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La figlia della vittima di femminicidio Antonia Bianco, oggi 24enne, ricorda tutto del momento della morte della madre e lo racconta nei dettagli

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Antonia Bianco morì trafitta al cuore da uno spillone, per mano del compagno Carmine Buono

Fatica a stare in piedi Antonia, una mano stretta al petto e l’altra si appoggia ai muri della casa per cercare di stare in piedi. Cade. Viene soccorsa da una ragazza che chiama il 118: “C’è una signora che sta male, non riesce a stare in piedi“. La donna viene raggiunta dall’ambulanza e portata in ospedale. In un primo momento sembra essere vittima di un ‘attacco di cuore’, ma solo più tardi, si scopre che la donna, che intanto si spegne, in realtà è stata trafitta sotto all’ascella da uno spillone che è arrivato sino al cuore provocando appunto, la morte della donna.

Questi sono gli ultimi istanti di vita di Antonia Bianco, 43 anni, uccisa da una micidiale stilettata al cuore in mezzo alla strada da Carmine Buono, 55 anni il 13 febbraio 2012 a San Giuliano Milanese. La figlia Florencia aveva solo 13 anni e ricorda che: “Alle 5 di mattina mia mamma mi svegliò per chiedermi lo smalto blu, le dissi che volevo dormire, avevo la scuola tre ore dopo. Non ci siamo più viste. La sera, intorno alle 21.30, in casa arrivarono le zie e la maestra delle elementari. Non capivo cosa facessero a casa mia, mi dissero se ricordavo dov’era mio nonno, scomparso qualche anno prima, poi mi dissero che adesso mia madre aveva raggiunto mio nonno lassù“.

E ancora: “Erano le 21.12, io non dimenticherò mai il momento in cui me l’hanno comunicato. Il mio fratellino piccolo dormiva nell’altra stanza ma in quel momento ha lanciato un urlo straziante, nonostante stesse dormendo. Ogni tanto, anche ora, mi capita di guardare l’orologio o il cellulare proprio a quell’ora ed è un tuffo al cuore. Per anni non ne ho parlato, provavo vergogna per quanto successo, come capita spesso agli orfani di femminicidio.

Florencia oggi ha 23 anni e si sposa, ma porta sempre nel cuore l’angoscia di una madre strappatale a quel modo. E riporta ancora il Corriere Fiorentino uno stralcio del racconto di Florencia Belen Bianco, nata in Argentina da un padre che non ha mai conosciuto: “Avevo 6 anni quando mia madre conobbe Carmine, insieme hanno avuto un figlio, poi lei scoprì che lui aveva un’altra famiglia parallela, da quel giorno cercò di allontanarsi ma è stato impossibile, lui la perseguitava, la spiava, la seguiva, la insultava, insultava anche me, pesantemente. Veniva alla mia scuola, mi spiava, mi offendeva, avevo paura, dicevo a mia madre di lasciarlo“.

Quando Florencia ha solo 8 anni, assiste al tentato omicidio della madre: “Avevo 8 anni quando lui cercò di investire mia mamma sotto casa, ero alla finestra e vidi tutto, chiamai la polizia, lui scappò. Quando la polizia arrivò, gli agenti ci dissero che se non veniva colto in flagrante, loro non potevano fare nulla. Partirono le denunce per stalking e maltrattamenti, ma Carmine non mollava, era sempre dietro l’angolo“. Florencia ha creato una pagina Facebook ‘Noi orfani speciali’: “Lo Stato non si ricorda di noi, sono stati stanziati dei fondi, ma non tutti hanno i requisiti. Il nostro obiettivo è fare rumore e ottenere quello che ci spetta, una sorta di reddito, come quello di cittadinanza”

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Crediti foto: frame da video YouTube