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X FACTOR 2022. Le pagelle della prima puntata: Matteo Siffredi va fuori ed è subito scandalo, Tropea da applausi

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Foto Virginia Bettoja

Partenza con scandalo a X Factor 2022. Dopo la prima serata infatti a lasciare per primo la sedicesima edizione del celebre talent show targato Sky è stato Matteo Siffredi, per dispersione una delle personalità più interessanti del lotto cadute al ballottaggio nel derby angiolino con Lucrezia. Uno shock per Ambra che, visibilmente scossa, ha chiamato il tilt lasciando decidere al pubblico che è sì sovrano ma che, notoriamente da queste parti, non ci capisce mai una mazza. Ma come sono andate le esibizioni dei dodici concorrenti? Scopriamolo con le pagelle della prima serata di X Factor 2022.

TEAM FEDEZ

DADA’, Medley Renato Carosone e i Dengue Dengue Dengue 6+ 

La grande scommessa di Fedez. Se di scommessa si può chiamare. Oramai è diverso tempo che la musica italiana è arricchita da diversi progetti in dialetto partenopeo, sciorinati chiave hip-hop, urban o elettronica. Dadà dunque paradossalmente è una delle artiste più di tendenza di tutto il gruppo. Stasera si difende con la formula del mash-up. Ma serve uno scossone per evitare sbadigli.

LINDA, Escluso il cane (Rino Gaetano) 

Una performance di difficile lettura. Superficialmente magistrale, ma nel dettaglio sono tante le cose da rivedere: un po’ scollata nei due registri, forse eccessivamente overline nel graffiato. Occhio a non incorrere nell’errore di credere che basti una grande ballatona (magari di quelle amatissime dal pubblico) per crearsi una propria personalità.

OMINI, Hey, Ho, Let’s go (Ramones) 6

Performance di trincea per gli Omini che, con questo passaggio dei Ramones, confermano sia le cose buone fatte vedere nelle prima fase del programma sia le eventuali criticità. Da riascoltare in un pezzo più indirizzato per decifrare il percorso.

TEAM AMBRA ANGIOLINI

MATTEO SIFFREDI Ancora, Ancora Ancora (Mina)

Fragile, nostalgico, malinconico, erotico. Non c’era mai stato nessuno ad X Factor come Matteo Siffredi, ed è davvero un peccato che sia durato così poco. Un talento che aveva qualcosa da dire e che, nel suo essere sghembo e impreciso, lasciava intravedere tutta la sua magia; forse la base iper-prodotta non ha aiutato a far uscire fuori tutta la sua sofferenza. Allucinazione collettiva del pubblico che lo manda a casa. Ma ci siamo abituati

TROPEA, Asilo Republic (Vasco Rossi) 9

Una band che ha dimostrato con i fatti di essere davvero una band: compattissimo il suono, straordinaria l’esecuzione di uno dei passaggi più folli del Blasco: grandissima presenza scenica da parte di tutti i componenti (e non è scontato). Sembrano davvero i più pronti.

LUCREZIA, I love you baby (Gloria Gaynor) 5-

Il tempo che passa si misura anche nella ricezione di cover di questo genere. Qualche anno fa una performance di “I love you baby“, eseguita in una chiave più raccolta e disperata avrebbe sbarcato il lunario (e in archivio ci sono un paio di esibizioni dei tempi di Arisa giudice che possono dimostrarlo). Oggi però, dopo sedici anni di programma, il tentativo appare agli occhi e alle orecchie dell’ascoltatore eccessivamente telefonato per incidere.

TEAM RKOMI

SANTI FRANCESI, Haevy Cross (Gossip) 7-

Pericolosissimi. Bravi e paraculi (senza mostrarlo) al punto giusto. Ha ragione Fedez a temerli: i Santi Francesi confezionano una produzione di alto profilo unendo eleganza, raffinatezza e pop garbato. Un paio di aggiustamenti (togliere un po’ di prevedibilità) e ci siamo.

JOELLE, I’m with you (Avril Lavigne) 5–

Una cantante che sembra avere un filtro già nel diaframma. Joelle ha una delle timbriche più interessanti di questa sedicesima edizione, ma si è presentata alle Artist Proposition con le idee ancora non chiare. Un senso di spaesamento che ha giocato un bruttissimo scherzo per buona parte dell’esecuzione. Cantiere aperto, ma di quelli dove hanno appena poggiato il primo mattone.

IAKO, Un’estate fa (Franco Califano)

Vediamo se ci devono eliminare anche lui. Iako stavolta convince più vocalmente che dal punto di vista sonoro, dando un senso alle parole emesse e concedendosi talvolta il lusso di effettuare qualche variazione melodica senza svilire o stravolgere la versione originale. Con lui si può sognare.

TEAM DARGEN D’AMICO

BEATRICE QUINTA, Believe (Cher) 6-

Scelta davvero azzardatissima, portata a casa in modo dignitoso. L’inizio è traballante, poi esce fuori la voce con un bel graffio non invasivo. Anche in questo caso, seppur la nostra sembri in possesso di una personalità ben delineata, va ancora trovata la via di un percorso ancora non illuminato a pieno.

DISCO CLUB PARADISO, Stand By Me (Ben E. King) 6-

Sono bravissimi, e la presenza del sax è la loro arma vincente: la loro euforia genuina è contemporaneamente il loro punto di forza ma anche il loro più grande difetto. Va trovata una quadra per bilanciare le due parti e far uscire la buona fattura musicale in loro possesso.

MATTEO ORSI, Il posto più freddo (I cani)

Performance da alti e bassi: il buon Matteo si trova alle prese con un pezzo oggettivamente molto più grande di lui, interpretato dando sì un senso ma in un modo eccessivamente piatto. La strada battuta sembra quella giusta.

 

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Crediti Foto: SKY ITALIA