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La Disney ha un problema con la Gen Alpha

La Disney ha un problema con la Gen Alpha. La Disney rinnova i franchise storici con temi cari ai più giovani, deludendo così i millennials. La casa di Topolino si trova ad un bivio: non può abbandonare il pubblico nato nel ‘900 perché ancora numeroso e soprattuto disposto a spendere, ma non può ignorare i più giovani, meno numerosi, con pochi soldi ma affamati di prodotti tarati per i sogni e le paure della loro generazione.

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La Disney ha un problema con la Gen Alpha. La Disney rinnova i franchise storici con temi cari ai più giovani, deludendo così i millennials. La casa di Topolino si trova ad un bivio: non può abbandonare il pubblico nato nel '900 perché ancora numeroso e soprattuto disposto a spendere, ma non può ignorare i più giovani, meno numerosi, con pochi soldi ma affamati di prodotti tarati per i sogni e le paure della loro generazione.
Crediti foto disneyitalia Instagram

La Disney attraversa una crisi economica e creativa senza precedenti. Considerata fino a un decennio fa un’azienda dal fatturato che poteva solo crescere, oggi si ritrova di fronte ad un bivio: reinventarsi per tornare a fare utile. Fra le cause di questa crisi la più interessante è stata individuata dal CEO della Disney stessa: i franchise storici del marchio non interessano alla Gen Alpha. Vediamo che succede.

La Gen Alpha

Per Gen Alpha si intende la generazione nata fra il 2010 e il 2025. Spesso, a livello giornalistico, vengono collocati in questa generazione anche coloro che sono nati dopo il 2005, poiché mostrano tratti molti simili ai loro fratellini minori. Questi tratti si possono riassumere in: visione del ‘900 come un secolo distante, quasi fosse l’800; i videogiochi sono il media principale d’intrattenimento; Tiktok è sia il social di riferimento che il motore di ricerca prediletto; forte fiducia nei content creator più che negli influencer vecchio stampo (per esempio si fidano di più di Khaby Lame che Chiara Ferragni). Proprio per il loro modo di concepirsi come lontani dal ‘900 e socializzati da Tiktok e videogiochi, per la Gen Aplha i franchise cinematografici storici non hanno alcun fascino in sé, ed è questo il grande problema.

Star Wars e Iron Man sono vecchi

La Disney aveva puntato moltissimo sui propri franchise storici, in particolare sul filone superoistico Marvel e su Star Wars, per portare al botteghino ad ogni nuova uscita tutte le generazioni, dai boomers fino ai nati 10 anni fa. Nella visione Disney i franchise storici sono degli evergreen, da aggiornare lievemente ad ogni cambio generazionale per renderli appetibili ai più giovani, senza perdere i fan più anziani. Ecco, questo ragionamento si è dimostrato fallimentare: alla Gen Alpha i franchise storici non dicono più nulla, a meno che non siano fortemente riattualizzati per venire incontro alle paure, ai sogni e ai problemi della loro generazione. Questo esperimento è stato tentato per la prima volta con Alien Romulus, film a basso costo (30 milioni di dollari) che ne ha incassati 350, senza contare i nuovi abbonati portati a Disney Plus. L’esperimento si è consolidato con la serie Alien Pianeta Terra, serie che ha registrato record di streaming sul canale Disney ed è riuscita ad attirare in massa l Gen Alpha.

La grande scomessa

Alien Pianeta Terra è stata una scommessa più rischiosa di come potrebbe apparire ad un primo sguardo. La serie si distacca tematicamente dai grandi classici di Ridley Scott, per incorporare tematiche nuove molto care alla Gen Alpha, come la pericolosità della comunicazione online fra bambini e adulti, il tema della difficoltà della crescita, l’animalismo. Tutti temi che il franchise Alien non aveva mai affrontato, e che non a caso non sono andati a genio al pubblico più anziano (cioè ai millennials), che ha stroncato in massa le novità introdotte nel franchise. Nonostante questa frattura generazionale, gli ascolti sono andati alle stelle, dimostrando che la Gen Alpha, se colpita con un prodotto pensato appositamente per lei, risponde in massa.

L’incognita botteghino

Se il successo di Alien Pianeta Terra ha dato respiro al profondo rosso dei conti della piattaforma Disney Plus, il botteghino è un’altra storia. Pensare un film ad alto costo (ricordiamolo, Romulus era a bassissimo costo per gli standard Disney)  tarato sulla Gen Alpha, significa alienarsi non solo il pubblico dei boomer ma anche quello dei Millennials, e con quest’ultimo i figli che vengono portati al cinema. Perché il potere del pubblico millennials è proprio questo: essendo una generazione con figli giovani, è lei a decidere quali film la prole può o non può guardare al cinema, e quindi decretare il successo o il fallimento di un blockbuster. I millennials sono per gusti, cultura e forma mentis, attaccatissimi ai franchise del ‘900, che secondo loro devono rimanere identici nel tempo a livello tematico, aggiornandosi sono nella parte estetica (cioè negli effetti speciali). Riattualizzare quindi i grandi franchise per la Gen Alpha significa non solo perdere, ma trovarsi attivamente contro il pubblico millennials.

Perché non fare il nuovo?

A questo punto molti di noi si staranno chiedendo: se bisogna rinnovare profondamenti temi, attori di richiamo e marketing, perché non produrre nuovi franchise? La risposta è semplice: i nuovi franchise sono un rischio economico troppo grosso, perché nell’epoca delle piattaforme è fondamentale riallacciarsi ad un franchise bello corposo, per tenere gli abbonati mese dopo mese incollati alla piattaforma per guardarselo tutto. Basta un semplice calcolo: il franchise Alien conta 7 film e una serie, cioè attualmente circa 20 ore di contenuti, più il crossover con il franchise Predator, composto da altri 2 film. Per guardarsi tutto il franchise, senza il rischio nausea, ci vogliono almeno una quarantina di giorni, che significa due mesi d’abbonamento alla piattaforma Disney Plus. Un film nuovo invece è un solo contenuto di massimo due ore, che non spinge l’utente ad abbonarsi alla piattaforma che lo detiene in esclusiva.

Il futuro

E’ molto difficile prevedere cosa ci aspetta in futuro. I vecchi franchise intergenerazionali sono in crisi, perché gli stessi millennials li stanno lentamente abbandonando, annoiati dalla ripetitività dei contenuti e soprattutto dalla quantità di prodotti che escono annualmente collegati ai marchi storici: la Marvel è l’esempio da manuale di questo processo. D’altra parte la Gen Alpha non è abbastanza numerosa né ha il potere d’acquisto per sostenere da sola un blockbuster, che deve per forza puntare ad un pubblico più intergenerazionale per andare in attivo. Per ora qindi la Disney sta provando a stare con un piede in due scarpe: continuare i franchise storici per tenersi stretti i fan hardcore più vecchi, e riempirli di tematiche della Gen Alpha per richiamare in massa un nuovo pubblico. Un cerchiobottismo che esaspera molto boomers e millennials, ma che per ora dal punto di vista economico rende, e quindi sarà la strada da battere per il prossimo futuro, cioè per i prossimi 2-3 anni. Un tempo che per i nati del ‘900 sembra brevissimo, ma che per le piattaforme di streaming abituate a ragionare di trimestre in timestre, equivale ad un secolo.

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