugh Everett III, dell’Università di Princeton, ipotizzò per primo l’idea della loro esistenza attraverso la formulazione dell’ “Interpretazione a molti mondi della meccanica quantistica”:  la teoria che ogni possibile risultato di ogni scelta che abbiamo effettivamente accade. Mentre in questo universo puoi scegliere il percorso A, in un “universo parallelo” sceglierai il percorso B]

[2) E’ stata realizzata una scoperta dall’Università della Pennysilvania sull’esistenza di altri pianeti dalle caratteristiche simili al nostro, pubblicata sul mensile di settore “Astronomical Journal”. Gli studiosi americani, basandosi sui dati del telescopio Kepler, hanno calcolato che il numero dei pianeti con un clima tale da consentire all’acqua di mantenere lo stato liquido in superficie sono più di quell’uno su cinque che si era ipotizzato fino a pochi anni. Sono, potenzialmente, uno su quattro per ogni stella simile al nostro Sole che abita la via Lattea. In altre parole, là fuori potrebbero esserci tra i cinque e i dieci miliardi di pianeti “sosia” della Terra, che potrebbero ospitare la vita ed essere anche abitabili.]

Stars, Luce su tela | light on canvas (2017)

L’ ESPOSIZIONE AL MUSEO MARCA, IL FESTIVAL DELLA LUCE 

Quali sono stati alcuni degli incontri più importanti nel tuo percorso recente?

Nel 2015 ho esposto al Museo Marca- Museo delle Arti di Catanzaro una personale, La cromatica potenza della luce, con una parte dedicata ai Premi Nobel per la Pace: Madre Teresa, Aung San Suu Kyi, Desmond Tutu, Barack Obama, Dalai Lama e Nelson Mandela. Lì il Professor Boncinelli, grande scienziato genetista, filosofo e accademico, è rimasto molto colpito dal mio utilizzo dei pigmenti di luce e mi ha invitato nel 2016 al Festival della Luce di Como di cui parlavamo prima, dove ho conosciuto il Premio Nobel Shuji Nakamura, inventore dei LED a luce blu, scoperta di fondamentale importanza per il risparmio energetico (insignito del Premio Nobel 2014 per la Fisica, ha aperto il Festival con la conferenza Un modo nuovo e più sostenibile di illuminare il mondo”, ndA). Grazie alla sua invenzione del LED si è potuto fare a meno di molte centrali nucleari nel mondo.

Raimondo Galeano, Onde Gravitazionali

Raimondo Galeano, Onde Gravitazionali

L’EPIFANIA LUMINOSA 

In questo periodo sei al lavoro su nuovi progetti artistico-scientifici?

Sì, sono in un processo di continua creazione, lavoro quotidianamente molte ore nel mio studio; in realtà quando si crea il tempo non è mai abbastanza. Sto sviluppando un progetto a cui tengo molto,nato qualche anno fa, e su cui sto ancora molto sperimentando, Anamorfosi. Prossimamente ne farò una personale, con i ritratti di personalità che hanno fatto parte della mia vita o mi hanno ispirato.

Nda, FOCUS: ANAMORFOSI, dal greco ἀναμόρϕωσις «riformazione», der. di ἀναμορϕόω, «formare di nuovo». Vi ricorrono fin dal XVI e XVII sec. i pittori per creare delle illusioni ottiche, spesso dipingendo su superfici curve. Nella prima metà del ‘500 l’anamorfosi otticaebbe grande fortuna nel Nord Europa, “celata” all’interno di opere d’arte che, solo ad un occhio esperto, rivelavano significati esoterici, di natura religiosa, politica o erotica. L’uso in chiave simbolica di figure anamorfiche inserite nei dipinti è testimoniato per la prima volta negli “Ambasciatori” del 1533, del tedesco Hans Holbein. La figura che appare in basso al centro è l’anamorfosi di un teschio, simbolico memento mori,di una Morte che ha la supremazia su tutte le attività umane, richiamate con la raffigurazione di strumenti di Scienza e dell’Arte. Per citare la famosa apertura dell’Ecclesiaste, “Vanitas vanitatum, et omnia vanitas” (lat. «vanità delle vanità, e tutte le cose vanità»): la vanità dei beni terreni e la stoltezza di coloro che s’affannano a conseguirli.

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Photo source: commons.wikimedia.org

 

L’anamorfosi è un tipo di rappresentazione pittorica realizzata secondo una deformazione prospettica che ne consente la giusta visione da un unico punto di vista (mentre se osservata da altre posizioni risulta deformata e incomprensibile, come il teschio di cui sopra).

Nei dipinti di Galeano l’anamorfosi si manifesta nel tempo, come unepifania luminosa che in una manciata di minuti muta totalmente il primo sguardo dell’osservatore, l’esperienza sensoriale che il pittore stesso indaga da tutta una vita. Una delle prime opere che Galeano ha dipinto secondo l’esperienza visiva dell’Anamorfosi è “Tetrastico“, il polittico in quattro tavole, raffigurante una “doppia” e speculare Marilyn Monroe, i cui tratti, per un gioco di luci, da sorridenti, -come siamo abituati a vedere l’icona cinematografica,- si trasformano in teschi. Quando poi nel buio totale, il pittore o lo spettatore, le darà “un nuovo colpo di luce”, con una pila luminosa, tornerà sorridente. Invito a guardare il breve filmato qui sotto per osservarne la trasformazione. Sembra una post-produzione digitale ma è il risultato del lumen di cui abbiamo tanto parlato nella prima intervista.“Il soggetto dipinto con la luce, che sia still life, ritratto o paesaggio, si muove, respira, assume un’aria diversa”, afferma Galeano. “E così il passato si fa tutt’uno col futuro, come Marilyn che rinasce ogni volta che la si illumina”.

EINSTEIN E GLI ESPERIMENTI

Spazio e tempo sono elementi ricorrenti nella tua produzione, la scorsa volta abbiamo parlato di Einstein, e abbiamo accennato alla sua  “teoria della Relatività generale”. Quali sono le ricerche scientifiche che più ti hanno ispirato?

Mi ha sempre colpito che quasi alla velocità della luce il tempo rallenta, dice Einstein. Dopo di lui, venne fatto un esperimento con due orologi elettronici, uno su un aereo e uno sulla terra, e quello sull’aereo è andato leggermente più veloce. Oggi lo spazio-tempo viene descritto come un tessuto deformabile simile alla gomma, secondo le teorie di Einstein. Dopo vari esperimenti hanno anche verificato che la luce che dalle stelle arrivava dietro al sole ha effettuato una curva. Einstein diceva che “la luce è la regina del cosmo: al suo passaggio il tempo si ferma e lo spazio si inchina”.

[•NdA, FOCUS: Dilatazione del tempo e paradosso degli orologi: gli esperimenti•

[Einstein afferma “La forza di gravità viene creata dalla curvatura impressa dai corpi dotati di massa nel tessuto “elastico” dello spazio-tempo”; egli aveva concepito una sua teoria della gravitazione (confutando quella newtoniana), secondo la quale spazio e tempo erano uniti a formare un continuum a quattro dimensioni chiamato appunto “spaziotempo”. Secondo Einstein, i campi gravitazionali degli oggetti con massa avrebbero causato una sorta di deformazioni nello spaziotempo, ndA).  Nel lavoro del 1905, Einstein non approfondisce il rapporto tra tempo e orologi ma è molto chiaro nell’affermare che “il tempo è mostrato dagli orologi”. E aggiunge: “Dobbiamo tener presente che tutte le nostre asserzioni nelle quali il tempo gioca un ruolo sono sempre asserzioni su eventi simultanei. Quando per esempio dico: “Quel treno arriva qui alle ore 7,” ciò significa: “Il porsi della lancetta piccola del mio orologio sulle 7 e l’arrivo del treno sono eventi simultanei” Einstein A., “Zur Elektrodynamik bewegter Körper”, Ann. Phys., 17, (1905), 891-921, trad. L’elettrodinamica dei corpi in movimento.  “Un orologio è una cosa che è caratterizzata da un fenomeno che ripassa periodicamente per le stesse fasi, in modo tale che siamo obbligati ad ammettere – sulle basi del principio di ragion sufficiente – che tutto quello che è accaduto in un dato periodo sarà identico a tutto quello che accadrà in un qualsiasi periodo” ….“Un processo fisico qualsiasi può servire da orologio, purché possa venir ripetuto con esattezza tante volte quante vogliamo. Scegliendo come unità di misura l’intervallo di tempo fra l’inizio e la fine di un tale processo si può misurare intervalli di tempo arbitrari mediante la ripetizione dell’evento stesso. Tutti gli orologi, dalla semplice clessidra agli strumenti più raffinati, si basano su questo principio”. 

Salvador Dali

La persistència de la memòria, Salvador Dalì, 1931 – Crediti Foto: Shutterstock.com

 

♦NdA, 1971, L’esperimento del fisico Hafele e dell’astronomo Keating: Vennero impiegati tre orologi atomici (in grado di apprezzare intervalli di tempo dell’ordine del nanosecondo) e due aerei di linea di una tratta commerciale. Secondo la “teoria della Relatività ristretta”, per un orologio che si trova all’equatore il tempo è dilatato e dunque scorre più lentamente rispetto ad un orologio fermo ad uno dei due poli terrestri. Un orologio all’equatore ha infatti una velocità dovuta alla rotazione della terra che nei poli è assente. Se inoltre si lascia un terzo orologio su un aereo che si muove con una certa velocità rispetto alla superficie terrestre si verificano differenze nello scorrere del tempo dell’orologio sull’aereo, per due motivazioni: da un lato la dilatazione dei tempi dovuta alla relatività ristretta e dall’altro l’effetto opposto di accelerazione dei tempi rispetto ad un orologio a terra dovuto alla minore intensità del campo gravitazionale terrestre previsto dalla Relatività generale (si veda J. C. Hafele e R. E. Keating, Around-the-World Atomic Clocks: Predicted Relativistic Time Gains, in “Science”, vol. 177, n. 4044, 14 luglio 1972, pp. 166–168). L’esperimento consente così di verificare, tramite il confronto dei tre orologi, sia la teoria della Relatività generale che la teoria della Relatività ristretta. Si può trovare una descrizione più esaustiva dell’esperimento nell’articolo scritto dallo stesso J. C. Hafele, “Performance and results of portable clocks in aircraft”, PTTI, (The Precise Time and Time Interval Systems and Applications meeting is an annual conference sponsored by ION), 3rd Annual Meeting, 1971.]

Slide sulla Relatività Speciale a cura di Danilo Babusci

Slide sulla Relatività Speciale, a cura di Danilo Babusci

 

L’intervista prosegue:

Come ti senti rispetto al tuo percorso di ricerca pittorico-scientifica, in relazione agli studi sulla luce, il colore, lo spazio e il tempo?

Ti rispondo così: non ho mai e dico mai smesso di andare in studio. Quando cerchi di fare un tipo di percorso e ricerca come la mia capisci che la materia che stai trattando è ancora “giovane”, e sei solo nella tua sperimentazione. Ad esempio per quanto riguarda i colori, tu pensi di vedere il blu ma la luce gialla è respinta totalmente da quella blu. Quindi ho sperimentato che se dipingi un oggetto giallo su uno blu, l’effetto è 3D, come se “uscisse fuori” dal quadro. E questo lo puoi riscontrare in molti miei quadri. Quando sono in studio e arriva il momento di spegnere la luce e osservarli, illuminati dai pigmenti, mi stupisco ogni volta. E quando chiudo la porta e vado a casa mi rimane il dubbio di cosa accada “dopo” ai quei pigmenti, ai miei quadri. Perchè come ti dicevo il quadro continua a mutare, a ri-vivere. La mia fortuna è dipingere con la luce: ogni volta il limite è insuperabile e la mia sfida è “imbrigliarla” ma riuscire a dominare la materia è impossibile. E’ la sfida di tutta una vita, carpirne a fondo tutti i segreti.

La luce dà forma e colore, io do forma e colore alla luce.

E anche adesso, con l’avvento di una tecnologia mai vista prima, sono affascinato dal connubio dell’arte col digitale. Uso anche le piattaforme social, per capire la direzione dell’arte ora. Pensa ai cellulari: hanno dotato la fotocamera di un’apertura molto maggiore rispetto a quello che può cogliere l’occhio umano. In questo periodo sto tenendo un workshop di diversi incontri all’Accademia di Belle Arti di Bologna, per il corso di scenografia del Prof. Savignano. Ci stiamo occupando dell’ Installazione come opera d’arte, proseguendo con il lavoro de I Navigatori del Cosmo nello spazio teatrale. Lavorare con questi giovani studenti e artisti è molto stimolante. Loro sono il Futuro. Creiamo e impariamo, insieme.

Un momento di creazione della scenografia degli studenti dell’Accademia