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Inchiesta zone rosse, ascoltato il premier Conte, ecco la sua versione

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Giuseppe Conte

Il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte è stato ascoltato a Palazzo Chigi questa mattina dai pm della procura di Bergamo in merito all’indagine sulla mancata istituzione della zona rossa nei Comuni di Nembro e Alzano Lombardo, che risultano essere fra quelli maggiormente colpiti dal Covid-19. A seguire sono stati ascoltati anche il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese ed il ministro della Salute Roberto Speranza, i quali non hanno rilasciato dichiarazioni in merito.

Cerchiamo di capire il perché di questa decisione del governo e come mai sarebbe stato importante istituire zona rossa in quei luoghi. La tesi di Conte è che il governo abbia agito in modo “ulteriormente restrittivo” in quanto l’emergenza sanitaria riguardava tutta la Lombardia e inoltre, come asserisce il premier, avevano facoltà di istituire le zone rosse anche le Regioni ed i Comuni.

Il Governo, sentito il CTS, il 7 marzo ha dichiarato zona rossa tutta la Lombardia, purtroppo però, era già dal 2 marzo che l’Istituto Superiore di Sanità aveva stilato una nota in cui si proponeva di isolare i comuni di Alzano e Nembro.

Va inoltre detto che il 23 febbraio all’ospedale di Alzano vi era stata una crescita anomala di contagi e la chiusura e riapertura in poche ore dell’intera struttura senza essere sanificata.

I pm indagano su questo ritardo ed il premier ribatte che il 6 marzo aveva deciso di “superare la distinzione tra zona rossa, zona arancione e resto del territorio nazionale in favore di una soluzione ben più rigorosa, basata sul principio della massima precauzione, che prevedesse la distinzione del territorio nazionale in due sole aree: la Lombardia e province focolaio di altre regioni e il resto d’Italia”.

E così dall’ 8 marzo le misure restrittive sono state estese a tutta la Lombardia ma attenzione, la Lombardia non viene dichiarata ‘zona rossa’, bensì di fatto ‘zona arancione’. In questo modo, gli epicentri del contagio non sono stati isolati e inoltre, si è mantenuta la possibilità di spostarsi all’interno della Regione per motivi di lavoro, con la pericolosa conseguenza che molte fabbriche sono rimaste aperte sino al 22 marzo.

D’altra parte Conte si difende dicendo chela Regione Lombardia avrebbe potuto applicare fin da subito provvedimenti più restrittivi, fino a istituire la zona rossa nei Comuni di Nembro e Alzano Lombardo, come hanno fatto altre 9 Regioni italiane che si sono mosse in autonomia

La magistratura o la Commissione d’inchiesta accerteranno l’eventuale sussistenza di dolo o di colpa.

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Crediti foto: LaPresse