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Musica

Il talento raro e puro di Sam Fender, e la musica suonata come se fosse sempre l’ultimo concerto

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san fender

di Arianna Caracciolo

Sam Fender è un talento raro. Un musicista di 25 anni della classe operaia del nord-est Inghilterra che suona ogni concerto come se fosse il suo ultimo, armato di questa voce enorme e cavernosa, con la sua chitarra (una Fender, ovviamente) e alimentato da quella vecchia e apparentemente convinzione che la grande musica per chitarra abbia ancora il potere di cambiare la vita e influenzare le persone.

Nato il 25 aprile del 1994 a North Shields nel Regno Unito, Sam Fender è figlio e fratello d’arte. Sia suo padre Alan che suo fratello Liam sono musicisti e cantautori. Il debutto, Fender, a soli 23 anni, nel 2017, con il singolo “Play God“: spingendosi fino alla cinquantunesima posizione nella classifica di vendita scozzese e all’ottantanovesima posizione di quella inglese. Nonostante la sua carriera sia ancora agli inizi, Fender è già stato riconosciuto come tra gli esordienti più promettenti sul panorama britannico, aggiudicandosi il premio Brits Critics ‘Choice per il 2019 (vinti in passato da Adele e Sam Smith).

Sebbene le origini di Sam Fender siano profondamente radicate nell’Inghilterra nord – settentrionale, il suo sound è decisamente indie rock, come dimostra il suo album di debutto, Hypersonic Missiles, che ha raggiunto il numero 1 in classifica nel Regno Unito. Come il suo santo patrono Bruce Springsteen, il 25enne cantautore infonde storie della classe operaia con intelligenza emotiva ed evita le tipiche ballate d’amore per successi rock da pub decisamente sorpassati.

Il locale abituale dove Sam Fender lavorava, prima del suo successo, il Low Light Tavern a North Shields, era conosciuto per la sua storica reputazione turbolente. Il pub, che possiede un pozzo d’acqua di 400 anni, è un ex pub di pescatori, dice Fender, con un forte accento di Geordie – la sua città natale, dove il 25enne vive ancora con sua madre, in un complesso comunale. Un colpo di fortuna casuale si presenta in un giorno in cui un produttore dell’industria musicale passava di lì mentre Fender stava lavorando dietro il bancone, e così Sam prese la chitarra dal retro, suonò una canzone e si assicurò un manager.

Con una chitarra acustica, le melodie di Sam Fender affrontano di tutto, dal suicidio alla mascolinità tossica (“Dead Boys”) alla politica (“Hypersonic Missiles”) al racconto di una notte (“Will We Talk”). A proposito della sua traccia “Dead Boys” – una canzone emotiva sul suicidio maschile e sulla mascolinità tossica, Sam ha dichiarato di recente “Nessuno ha mai potuto spiegare tutti i ragazzi morti nella nostra città natale – mi ha fatto un’impressione particolare. L’ho scritto quando un compagno si è ucciso circa un anno e mezzo fa”, spiega Fender. “Ha attirato la mia attenzione su quanto sia grave il problema”.

Dopo essersi esibito nel circuito dei pub per sette anni, il suo successo è tutt’altro che passeggero. C’è un filo conduttore che ha attraversato tutte le canzoni di Sam fino ad oggi e questo filone è al centro dei suoi testi. Osservatore e socialmente impegnato, Sam s’interroga con un dono innato per semplificare le questioni di attualità.

“Non ho risposte, solo domande” come chiarisce il titolo di una traccia dell’album, qui c’è una astuta semplicità che sembra toccare e parlare chiaramente con le persone nelle loro centinaia di migliaia. Queste parole riflettono le conversazioni che avvengono in tutto il mondo, tra amici nei bar, nei pub e sulle terrazze.

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Crediti Foto: profilo ufficiale facebook Sam Fender

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