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Musica

Siamo sicuri che il “nuovo” successo di Annalisa sia solo legato a TikTok?

Dalla polemica social che ha coinvolto Tosca può emergere uno spunto di riflessione importante. Annalisa ha trovato finalmente il successo – quello pazzesco – non grazie a TikTok ma ad una visione finalmente centrata

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Annalisa
Annalisa in uno scatto promozionale

A volte basta uno starnuto per creare una tempesta. Potrebbe saperlo bene Tosca, rimasta coinvolta recentemente in vera e propria shitstorm social dopo aver condiviso un articolo de L’espresso firmato da Gino Castaldo riguardante l’influenza nella musica di un social come TikTok; il giornalista ha preso come esempio Annalisa, una che proprio grazie al contributo della piattaforma cinese sta vivendo un vero e proprio “secondo successo”, talmente grande da far scatenare anche dei rumors circa la sua presenza al Festival di Sanremo non come concorrente ma come, rullo di tamburi, conduttrice. Ma andiamo con ordine.

Tutto è cominciato sei giorni fa quando Tosca Donati, attraverso la sua pagina Facebook, ha pubblicato una “card” di Gino Castaldo rappresentante la foto di Annalisa e contenente una riflessione – molto interessante tra l’altro – sulla musica italiana in rapporto a TikTok. In estrema sintesi il critico musicale ha puntato i riflettori su quanto, in tempi di oggi, gli artisti pop si siano completamente piegati ai voleri di una piattaforma che, da quando è diventata di uso comune, ha cambiato in modo considerevole non solo il modo di fruire la musica, ma anche di comporla.

Non è infatti certamente un caso se oggi ad esempio i brani durino in media davvero molto poco, tanto da sembrare a tutti gli effetti degli aforismi, a volte scritti proprio con la speranza di trasformarsi in degli audio virali. Oltreoceano sono passati addirittura allo step successivo con tanti musicisti (citofonare SZA e Summer Walker) che, per proteggere il proprio copyright, pubblicano su Spotify e luoghi affini i loro ultimi album in versione speed up (ovvero in versione velocizzata, usatissima dagli utenti) proprio per accontentare la community.

Castaldo nella sua disamina sostiene – a ragion veduta – che questo tipo di modus operandi sta danneggiando sempre di più la qualità generale, con troppe personalità eccessivamente schiave del social, pronte a confezionare un brano ancora più elementare del solito, magari con un balletto, magari con una frase particolare in grado di poter girare all’impazzata tra giovani e non. Come esempio, e da qui la miccia, il giornalista ha citato quanto fatto da Annalisa che, prima con “Bellissima” e successivamente con l’ultima fatica “Mon amour” ha trovato finalmente forse quel grande riscontro in termini assoluti mai arrivato fino a questo momento.

Tosca, nel pubblicare il post de “L’espresso”, ha aggiunto un suo parere personale: “Eh già! Grazie Gino Castaldo per avere il coraggio di dirlo. Vi assicuro che c’è anche altro e vi assicuro anche che sono gli stessi ragazzi a soffrire di questa mercificazione che è l’ultimo colpo di coda… Come dire… la colpa è soprattutto nostra… nessuno escluso. Prima che mi “attacchiate” non ho nulla contro Annalisa, che fra l’altro trovo molto brava”. Da qui l’apocalisse, con ripetuti insulti verso l’artista di Roma, a cui niente è servito precisare che non ce l’avesse con la rossa ligure.

Ma il problema alla base di quanto successo, tralasciando che prima o poi si dovrà intervenire sull’insopportabile ferocia dello sciame digitale (per citare Vasco Brondi) in grado di gettare fango anche a chi non aveva alcuna cattiva intenzione di ferire come in questo caso, riguarda però una congettura discutibile. Siamo davvero sicuri che il successo di Annalisa sia dovuto a TikTok? Siamo sicuri che parlare di lei sia l’esempio più calzante per poter esprimere un concetto alla base assolutamente veritiero? Lo stesso Castaldo rimarca quanto “Bellissima“, forse il primo vero grande banger della nativa di Savona, abbia trovato un riscontro ottimo già da prima, ricavando poi grande longevità grazie al social in questione.

Effettivamente si tratta di una lettura convincente. “Bellissima” esce ufficialmente il 2 settembre, trovando fin da subito un successo radiofonico molto importante, tanto da spazzare via in un battibaleno tutti i banger estivi padroni dell’airplay. A gennaio poi il brano ha ricevuto un boost notevole grazie al coreografo siciliano Joey Di Stefano che, con un video su TikTok in cui ballava con un folto gruppo di over, ha dato lo scatto definitivo al pezzo con un’ondata di condivisioni e “remake”. In sostanza successivamente tutti hanno associato divertiti la pagina musicale alla mini coreografia. Tutti compresa Annalisa che, proprio con Di Stefano, ha stretto una collaborazione sancita anche con il lancio di “Mon Amour“.

Attenzione però. Più che TikTok, che sicuramente sta dando una mano importante, la fortuna Annalisa (e il suo team) se l’è creata con le sue mani, capendo finalmente di doversi posizionare in una direzione che, per motivi a noi sconosciuti, doveva intraprendere già da diverso tempo. Il suo percorso, già nell’era post “Amici“, per attitudine vocale doveva sposare in modo definito quell’elettropop che le sta facendo togliere soltanto oggi le soddisfazioni “giuste”.

La strada discografica di Annalisa infatti, a nostro giudizio, è stata costellata di scelte sbagliate. Per una buona porzione di tempo infatti si è puntato senza particolari frutti su un lato melò (pensiamo a “Finestra sulle stelle“) che non esaltava la sua personalità, per poi passare a una sorta di terra di mezzo, un pop per larga parte insipido con qualche sparuto passaggio molto funzionale che a conti fatti le ha permesso di galleggiare egregiamente e di tenere botta – aspetto tutt’altro che banale – anche all’onda d’urto dell’itpop.

Ma una volta capito che la chiave di svolta non poteva che essere quella di tornare alla sua visione primigenia, quella che ha sempre avuto, declinandola però alle esigenze musicali attuali, il successo è arrivato da solo. Poi chiaro, c’è anche quella sana dose di malizia nello scrivere la frase adatta a fare colpo (“Se non lo facciamo me lo immagino” è una vera e propria chicca simpatica e perfetta per i social) o l’intenzione di creare un ballettino ad hoc, ma è comunque qualcosa che sta alla base di un’ottima canzone, composta con cognizione di causa e per un determinato tipo di pubblico. E questo è comprensibile. TikTok in fondo è l’Instagram di ieri.

Fino a qualche anno fa tutti volevano conoscere tramite le stories la quotidianità dell’artista, sapere quello che stava facendo in ogni attimo della sua giornata, anche nei momenti off, anche nei momenti lontani dai riflettori. Oggi invece quel tipo di narrazione ha solo preso un’altra strada, per certi versi più “artistica” e stimolante. Non una strada obbligata, ma uno strumento che – esattamente come Instagram – può aiutare i diretti interessati a farsi conoscere di più su larga scala. Ma alla base c’è sempre la canzone, la buona canzone, la bella canzone pop. Pensiamo a “Mon amour“, un pezzo che tolta la sua leggerezza si porta dietro un messaggio sociale di fluidità e libertà sessuale importantissimo, quasi necessario in questi tempi nefasti.

Tradotto: sia “Bellissima” che “Mon amour” avrebbero funzionato alla grande anche senza TikTok, un mezzo che va non inglobato tout court, bensì sfruttato con intelligenza e calibratura, esattamente come fatto da Annalisa.

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