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Giuseppe Conte: “Fate le vacanze in Italia”. Ma chi controlla il rincaro dei prezzi?

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Questa mattina, il Premier Conte, in un’informativa al Parlamento in merito alla Fase 2 che stiamo affrontando, ha invitato i cittadini italiani a fare le vacanze nel nostro Bel Paese: “Il settore del turismo è stato messo a dura prova. Per sostenerlo sara’ cruciale puntare sulla mobilita’ interna, invito tutti i cittadini a fare le vacanze in Italia. Riconosciamo un bonus vacanze ed interveniamo anche con misure strutturali per sostenere il settore, come la creazione di fondi”.

“Se il peggio e’ alle spalle lo dobbiamo ai cittadini che hanno modificato i loro stili di vita, ora, si tratta di riavviare il motore economico e produttivo dopo aver superato la fase più acuta dell’emergenza ma la sfida e’ ancora più difficile”, ha detto sempre il Premier alla Camera.

Il mezzo per rialzare l’economia in grave difficoltà in questi mesi è sicuramente l’utilizzo dei risparmi dei cittadini nelle strutture commerciali italiane, ma, proprio in questi giorni, stiamo assistendo ad un fenomeno che, se non regolamentato, porterà i consumatori altrove: il rincaro smisurato dei prezzi.

Come sappiamo, dal 18 Maggio, bar, ristoranti e parrucchieri hanno riaperto i battenti, dopo mesi di lunghe attese ed in ritardo temporale rispetto ad altre attività; questo per via delle condizioni igienico-sanitarie e delle distanze sociali che, nel loro caso, sarebbe stato difficile da applicare in un momento di forte contagio del virus.

Ma, anche se in casi ancora isolati, molti consumatori che sono tornati alle vecchie abitudini, hanno trovato grosse sorprese sugli scontrini: caffè che sono passati da 0,90 cent ad addirittura 1,40 euro (fino a 2 euro nelle grandi città). I rincari vengono segnalati anche per i parrucchieri, con costi più alti per tagli, messe in piega, ecc. in alcuni locali. Vero che gli esercenti devono sopportare maggiori spese, ma è altrettanto vero che i consumatori hanno oggi meno soldi in tasca da spendere rispetto a tre mesi fa.

Qualche giorno fa, un aggiornamento pubblicato dall’ Istat, illustrava il rincaro di frutta e verdura durante l’ emergenza Coronavirus. I prezzi dei beni alimentari, sono cresciuti del 2,8% ad aprile. Ettore Livini su Repubblica, spiega che il costo delle arance è cresciuto del 24% nel primo mese di lockdown e per l’ aumento del 30% dei costi logistici. Il prosciutto cotto è balzato del 13% (dati Ismea) perché nessuno si accalca sui banchi dei salumi e preferisce comprare la busta pre-affettata, che è più cara. Il boom della domanda ha mandato alle stelle il prezzo dell’alcol, mentre il costo di cavolfiori (+93%), broccoli, carote e cipolle è stato spinto in alto dalla richiesta di verdura non deperibile.

In questo scenario, di totale mancanza di controllo sugli aumenti, cosa succederebbe se le strutture alberghiere applicassero la stessa procedura lievitando i prezzi dei soggiorni? Anche loro hanno dovuto affrontare delle spese extra per adeguarsi alle nuove normative, per cui, questi costi potrebbero gravare sul consumatore finale.

E’ vero, il Governo ha stanziato il Bonus di 500 euro a famiglia per le vacanze, ma, se questa cifra poco bastava in tempi migliori, figuriamoci adesso con lo spettro del rincaro dietro l’angolo. 

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Crediti Foto: skyqueen1991_3/instagram

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