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Eurovision Song Contest

Eurovision Song Contest 2022: le pagelle della seconda semifinale. Australia da standing ovation, la Serbia è la più interessante

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Eurovision Song Contest 2022: le pagelle della seconda semifinale. Australia da standing ovation, la Serbia è la più interessante

Le nostre pagelle dell’Eurovision Song Contest 2022 relative alla seconda semifinale. L’Australia propone una performance da urlo, Lauro domina la scena ma viene eliminato. Alla Serbia il messaggio più potente.

Dopo aver rotto il ghiaccio martedì scorso torniamo alle pagelle dell’Eurovision Song Contest 2022 inerenti alla seconda semifinale, serata andata in onda ieri, giovedì 12 maggio, al gremitissimo Pala Olimpico di Torino.

Una seconda semifinale che si è dimostrata di buon livello, arricchita anche dall’iconico duetto tra i conduttori Laura Pausini e Mika e dagli unici ospiti, Il Volo, per quest’occasione a metà servizio vista l’indisponibilità di Gianluca Ginobile causa covid ma autori di una performance di “Grande Amore” proposta in una versione bilingue e con un bell’arrangiamento.

Ma come sono state le rimanenti diciotto canzoni (big five escluse)? Per certi versi migliori rispetto alla prima uscita, anche se non sono mancate soprese incredibili al televoto. Ecco le pagelle dell’Eurovision Song Contest 2022 inerenti alla seconda semifinale.

LE PAGELLE DELL’EUROVISION SONG CONTEST (SECONDA SEMIFINALE)

Finlandia The Rasmus, Jezebel 7

Il palco è casa loro; brano ben prodotto con in ritornello pop rock molto anni novanta, melodico ma non stucchevole. Forse un po’ agèe nel complesso, ma il buon tiro radiofonico e il potentissimo special li pongono ai piani alti della nostra classifica.

Israele Michael Ben David,  I.M

Bello il set, il resto lascia un po’a desiderare. Un europop con inflessioni dance molto opulento, impreziosito da un drop comunque vincente e da una performance all’altezza. La canzone non lascia niente ma cresce comunque con il contributo visivo.

Serbia Konstrakta, In Corpore Sano 9+

Da un punto di vista visivo è una delle prove più impattanti, e anche musicalmente trova il suo spazio a livello di originalità e personalità grazie a un inciso martellante e irresistibile, costruito alla perfezione con un plauso in particolare per la coda. Splendido e colto il significato: manifesto delle nostre contraddizioni di noi, ossessionati dalla cura del proprio corpo ma sempre strafottenti di ciò che succede dentro di noi. Un pezzo densissimo anche di denuncia politica al proprio Paese, sordo delle condizioni psicofisiche di chi lavora nello spettacolo. Straordinaria la chiosa: “Una mente malata in un corpo sano“. Solo applausi.

Azerbaijan Nadir Rustamli, Fade To Black 5+

Siamo in zona Svizzera, ovvero in una ballatona già sentita in più occasioni ma in questo caso arricchita da un set leggermente barocco ma funzionale. Seppur non lasci niente, rispetto al Paese elvetico colpisce per un crescendo sì scolastico ma comunque fatto bene.

Georgia Circus Mircus, Lock Me In 6½

Pezzo di difficile esecuzione supportato in tutta la prima parte da un riff di chitarra elettrica; certamente non di facilie ricezione in senso generale malgrado una locura genuina. Uno dei passaggi più complicati del lotto, in tutti i sensi, che conserva un certo fascino.

Malta Emma Muscat, I Am What I Am 4

L’ex Amici ci propone per l’occasione la più classica delle canzoni Eurovisive, ritornello internazionale (eccezione negativa), spalmato in una vocalità aggraziata ma fin troppo anonima. Rispetto agli altri, molto debole.

San Marino Achille Lauro , Stripper 7½

Achille Lauro non alla seconda, alla tredicesima. E funziona. Tutti gli inutilissimi orpelli sciorinati nelle occasioni precedenti in questi contesto trovano senso. Prestazione chiaramente virtuosissima, pregna di tutti i crismi di Lauro (compreso il bacio queerbate con Doms), sempre più estrema e culminata con un giro nel toro meccanico (Ve lo ricordate quando lo usavano a “Buona domenica”? Bei tempi). Ha oggettivamente spaccato. Ma l’Europa non ha gradito (per molti ha scopiazzato Damiano David). Eliminato.

Australia Sheldon Riley, Not The Same 9

Voce stupenda al servizio di una ballad sì usurata ma bella, lirica, convincente, con un ritornello aperto e dalla vocalità elevatissima. Standard pop cucito in modo ottimale e una performance studiata nei minimi dettagli, coerente con il palcoscenico e dal significato immediato. Splendida. Tutto ciò che si può desiderare da un brano da Eurovision incentrato sull’emozione,

Cipro Andromache, Ela 4–

Quota Emma Muscat, in senso di debolezza sfoggiata sul palco. Se ci mettiamo anche una canzone tutt’altro che indimenticabile – il classico episodio melismatico con Inflessioni turche per intenderci – e un’intonazione tutt’altro che precisa, facciamo la quadra da soli. Ne abbiamo già sentite migliaia così.

Irlanda Brooke, That’s Rich 6–

Un po’ di Sophie And the Giants nella produzione, un po’ di buona presenza scenica, un mix di tanti elementi già giunti alle nostre orecchie. Nel complesso funziona bene, ma siamo lontani dal gridare al miracolo, complice anche una prestazione vocale traballante.

Macedonia del Nord Andrea, Circles 5–

Performance minimale con una bella timbrica (anche qui l’intonazione in alcuni casi è venuta meno) e un pezzo ben studiato ma che non riesce a incidere quanto dovrebbe. Si perde nel marasma del mezzo.

Estonia Stefan, Hope 4½

Inspiegabile la scelta di applicare all’inizio il filtro retrica color seppia all’inizio e alla fine della prova. Detto questo ci ritroviamo a quel genere folk-rock estremamente dozzinale, la bellissima voce del nostro non riesce neanche a salvare il salvabile, al netto comunque di una buona interpretazione.

Romania WRS, Llámame 6+

Altra performance ben bilanciata tra ballo e canto, contrassegnata da alcuni elementi musicalmente kitsch ma che si lasciano ascoltare facilmente, tipo “Come suona el corazon” del caro Gigi D’Alessio, per fare un esempio. Il chorus, così come l’hook e lo special, sono la tamarrata totale che non sapevamo di meritarci. Tormentone e guilty pleasure assoluto di questa edizione.

Polonia Ochman, River 5-

Inizia identica ad altre canzoni, ma a proprio tante altre canzoni. Stessa cosa il ritornello, copia carbone di tanti altri. In cosa si differenzia? Nell’uso della cavità lirica, che presenta tante sfumature ma che non arricchisce proprio nulla. Ci sono brani migliori.

Montenegro Vladana, Breathe 5

Interpretazione di grande trasporto e poco altro: si perde decisamente in mezzo alle altre proposte, più incisive e interessanti di queste. Menzione speciale per lo special cantato in lingua italiana.

Belgio Jérémie Makiese, Miss You 4½

Elettropop di metà anni zero che non fa felice nessuno. Pezzo scialbo che, seppur cantato bene e con venature pop soul, si accartoccia eccessivamente su se stesso, non facendosi ricordare alla fine. Passa in finale per ragioni che fatichiamo a comprendere.

Svezia Cornelia Jakobs, Hold Me Closer 7

 

La strofa ti lascia ben poco, ma quando il pezzo si apre lascia trasparire tanto potenziale, accendendosi poi nella bella seconda sezione che esplode in un inciso che convince sempre di più. Voce soffice ma che arriva. Molto pericolosa in ottica finale.

Repubblica Ceca We Are Domi, Lights Off 7+

Trionfo dance sintetico che trova la quadra grazie alla vocalità della frontgirl, abile a impreziosire un passaggio con un ottimo tiro radiofonico che schiaccia l’occhio all’attuale lezione UK, ben calibrato e architettonicamente impeccabile. Bello anche l’uso della dinamica: Dominique sfoggia infatti tutto il suo talento senza mai eccedere. Scelta intelligente.

 

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Crediti Foto: Andres Putting, EBU (Eurovision Song Contest)