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Bonus utenze 600 euro, chi ne ha diritto e come richiederlo

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Aumentato il limite dei cosiddetti fringe benefit, da 258,234 a 600 euro

Un ulteriore aiuto alle famiglie previsto dal Decreto aiuti Bis riguarda un contributo erogabile a favore dei dipendenti, finalizzato al pagamento delle utenze domestichefino 600 euro all’anno. Il bonus può essere erogato direttamente al fornitore dei servizi energetici oppure direttamente in busta paga sotto forma di rimborso (previa presentazione di regolare fattura o di ricevuta di pagamento).

Diversamente dai bonus di 200 euro e di 150 euro che a finanziarli è lo stato, per i 600 euro, essendo un fringe benefit, è l’azienda a decidere se e in che misura concederlo ai lavoratori e la somma erogata è netta e detassata. Quindi è un costo per il datore di lavoro, un benefit fiscale, pertanto può decidere se concederlo o meno. Il dipendente ha diritto inoltre a cumulare questa misura con il bonus carburante da 200 euro. In entrambi i casi, si tratta di bonus a discrezione del datore di lavoro.

il bonus è stato ufficializzato dall’Agenzia delle Entrate che con la circolare n. 35/E, ha fornito le istruzioni ai datori di lavoro: vanno considerate solamente le bollette che riguardano immobili ad uso abitativo posseduti o detenuti, sulla base del titolo idoneo, da uno tra: dipendente, coniuge del dipendente e familiare del dipendente.

Il bonus spetta a prescindere che negli stessi immobili si sia o meno stabilita la residenza o domicilio, l’unica condizione è che si sostengano effettivamente le spese relative alle utenze. Inoltre, si possono comprendere tra le utenze indennizzabili quelle per uso domestico ma intestate al condominio (che come tali vengono ripartite tra i condomini), per uso domestico intestate al proprietario dell’immobile, laddove però nel contratto di locazione sia prevista espressamente una forma di addebito analitico e non forfettario a carico del lavoratore locatario, oppure dei propri coniugi e familiari.

Il dipendente deve fornire al datore di lavoro le bollette o i giustificativi di pagamento o in alternativa, una dichiarazione sostitutiva di atto di notorietà, con cui dichiara di essere in possesso della suddetta documentazione, riportando gli elementi necessari ai fini dell’identificazione (ad esempio il numero e l’intestatario della fattura) unitamente ad una seconda autodichiarazione, con cui attesta che le medesime fatture non sono già oggetto di richiesta di rimborso, totale o parziale, presso altri datori di lavoro. Le fatture devono fare riferimento al 2022, o in alternativa anche all’anno 2023 qualora riguardino i consumi effettuati nell’anno precedente.

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Crediti Foto Shutterstock