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Morte Rossella Corazzin, secondo la ricostruzione di Angelo Izzo, fu opera di due gruppi: quello del massacro del Circeo e quello del mostro di Firenze; si riapre una finestra sui festini esoterici in villa

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Arrivati al ‘mostro di Firenze’, attraverso la testimonianza del ‘mostro del Circeo’: “Non si può ignorare la testimonianza di Izzo, poiché non ha trovato smentita”

Il caso della diciassettenne Rossella Corazzin, originaria di San Vito al Tagliamento (Pn), che nel 1975 sparì nel nulla nei boschi di Tai di Cadore, a pochi chilometri da Cortina,  sembra andare verso una soluzione. Nel 2016 Angelo Izzo, corresponsabile del ‘massacro del Circeo‘, rivelò all’allora Procuratore di Belluno, i particolari sul rapimento della ragazza, lo stupro ai danni della poveretta, ed infine, l’uccisione e l’occultamento del cadavere. Nell’autunno del 2021 la Commissione antimafia interrogò Angelo Izzo sulle sue rivelazioni legate alle vicende della sparizione di Rossella e sul coinvolgimento del medico perugino Francesco Narducci, un nome noto già dalle indagini sul ‘mostro di Firenze’ e successivamente escluso in via definitiva dalla magistratura.

La bozza della relazione finale della Commissione bicamerale Antimafia riporta: “Rapita in Cadore, violentata nel corso di una cerimonia a sfondo esoterico e strangolata in una villa vicno al lago Trasimeno di proprietà di Francesco Narducci“. Non si può ignorare la testimonianza di Izzo, poiché “non ha trovato smentita“.

E così si riapre uno dei cold case italiani che nel 2016 era stato archiviato dalla Procura di Perugia, giudicando inattendibile la versione del ‘mostro del Circeo’. Francesco Narducci, professore dell’ateneo perugino e stimato gastroenterologo, scomparve misteriosamente nel 1985, quando il suo nome cominciò ad essere associato ai delitti del Mostro di Firenze.

Rossella Corazzin arrivò con i genitori a Tai di Cadore, sabato 16 agosto 1975. Era ospite dagli zii e scomparve misteriosamente quattro giorni dopo. Frequentava il Liceo Classico a Pordenone e quell’anno era stata bocciata. Il giorno dopo il suo arrivo a Tai di Cadore, inviò una lettera alla sua amica del cuore, dove parlava di un certo Gianni: “Ieri è arrivato Gianni, quel ragazzo che viene qui ogni anno. La prima volta che l’ho visto mi ha appena salutata. Ieri sera ho cercato di avvicinarlo per parlargli un po’, visto che con gli altri amici eravamo abbastanza vicini. Lui ha fatto il primo anno di legge, i discorsi sono caduti sui soliti problemi: la società, la famiglia e la scuola. Qui c’è anche sua sorella Giuliana che ha la mia età, ma è una gran stronza. Questa mattina sono andata con lei e Gianni a fare un passeggiata nei boschi. Giuliana ha fatto tante storie perché non voleva venire con noi a reggere il moccolo, ma tra noi non c’è niente. Con lui sto bene, ma siamo solo amici”.

La mattina del 21 agosto, Rossella uscì da sola, venne avvistata dal padre sulla strada principale, che le chiese come mai girasse da sola per il paese e lei rispose che sentiva il bisogno di evadere. Dalla sparizione della ragazza arrivarono diverse testimonianze di avvistamento, una delle quali di una donna, che affermava con certezza di averla vista in compagnia di tre ragazzi, in una 127 targa Roma –bedge o bianca. La donna si diceva certa che uno dei tre giovani fosse Gianni Guido, che in quegli anni aveva in una 127: autovettura che un mese dopo sarebbe stata utilizzata per occultare i corpi di Donatella Colasanti e Rosaria Lopez dopo il Massacro del Circeo. Secondo Angelo Izzo, al rapimento e all’omicidio di Rossella, avrebbero partecipato due gruppi di persone, tra cui il gruppo del massacro Circeo ed il gruppo del Mostro di Firenze.

Secondo i racconti di Izzo, Gianni Guido e Francesco Narducci si conoscevano. Izzo racconta di aver incontrato il professor Narducci che gli disse: “Se riusciamo prendiamo una vergine, sarebbe l’ideale per la cerimonia e facciamo un’ iniziazione di massa”. Sempre secondo la sua ricostruzione, la ragazza fu portata inizialmente in un casale vicino Riccione dallo stesso gruppo del Circeo. Imbottita di sonniferi, la povera ragazza non riusciva nemmeno a parlare. Dopo 25 giorni, sarebbe stata portata nella villa del Narducci sul lago Trasimeno ad una cerimonia in stile massonico-templare.

Sempre secondo Izzo, l’omicidio avvenne all’interno di un salone di questa villa, su un grosso tavolo di legno: “Serafino D.L. era il gran maestro e aveva una specie di spada in mano. Ognuno andava là e recitava il giuramento dei Templari. Riti fatti con il sangue, atti sessuali  e infine l’omicidio. Non ho visto l’omicidio, ma sapevo che doveva essere soppressa”. L’orrore nell’orrore.

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Crediti foto: Shutterstock