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INDIE-GESTA incontra “Coprifuoco//Spedizioni notturne per città deserte” Nicola Borghesi con Lodo Guenzi

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Ho appena visto “il Coprifuoco”, vi dico che l’ho proprio visto, correva in bici!

Bologna, h21,30. E’ freddo, piove. C’è un rider in Piazza Maggiore, riflesso sulla vetrina di un’edicola. Parte da lì la sua avventura: per lui inizia la notte, per molti la giornata è appena finita. Tra mezz’ora il coprifuoco. I rider non si fermano mai. Corrono i corrieri, sempre soli, a cavallo di una bici che travolge la notte.

Ma stasera no, con Nicola Borghesi, a.k.a “Il corriere”, c’è Lodo. Lodo Guenzi, who else? Il suo nome all’anagrafe è molto più lungo, composto da quello dei suoi nonni. Fatevelo raccontare da lui, magari in una notte d’estate in cui il coprifuoco non ci sarà. Seduti a bere una bionda o abbracciando una chitarra. Vi racconterà anche che un nonno era otorinolaringoiatra e l’altro pugile. Lodo stasera è a casa sua. Per due che sono amici da tutta la vita, la vita è anche questa: dopo anni di tournée insieme ora affrontano lo stop dei teatri e l’inizio di un’indagine notturna e i souvenirs urbani davanti a una webcam. 

 

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Il corriere, Lodo e gli altri. Non ci siamo mai chiesti quali siano le paure dei rider. Il maltempo forse è la minore. La solitudine una delle prime.

Questo è un rider che si sente come Felice Gimondi al Giro d’Italia del ’76 e vorrebbe che in Piazza San Martino, o in Via Petroni, Strada Maggiore, Via Galliera, ci fosse qualcuno affacciato alla finestra a fargli forza.

Coprifuoco. Sono le 22. Nicola/il rider ha “un passaporto per la notte”, un passpartout di portone in portone.

Fonte: “Coprifuoco” Kepler 452, foto di Angelica Sisera

“Se mi ferma la polizia basterà che io gli dica che porto un pacco da un punto A ad un punto B, mica penseranno che sono un attore!”

Però sembra che essere soli nella notte, quando tutti sono a casa aspettando le pizze che hai nella borsa termica, o guardano la tv o sono collegati su Zoom, ti renda finalmente libero di farti domande sulla vita.

Chi mi aprirà la porta? Cosa vuol dire essere felici? Quando finirà il coprifuoco come sarà? E soprattutto: quando finirà questo momento?

“Il corriere” prova disgusto per la calca nei negozi in centro il sabato, non ha timore nel dirlo. Tutti a comprare qualcosa che non prenderebbero mai per sé, molti a misurare il valore del destinatario tramite il dono. 

C’è un flusso di coscienza irriducibile in lui. Non si ferma mai.

E poi è il voyeur notturno numero uno, anche se in questo reality ci siamo anche noi, tante caselle nere con nomi veri, finti, un pò come quando ordini il delivery. Vi ricordate quando prenotavate al ristorante a nome Mario Rossi? Dai non dite di no. L’alter ego spesso è un privilegio.

Lo so, sembra tutto così lontano.

 

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“Il Corriere” e Lodo sono amici di infanzia, e poi condividono gli stessi interessi, il teatro, la vita sul palco e in giro per l’Italia.

Amano Bologna in modo diverso anche se qualcosa accomuna tutti noi, lo dice anche Lodo, a Bologna ci ritorniamo sempre, per quanto desideriamo fuggirne.

A metà della diretta vedo passare Nicola sotto casa ma non riesco a urlargli nulla, sono catturata da questo viaggio tra ciottoli e ricordi.

Dovremmo provare tutti a consegnare qualcosa nella notte, a sbagliare strada apposta, perderci e ricordare. Perché così spesso avviene: si inizia a ricordare quando ci si sente persi, meno forti del presente abbiamo bisogno di sorridere o rimproverarci qualcosa che abbiamo o non abbiamo fatto.

Nicola passa anche sotto casa di Lodo, ritira un regalo indirizzato a Enrico “Carota” Roberto, compagno di Lodo neLo Stato Sociale“, e riprende a pedalare, tra le note di “Lettera da lontano” di Enzo Jannacci, la canzone del lockdown di Lodo e “Un’Avventura” di Lucio Battisti, suggerita da Leo da Latina, uno degli “altri”, uno di noi.

E se c’è una conclusione rassicurante a questa psicogeografia debordiana è che si arriva sempre a destinazione, in un modo o nell’altro.

Carota apre il portone, il suo pacco è arrivato.

Saper cosa contiene non importa.

In girum imus nocte et consumimur igni, giriamo in tondo nella notte e veniamo consumati dal fuoco (Guy Debord, 1981).

Si ripete il 16 e il 19 dicembre. Non mancate.

 

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