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“Sirene” è l’ennesimo singolo di Levante di cui potevamo fare a meno

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Il suo primo album “Manuale distruzione” (INRI, 2014) debutta all’ottava posizione della Classifica FIMI e vince il premio come “Migliore opera prima” all’Academy Medimex; riceve una candidatura agli MTV Europe Music Award di Glasgow come “Best Italian Act”, arriva finalista al Premio Tenco, ha all’attivo collaborazioni con artisti del calibro di Tiziano Ferro, Irene Grandi, Gianni Morandi, Casino Royale, Carmen Consoli, apre i concerti di Max Gazzè, Paolo Nutini, Negramaro, è scrittrice di successo per Rizzoli, giurata dell’undicesima edizione di X Factor, arriva dodicesima al Festival di Sanremo 2020 col fortunato brano “Tikibombom”: insomma, con un pedigree del genere non si può certo ignorare la presenza di Claudia Lagona, in arte Levante, all’interno dell’attuale panorama cantautorale giovanile e, al contempo, è altrettanto lapalissiano il fatto che non debba piacerci per forza.

Inspiegabilmente associata ad una certa tipologia di musica alternativa femminile cosiddetta “indie”, indipendente, che fa fatica a scrollarsi di dosso la firma di un contratto discografico con un colosso come la Warner, la pubblicità per un noto brand di gioielleria, da cui la nostra è tutt’altro che indipendente, vuoi per l’affermazione di un canone di bellezza indubbiamente lontano anni luce dagli statuti o dalla grazia oggettiva, vuoi per l’assenza di tormentoni estivi troppo dichiarati, Levante è per molti “l’anticrista” buona, la risposta di qualità a una delle tante Baby K, volendo, ma What about matter?, direbbero gli inglesi. Almost zero, si potrebbe rispondere. Tralasciando vocalizzi e svirgoli degni di una gestante in travaglio, ma de gustibus non est disputandum, quindi non è quello il fatto, parafrasando il Jep Gambardella di sorrentiniana memoria: “L’educazione delle canzoni che condurrebbe con sacrificio minuto per minuto… Come e quando si manifesta il suo sacrificio?”

Da frequentatrice assidua di eventi per Missoni, Gucci, Alberta Ferretti, i quali, per carità, sono il sogno di molte, ma che non esitano da decenni a sbattere in passerella modelli femminili di bellezza denudati di taglia 36, come misura la cantautrice e musicista l’altra faccia femminile della medaglia, quella dell’autoaffermazione della diversità, del difetto, dell’altro, del fuori canone, dell’alternativo, nelle sue canzoni, in rapporto a tutto ciò? C’è una spiegazione o siamo di fronte all’ennesima insegna luminosa che attira gli allocchi? E ancora, possiamo davvero bypassare l’encomio del vuoto di un testo come quello di “Sirene”, ultimo singolo di Levante prodotto da Antonio Filippelli (Parlophone/Warner Music Italy, 2020), in cui si parla di bagni nella pioggia, sirene, castelli di sabbia, mare e braccioli sgonfi – e che non ci vengano a raccontare di complesse dietrologie – dei tempi andati da squattrinati, la banalità degli arrangiamenti, la prevedibilità testuale, lo strascico delle vocali prolungate, il videoclip con la cantante onnipresente a cavallo fra una pubblicità di intimo e una di Pomellato? Anche basta. È ora di presa di coscienza e responsabilità, nell’arte e nella musica più che mai.

VOTO: 5/10

AGGETTIVO: VACUO 

SINGOLO: SIRENE

ARTISTA: LEVANTE

ANNO: 2020

ETICHETTA: PARLOPHONE/WARNER MUSIC ITALY


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