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Musica Italiana. C’è futuro per l’INDIE? Sì, basta smettere di clonare Calcutta e Tommaso Paradiso

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Questa settimana è iniziato il nuovo programma di Fiorello, Viva Raiplay, che ha visto come ospiti musicali per le prime due puntate due cantautori romani usciti dal giro Indie, Calcutta e Tommaso Paradiso.

Oggi probabilmente non solo questo non crea grande stupore, ma anzi sembra quasi scontato in un mondo dove l’indie è passato dall’essere una curiosità per post adolescenti a nuovo pop nazionale. Non voglio certo cadere nel tranello nostalgico del dire che “una volta Calcutta e Paradiso potevi trovarli nei localini di Roma a suonare per poche persone”, però è chiaro che ormai fare pop come Paradiso o Calcutta non è più sinonimo di indiesfiga ma bensì quasi unica possibilità per emergere dall’anonimato.

Sempre di più infatti la scena Underground si muove nei confini e sull’orlo di una eterna clonazione del modo di scrivere dei due suddetti artisti. Vero ovviamente che il pop è materia elastica per definizione, e alla fine ognuno fa quello che vuole, ma è sempre più difficile trovare novità all’interno del panorama italiano, soprattutto da quello di matrice indie. Per dire, se in America la giovanissima Billie Eilish sembra già tracciare la strada per il futuro, da noi le “novità” sono cantautori trentenni che hanno abbracciato l’italianità come unica forma espressiva, creando canzoni, a volte belle a volte meno, giustamente prevedibili e sempre più appagate nel loro essere nazionalpopolari.

Artisti come Aiello o Rovere (ma non i soli ovviamente) sono riusciti a piazzarsi sulla scia del successo della prima scuola Indie di questo decennio, dimostrando quanto chiusa sia l’attuale scena musicale che cerca poco nel nuovo e tanto nel sicuro. Questo momento Indie dimostra comunque la prevalenza della canzone e dell’importanza del cantautore, non più certamente concentrato nel sociale nella ricerca poetica della lingua, quanto ripiegato su se stesso e in un linguaggio Pop, facile e immediatamente comprensibile. E benché – fortunatamente ma inspiegabilmente – nel circuito indie vengano inseriti artisti come Motta, Giovanni Truppi o a modo suo il giovane Fulminacci, che fanno invece della ricerca lirica e musicale la loro peculiarità, la vera e fresca ventata d’innovazione che l’indie aveva portato all’inizio del decennio sembra essersi risolta in un generale appiattimento dove l’unico obiettivo sembra essere entrare nella playlist Spotify Indie Italia.

C’è forse allora ancora un futuro per l’Indie? Forse sì, se si recupera lo spirito originale di voler suonare diverso da tutto quello che girava in radio e in tv, e se i nuovi autori più giovani la smettono di voler suonare invece come tutto quello che ora passa in radio e in TV cioè come tutto questo nuovo (ma vecchio dentro) indie decadente.

In foto: Tommaso Paradiso (sx) e Calcutta (dx).

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