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Francia: le proteste potrebbero avere gli effetti sperati

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In Francia il governo ha fatto un passo indietro sulla famigerata legge per la sicurezza globale, e in particolare su quell’articolo 24 scritto dal ministro dell’Interno Gerald Darmanin che prevedeva di punire chi riprende gli agenti di polizia durante il loro lavoro.

La scelta è avvenuta dopo che mezzo milione di persone nel fine settimana scorso è sceso in piazza (più di centomila solo a Parigi) per protestare contro la proposta di legge e che un aspro dibattito ha rischiato di dissipare la maggioranza.

Il presidente Emmanuel Macron aveva infatti proposto di creare una commissione indipendente che si occupasse di  redigere un nuovo testo di legge, proposta a cui il presidente dell’assemblea nazionale Richard Ferrand si è opposto con veemenza, ricordando che il potere legislativo spetta al Parlamento.

Intanto, i poliziotti-aggressori che erano stati ripresi mentre pestavano il produttore musicale Michel Zecler sono stati sospesi, e lo stesso Macron, che si era mostrato in linea con le politiche securitarie di Darmanin ha dovuto commentare con disprezzo le immagini, definendole una vergogna per la Francia.

Ma i problemi restano, e il timore è che le ondate di proteste di domenica scorsa continuino come erano proseguite quelle dei gilet gialli, anche perché l’articolo 24 era stato approvato alla prima lettura dalla Camera ed era alla fase di passaggio al Senato. Restano dunque dubbi sulla possibilità di modifiche da parte dei legislatori.

In più, ci sono una serie di alti articoli, parte del progetto di legge, che non convincono egualmente i protestanti, come la possibilità di utilizzare droni per il controllo dello stato e la possibilità, per gli agenti fuori servizio, di portare con sé la propria arma. Tutto questo, era naturalmente stato venduto ai cittadini come riforma contro la possibilità di nuovi attacchi terroristici, ma sembra che la violenza spesso ingiustificata contro le forze dell’ordine, al di là di una maggiore sicurezza, non vada più giù ai cugini d’oltralpe.

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Foto: LaPresse