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Il Paese fortunato ha smesso di crescere. Australia in recessione, prima volta dal 1991

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Anche “il Paese fortunato” ha risentito di questo 2020. L’economia dell’Australia è entrata in recessione per la prima volta dal 1991. Il Prodotto Interno Lordo (Pil) del secondo trimestre dell’anno (da aprile a giugno) riporta una contrazione del 7%. Come per altri paesi, il motivo è da ricercare nella pandemia da Covid-19 e negli effetti delle misure restrittive.

Le valutazioni vengono effettuate ogni tre mesi e un Paese entra in recessione quando la sua economia registra due trimestri negativi consecutivi, ovvero quando non cresce. Nel primo trimestre dell’anno (da gennaio a marzo) l’Australia non aveva registrato alcuna crescita economica, ma una riduzione dello 0,3% dovuta agli incendi che hanno interessato il Paese per molti mesi, distruggendo circa 12 milioni di ettari, e alla fase iniziale della pandemia. Nonostante l’Australia abbia retto meglio di altri paesi l’esplosione della pandemia, anche la disoccupazione ha subìto un incremento, con circa un milione di persone che hanno perso il loro lavoro.

Per quasi trent’anni la crescita del Paese è stata ininterrotta, segnando un record tra tutti i 37 membri dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (Ocse). Ogni anno la crescita media del Pil era del 3,2%. Neanche la crisi del 2008 aveva arrestato l’economia. In quell’occasione, l’Australia era stata infatti l’unica tra le maggiori economie ad evitare una recessione. Come riportato dall’Ufficio di Statistica, la contrazione del Pil del 7% in un solo trimestre è la più veloce mai registrata, oltre ad essere la perdita più alta da quando sono iniziate questi rilievi, nel 1959.

La vicinanza con la Cina, il più grande partner commerciale del Paese, ha senz’altro contribuito alla crescita economica australiana. L’Australia esporta – infatti – materie prime come ferro, carbone e gas naturali in Cina, mentre quest’ultimo ricambia con il turismo. Tuttavia, l’Australia ha supportato l’inchiesta globale che chiedeva spiegazioni sull’origine del Coronavirus, tirandosi dietro il disappunto di Pechino. Il crollo del Pil del 7% resta comunque più basso rispetto a quello di altri paesi. A causa del Coronavirus le maggiori economie del mondo hanno registrato grosse perdite. Il Pil dell’Italia è crollato del 12,8% secondo le nuove stime dell’Istat, quello dell’USA del 9,5%, quello della Germania del 10,1%, quello dell’India del 23,9%.

 

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Crediti foto: LaPresse