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“Gaia e Camilla travolte sulle strisce pedonali”: ecco le motivazioni della sentenza di condanna per Pietro Genovese

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Stavano attraversando la strada sulle strisce pedonali Gaia e Camilla quando sono state investite da Pietro Genovese quella tragica notte del 21 dicembre 2019 in cui hanno perso entrambe la vita, a soli 16 anni. Per il gip di Roma Gaspare Sturzo che ha condannato il ventenne, figlio del regista Paolo Genovese, a 8 anni di carcere per omicidio stradale plurimo “è assai elevato il grado di colpa dell’imputato, sotto il profilo del quantum di evitabilità dell’evento, essendo l’incidente frutto anche di una negligente scelta di mettersi alla guida dopo aver fatto uso di alcol, pur sapendo che era obbligato a non bere qualora avesse voluto condurre un’auto, secondo la sua età e per il tempo in cui aveva preso la patente”.

Queste le motivazioni della sentenza del giudice, che in 197 pagine ricostruisce l’intera vicenda delle due ragazze romane rimaste uccise nel tragico incidente. Genovese, si legge nella sentenza, le ha investite mentre le due erano “sulle strisce pedonali, nel tratto della terza corsia di sinistra di corso Francia, dopo che queste avevano iniziato l’attraversamento con il verde pedonale ma si erano fermate per aver notato alla loro sinistra provenire dal precedente semaforo ad alta velocità tre auto impegnate, di fatto in una gara di sorpassi, che non accennavano a rallentare”. L’imputato ha “effettuato una serie di sorpassi utilizzando al contempo un cellulare con cui mandava messaggi; superando il limite di velocità in ora notturna; iniziando un ultimo sorpasso di un’auto che aveva cominciato a frenare e, poi, si era fermata”. Genovese, prosegue il documento, non ha attivato “i dovuti doveri di diligenza, nell’avvicinarsi ad un incrocio, notoriamente attraversato da diversi utenti, soprattutto a piedi, ben noto per il pericolo di improvvisi attraversamenti tra gli esercizi commerciali e le abitazioni collocate ai due lati della duplice carreggiata” e “senza verificare il motivo della frenata e dell’arresto dell’auto che lo precedeva, in relazione all’incrocio incriminato, soprattutto quanto alla possibile presenza di altri utenti della strada davanti all’auto che stava sorpassando”.

Per il giudice Sturzo, l’imputato “è un soggetto capace di intendere e di volere al momento del fatto“. Per i legali delle due sedicenni uccise “la motivazione della sentenza è una conferma netta della piena regolarità di condotta di Gaia e Camilla, così sgombrando definitivamente il campo da fantasiose ipotesi di attraversamento “azzardato” che, in alcuni casi, null’altro hanno costituito che gratuiti e ingiustificati attacchi alla memoria delle due povere ragazze, inizialmente incluse, addirittura, in un inventato gioco di attraversamento con il semaforo rosso che non ha avuto il benché minimo riscontro processuale”.

 

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Crediti Foto: Facebook