Musica

Ernia, “68 – Till the end”: il conscious rap che non ci meritiamo

Pubblicato

4 anni fa

9 Marzo 2020

Con ormai una carriera decennale dietro a sé, Ernia è uno dei rapper della nuova generazione con più esperienza ed uno stile inconfondibile. Quest’album ne è la dimostrazione

La carriera di Ernia è stata una lenta ascesa verso lo status di rapper di culto. Milanese classe 1993, il nostro ha fatto parte del collettivo Troupe D’Elite insieme a Ghali. Amico d’infanzia del re della drill tricolore Tedua, si è distanziato progressivamente dal rap mainstram e dalla nascente Trap per darsi ad un rap con influenze cantautoriali, jazz e blues assimilabile per molti versi a quello di Ghemon e Willy il Peyote. “68″ è il suo secondo album, quello che potremmo chiamare della maturità. Questa riedizione ci permette di tornare ad ascoltarlo 2 anni dopo la prima pubblicazione, confermando il giudizio positivo dato alla sua uscita.

Singolo che anticipò l’album del 2018, “68” è un ottimo brano di conscious rap su base old skool, rivitalizzata con it pop e inserti cantautoriali. I versi sospesi fra intimismo e narrazione oggettiva della situazione di un giovane di classe media ribelle, narrano la difficoltà di procurarsi la pagnotta prima dell’approdo nell’industria discografica. Un brano ottimo, che esemplifica perfettamente il mood del resto dell’album.

Non poteva mancare il feat con l’amico d’infanzia Tedua, il brano ha una base trap lenta e angosciante, su cui i due amici intessono barre sull’amicizia e la street credibility, dissando in maniera plateale l’astro emergente (siamo nel 2018) Junior Cally. Tantissima roba.

“Domani” è un ottimo brano sospeso fra intimismo e dilemma etico su quale vita scegliere per realizzare se stessi. La base pop cantautoriale si adatta perfettamente al flow disteso e meditativo di Ernia, qui in una delle sue migliori prove.

Se la prima edizione dell’album era un piccolo gioiello di rap alternativo, cosa aggiunge la riedizione? Andiamo a scoprirlo

Il singolo estratto per promuovere la riedizione è un feat molto riuscito con Nitro. Il brano è tutt’altro che una trovata marketing: ottima descrizione di malinconia urbana, la base pop cantautoriale si adatta ottimamente al flow dei due ragazzi.

Il feat con Lazza cambia totalmente scenario. Su un base Trap canonica dal mood cupo, i due si scatenano in un attacco alla ipocrisie e alle magagne del Rap Game tricolore. Testualmente sotto il resto dell’album, è tuttavia un brano assai riuscito.

L’unica vera caduta di stile è il feat con Chadia. Fatto per evidenti motivi alimentari da entrambi, è un brano talmente inutile inserito in questo contesto da gridare vendetta al Cielo. Ernia non è Trap (nonostante qualche brano peschi basi da quei lidi) e Chadia lo è perché incapace di fare qualsiasi altra cosa. Il loro incontro sulla carta risultava problematico, visti i risultati si è raggiunto il pessimo.

“Phi” è un originale decalogo sull’arte della seduzione (diciamo così). Base alla Tyga, il testo riesce a mantenere l’equilibrio fra schiettezza, romanticismo e realismo. Un piccolo esercizio di equilibrismo passato a pieni voti.

Che altro dire? Un bellissimo album a cui hanno aggiunto 7 nuove tracce di cui due molto belle, una pessima (il feat con Chadia) e 4 più che buone anche se non eccellenti. Non ci sono dunque più scuse per non acquistare quest’album, che non sarà perfetto ma è la dimostrazione della maturità di uno dei migliori rapper della nuova scuola.