Seguici su

Eurovision Song Contest

Eurovision Song Contest 2023, le pagelle: Marco Mengoni da 10 e lode, Svezia copiona (ed efficace)

La Svezia vince con un pezzo che ne ricorda tanti altri (ma il problema sta alla base), Mengoni incanta ed è l’unico a riempire lo spazio con il cuore e con l’anima. Vesna non capite, furia Francia. Ecco tutti i nostri voti sull’Eurovision 2023

Pubblicato

il

Pagelle Eurovision 2023 OA PLUS
In foto i cantanti finalisti dell'Eurovision 2023. Crediti: Andrea Butera/OA Plus

Le pagelle dell’Eurovision Song Contest 2023. Come previsto già da diverso tempo da parte di tutti gli analisti la Svezia ha vinto l’Eurovision Song Contest 2023, rassegna chiusa questa settimana a Liverpool, città britannica che ha ospitato l’evento a causa dell’impossibilità dell’Ucraina, ancora sotto la morsa del conflitto bellico dettato dall’invasione della Russia. Un trionfo per certi versi scontato, arrivato con non poche polemiche, visto le numerose somiglianze del pezzo nordico con altri brani più e meno noti.

L’Italia ha centrato un’ottima quarta posizione con Marco Mengoni, autore probabilmente di una delle performance più belle dell’intera Finale, dove ha deciso volutamente di non avvalersi dell’imponente spazio scenico a propria disposizione lasciando il focus sulla sua voce, arrivando dritto al cuore della giuria e conquistando il nutritissimo pubblico internazionale che, oltre alla canzone, ha potuto ammirare anche la scelta simbolica del cantante di Ronciglione in apertura di kermesse, dove ha deciso di presentarsi nella parata iniziale con la bandiera dell’Italia accompagnata a quella dell’arcobaleno, a sostegno della comunità LGBTQI+.

Un quarto posto dunque straordinaria rilevanza per il nostro Paese, per il sesto anno consecutivo in top 10, dimostrazione della scelta vincente costituita da un Festival di Sanremo dalla qualità sempre più elevata. I tempi adesso sono maturi. Con questo andazzo l’Italia potrà diventare la seconda super potenza dopo la Svezia. Ci vorrà tempo e passione. Ma ce la faremo.

Marco Mengoni ESC

In foto: Marco Mengoni. Crediti Foto: EBU/Corinne Cunningham

Ma come sono andate le performance della Finale? Scopriamolo con le nostre pagelle.

PAGELLE EUROVISION SONG CONTEST 2023

AUSTRIA: Teya & Salena – Who The Hell Is Edgar?

Una discreta bombetta iper radiofonica e con l’innesto di alcuni synth ben architettati e appiccicosi. Niente di particolarmente nuovo, per carità. Ma si lascia ascoltare con piacere.

PORTOGALLO: Mimicat – Ai Coração 4

Una specie di cabaret in salsa lusitana il cui leitmotiv è comandato dal Dio dello stereotipo. Tutto troppo telecomandato per essere vero.

SVIZZERA: Remo Forrer – Watergun 4+

Ancora una volta la Svizzera si palesa con un brano che schiaccia l’occhio alla lezione britannica. E lo fa, ancora una volta, facendo una specie di collage del peggio del new music friday d’Oltremanica riproponendolo a proprio modo, che è anche il modo dei poveri Cristi che hanno calcato la stessa scena in passato. Una specie di giorno della marmotta, però elvetico.

POLONIA: Blanka – Solo 6

Questa è la “Due” dell’Eurovision 2023. Pezzo danzereccio senza pretese che per certi versi può ricordare come intenzioni il banger sganciato da Elodie al Festival di Sanremo. Ma c’è solo un piccolo particolare. In Polonia non hanno Federica Abbate. E si sente.

SERBIA: Luke Black – Samo Mi Se Spava 7

Promosso a pieni vuoti il buon Luke Black, non tanto per la canzone che è molto vicina ad essere una grande ciofeca bensì per la produzione, una sorta di orgia sintetica tra suoni messi bene e una tempesta di pulsazioni elettroniche. Un bel sound che vale il prezzo del biglietto.

FRANCIA: La Zarra – Évidemment

Sceglie la via di mezzo stavolta la Francia, e sceglie benissimo. La Zarra ha avuto il merito di portare un brano strutturato con cura che gioca con le armonie dei Daft Punk e con l’eco di Edith Piaf. A impreziosire il tutto anche la performance e la messa in scena, onestamente impeccabili. Un plauso per la coda a tutta voce. La reazione stizzita di lei è da standing ovation, mai visto un dito medio sfoggiato con tutta questa classe.

CIPRO: Andrew Lambrou – Break A Broken Heart 6+

Tamarro, muscolare, orecchiabile. Tre elementi che spesso e volentieri si riscontrano con gli ellenici nel contesto eurovisivo. Cipro è la rappresentazione vivente e musicale delle pizzerie che per San Valentino propongono nel menu “l’innamorata”, la celeberrima pizza a forma di cuore. Una roba aberrante, ma che se sei particolarmente rincoglionito almeno una volta nella vita provi, un po’ perché ami qualcuno che probabilmente lascerai presto per incompatibilità di gusti, un po’ per il meme.

SPAGNA: Blanca Paloma – Eaea

Bella, complessa, non scontata. Stavolta gioca con la stretta attualità la Spagna, proponendo un flamenco riletto in chiave contemporanea sfruttando il traino di Rosalia, ovvero colei che portato la musica tradizionale iberica ad un altro livello. Al netto del risultato finale, l’intuizione è stata corretta. Mai fidarsi del pubblico. Il pubblico ha scelto Barabba, diceva Morgan a X Factor tempo da. Beh, come dargli torto.

SVEZIA: Loreen – Tattoo 9-

Allora, occorre prenderla larga in questo caso. È indubbio che, nella rosa dei ventisei brani, questo sia “Il pezzo” per antonomasia. Si tratta di una canzone che ha tutto: potenza, melodia, un inciso davvero notevole, una presenza scenica sì estremamente calcata ma mostruosa. Il difetto più grande è che, oggettivamente, ricalca in modo palese anche altri pezzi più o meno famosi dagli Abba alle linee italiane dei tempi che furono. Ma con tutte le copiature del caso non ti fa rimanere indifferente. E poi, chiariamoci. Ci sono almeno altri cinque brani copia-carbone di altri. Un problema che gli organizzatori dovranno affrontare nel futuro. Della serie: se va bene a loro come possiamo farne un cruccio noi?

ALBANIA: Albina & Familja Kelmendi – Duje 6

Siamo sulla linea dell’iper folkloristico che si incontra in modo un po’ goffo con una produzione moderna ma eccessivamente basica. Non mancano però alcuni passaggi degni di nota.

ITALIA: Marco Mengoni – Due Vite 10

No, non siamo campanilisti. Tutt’altro. Ma conti alla mano, quella di Marco Mengoni è stata l’unica performance davvero sentita della serata. Non aveva uno staging ardito da seguire, non aveva oggetti scenici da dover gestire, non aveva mirabolanti giochi di luci, non aveva film video da mandare nel ledwall. C’era soltanto lui, sullo sfondo due ballerini, e la canzone. L’artista di Ronciglione, in totale stato di grazia, ha letteralmente riempito lo spazio scenico soltanto con la sua voce, dando vita all’interpretazione di “Due vite” (tra l’altro ottima in questa versione con il cut) più bella di sempre. L’Italia chiude in top 5 un’edizione difficile, dove nella migliore delle ipotesi era data fuori dalle prime dieci posizioni. Abbiamo fatto un miracolo, siamo una super potenza. Di questo passo saremo noi la Svezia. Amen.

ESTONIA: Alika – Bridges

Passata ragionevolmente sottotraccia dalle nostre parti visto l’immediata salita sul palco post performance incredibile di Marco, Alika ha davvero spaccato in due la scena di Liverpool, mettendo sul piatto tutta la propria classe e tutto il proprio talento al netto di un pezzo sulla carta scolastico ma reso alla perfezione. Outstanding.

FINLANDIA: Käärijä – Cha Cha Cha 9

Pare che in Finlandia il Paese si sia letteralmente fermato, tipo Finale dei Mondiali per intenderci, in attesa di vedere il proprio beniamino trionfare alla kermesse festivaliera. Non a torto, diciamolo pure. Perché “Cha cha cha” è davvero una bomba che trova la squadra con ingredienti molto semplici: follia (o come la chiamava Pop Topoi, la Locura), una produzione micidiale e un concept semplice ma estremamente funzionale: scatenarsi al termine di una lunga giornata di lavoro. Liberatorio. Un difetto? L’apertura del bridge. Troppo (scusandoci il termine ma non ne abbiamo di migliori) “Cazzona” e non in linea con il primo dirompentissimo minuto e mezzo.

REPUBBLICA CECA: Vesna – My Sister’s Crown 9+

Spesso in un contesto come quello dell’Eurovision manca un aspetto fondamentale: il bilanciamento. Tra chi calca troppo la mano sulla tradizione e chi la butta eccessivamente di fuori con la trovata geniale di turno, c’è anche chi è capace di proporre qualcosa di molto impattante, melodico, folkloristico, e con un messaggio forte da veicolare. Il pezzo delle Vesna è esattamente tutto questo. Una Ninna Nanna ipnotica e spiazzante, di cui avevamo maledettamente bisogno.

AUSTRALIA: Voyager – Promise

Una delle messe in scena più divertenti del lotto, al servizio di un brano con inflessioni rock che pesca da tutte le epoche in una specie di cocktail incasinato che si difende nel complesso e soprattutto nel contesto.

BELGIO: Gustaph – Because Of You 4

Il Boy George (o il George Michael, scegliete pure il vostro preferito) è approdato al Nord del Regno Unito con una canzone programmata per vincere. Muhammad Ali diceva: “È la ripetizione delle affermazioni che porta a credere. E quando il credere diventa una convinzione profonda le cosa iniziano ad accadere“. Anche i grandi sbagliano.

ARMENIA: Brunette – Future Lover 7+

Questa è una vera esibizione da popstar. Non scimmiottata, non copiata, ma pensata e studiata nel minimo dettaglio con un grande uso dei tempi, delle luci e del palco. Un grande, grandissimo sì.

MOLDAVIA: Pasha Parfeni – Soarele şi Luna 3

Il più innocuo che fonde in modo tantrico e sterile le sue origini : Abbiamo già visto robe simili anche in altri anni. Forse non doveva essere qui questa sera.

UCRAINA: TVORCHI – Heart of Steel

Parte come “The Hill” di The Weeknd. Quindi in modo potentissimo. Poi arriva  un pop elettronico di maniera e senza particolari guizzi.

NORVEGIA: Alessandra – Queen of Kings 6+

Forse più incisiva in semifinale, ma ad Alessandra si vuole sempre bene malgrado una canzone che scorre via (in senso lato) che è una meraviglia. Lei è stata tra le più brave a sapersela giocare anche con il mezzo del social, apparendo sempre perfetta, raggiante e solare. Non a caso al televoto vola ai piani alti.

GERMANIA: Lord of the Lost – Blood & Glitter 7

Vogliamo testare la vostra preparazione in termini di teen idol internazionali dicendovi: I Lord Of The Lost sono palesemente i Cinema Bizarre invecchiati dopo 40 tequila e qualche incazzatura. La loro performance trasuda trash da tutte le parti. “Blood & glitter” è un concetto vecchio, e di produzioni artistiche a tema ce ne sono aiosa. Eppure c’è qualcosa di tremendamente sbagliato, di tremendamente scontato di tremendamente cliché che trasforma il pezzo da improponibile a irresistibile. Sarà quel “Glitter” detto alla teutonica?

LITUANIA: Monika Linkytė – Stay 5

Un po’ troppo sciattina la prestazione della Lituania che arriva, canta e se ne va senza disturbare; è vero che l’assenza vale più della presenza ma a tutto c’è un limite.

ISRAELE: Noa Kirel – Unicorn 4 (voto ufficiale); 8 (voto nascosto)

Non ci sono particolari dubbi. “Unicorn” è la quota guilty pleausure di questa edizione. Si tratta di una canzone che, di fatto, significa poco, se non pochissimo, se non i soliti crismi del caso. Ma, Signori miei, quando parte quel ritornello super aperto e soprattutto super acchiapparello (l’autore è lo stesso che contribuì alla vittoria di Netta, per dire) parte il RuPaul che c’è in ognuno di noi e via di lyp sync. Category is: the power of unicorn.

SLOVENIA: Joker Out – Carpe Diem

Una buona band pop che talvolta si perde in alcune facilonerie ma che tutto sommato si lascia ascoltare con una canzone godibile nel giusto. Non hanno sfigurato.

CROAZIA: Let 3 – Mama ŠČ!

Uno dei grandi misteri di questa serata rimane il loro riscontro al televoto, bassino rispetto alle aspettative. Ad ogni modo torneranno da Liverpool con la consapevolezza di aver mandato un messaggio politico fortissimo avvalendosi dell’arma più letale che ci sia, ovvero l’ironia. Andrebbero ringraziati.

REGNO UNITO: Mae Muller – I Wrote A Song S.V

Regno Unito, Patria di Santi, Poeti, (maledetti) brexiters e musicisti della Madonna che, puntualmente, non fanno mai capolino nella competizione canora. Ci si accontenta delle seconde linee (a volte anche delle terze o delle quarte) e il risultato è quasi sempre scadente. Ma non è paradossale che una potenza musicale come UK, che ha un pubblico eurovisivo affezionatissimo, non riesca davvero a tirare fuori qualcosa di meglio?

Mahmood Eurovision

In foto: Alessandro Mahmood. Crediti: EBU/Corinne Cunningham

BONUS TRACK: MAHMOOD: IMAGINE 10 per l’idea, 6 per la resa

L’Italia ieri ha potuto godere anche della performance di Alessandro Mahmood, invitato come ospite sul palco di Liverpool nell’Inteval Act. Il cantautore milanese, con coraggio, ha proposto proprio nella Patria dei Beatles una versione contemporanea di “Imagine“. Alla grande audacia della produzione e dell’idea, davvero fortissima e rispettosa malgrado i tanti cambiamenti, il nostro fenomeno non ha dato sfoggio della sua migliore prestazione vocale, apparendo debole e precario in alcune parti. Un vero peccato che non toglie però nulla a un concept davvero speciale.

LEGGI Marco Mengoni e Mahmood, l’Italia splende all’Eurovision 2023 con le sue due perle sbandieratamente LGBT

Clicca qui per mettere “Mi piace” a HIT NON HIT – Blog & Press

Clicca qui per seguire OA PLUS su INSTAGRAM

Clicca qui per mettere “Mi piace” alla PAGINA OA PLUS

Clicca qui per iscriverti al GRUPPO OA PLUS

Grafica in evidenza: Andrea Butera 

Foto interne: EBU/Corinne Cunningham

Clicca per commentare

Tu cosa ne pensi?

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *