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A Milano chiude le serrande il Circolo Ohibò, riferimento per la musica live. Suona l’allarme per i piccoli locali?

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La notizia è arrivata stamattina come un fulmine a ciel sereno: il circolo Arci Ohibò di Milano, da otto anni a questa parte punto di riferimento per la musica dal vivo “underground” della città Meneghina è costretto a chiudere i battenti. Impossibile andare avanti dopo il fermo di quasi tre mesi di ogni attività legata ai concerti a seguito del dilagare del Coronavirus.

Del resto, è cosa nota: proprio i settori della musica e dello spettacolo sono fra quelli colpiti dalla crisi legata alla pandemia e ora i primi nodi stanno venendo al pettine. Perché se le grandi produzioni, malgrado le difficoltà, al momento riescono a stare a galla, per le realtà più piccole rischia di essere notte fonda. Dapprima la cessazione di ogni attività e, di conseguenza, di ogni introito. Quindi le riaperture parziali e le tante limitazioni che queste portano con sé, dalla riduzione della capienza per il mantenimento del distanziamento sociale al divieto di vendita di bevande ed alcolici.

Ostacoli insormontabili per quelle realtà, di cui il circolo Ohibò di Milano è soltanto uno dei tantissimi esempi, che sopravvivono grazie all’autofinanziamento. E oggi è arrivata la resa: malgrado l’affitto calmierato, si legge nel comunicato social con cui i gestori hanno messo fine a una storia durata otto anni, «è stato impossibile sopravvivere senza entrate e rialzarci».

Nel corso dei suoi otto anni di vita, il Circolo Ohibò ha offerto una ricca e variegata programmazione musicale, alternando alle tante proposte in rampa di lancio,  nomi già più noti al grande pubblico. Indimenticabile poi, per quei pochissimi fortunati che hanno avuto il privilegio di assistervi, il secret show dei Green Days – in città per un concerto – in apertura ai californiani “Prima Donna”.

Sempre da questo palco sono passati anche i Thegiornalisti prima del successo nazionale e per i prossimi mesi erano in programma date di band del calibro di Meganoidi e Statuto, band pioniera dello ska in Italia in cui ha militato anche Ezio Bosso.

Oltre a rappresentare la perdita di un tesoro culturale di grande valore per la città di Milano, la chiusura dell’Ohibò porta anche a galla il problema dei locali e dei circoli che rischiano di pagare un conto salatissimo per questa crisi. Chi uscendone ridimensionato, chi rischiando proprio di non ripartire più. Sempre restando a Milano, un altro storico locale per la musica dal vivo, il Nidaba Theatre in zona Navigli, naviga in acque tutt’altro tranquille e ha lanciato una campagna di crowdfunding per provare a stare a galla e tornare quanto prima all’attività.

Un dramma nel dramma, che però non sembra aver fatto breccia nella scala di priorità della politica. Come dimostra il grido “non lasciateci #senzamusica” lanciato negli scorsi giorni da cantanti e maestranze della musica, affinché essa rientri fra le priorità del cosiddetto “Decreto Rilancio”. Resta la musica e il resto scompare, cantava Elettra Lamborghini nella sua canzone sanremese. Ma se si vuole evitare che anche la musica scompaia, serve al più presto un intervento risoluto da parte della politica.

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Crediti Foto: Facebook / Circolo Ohibò