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Blanco: Bruciasse il cielo, recensione del singolo e del docufilm

Una recensione dell’ultimo lavoro di Blanco. Una ballad che si rifà ai lenti degli anni 50 e 60 e colonna sonora del docufilm a lui dedicato

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Blanco: Bruciasse il cielo, recensione del singolo e del docufilm
Screenshot video

Lo scorso 10 novembre, Blanco, il vincitore di San Remo 2022, ha fatto uscire il suo nuovo singolo “Bruciasse il cielo, titolo anche del docufilm sul cantante disponibile dal 9 novembre su Amazon Prime.

L’ultima canzone di Blanco

Il brano si presenta come una ballata estremamente orecchiabile con l’intro e il ritornello che strizzano le orecchie ai vecchi lenti degli anni 50/60, (anche la strofa «E conservami come un gettone per quando vorrai una canzone in più per te» è un chiaro omaggio a quegli anni tramite la rievocazione di un Jukebox. Il cantato di Blanco è più semplice del solito, con il giovane che canta dando forza a tutta la sua potenza vocale senza ricorrere quel falsetto che, a volte, risulta fuori luogo. Anche l’autotune è meno invasivo, come a sottolineare l’inutilità stilistica di quell’opzione in un brano come questo, soprattutto se il cantante sa effettivamente cantare, come Blanco. La canzone scorre facilmente grazie all’accompagnamento che, composto da solamente batteria (elettronica), chitarre elettriche pulite e un leggero sintetizzatore, conferisce un piacevole ascolto, delicato.

Il testo

Le strofe raccontano di un amore che Blanco vuole tenersi stretto in questa sua vita fatta di fama e successo, momenti critici e attimi di eccesso. Ma si tratta di un amore tormentato «odio amarti, ripensarci», ma capace in ogni caso di allontanare le angosce del giovane «Via da tutto il veleno, dal buio più nero soltanto tu, qualcosa faremo, bruciasse il cielo». Dal testo emerge, come spesso nei suoi brani, la duplice essenza di Blanco: quella di un ragazzo appena 20enne che ha avuto un successo gigante in pochissimi anni e che vorrebbe l’amore spensierato dei suoi coetanei ma non riesce, condannato com’è dalla fama.

Il docufilm “Bruciasse il cielo”

Il film, racconta in maniera non cronologica la carriera di Blanco. È un affresco di vari momenti che restituiscono la personalità che sta dietro l’artista, dietro il personaggio. Blanco è un ragazzo semplice, a volte ingenuo, non troppo colto, ma sensibile, romantico e passionale. Cresciuto nella provincia lombarda, lavorava come pizzaiolo per potersi pagare una sessione di registrazione in uno studio di Milano che chiedeva 100€ per quattro ore di lavorazione.

Un ventenne che non ama rappare

A differenza di molti suoi colleghi non ama rappare, preferisce il canto e non ha l’attitude ormai nauseante dei trapper. Non ha grossi conflitti in famiglia, anzi, alla mamma (sua vera ispirazione come ci racconta nel film) scrive ogni sera il messaggio della buonanotte mentre col papà condivide la grande passione per il calcio e la Roma. Ma qualcosa di profondo che lo turba c’è sicuramente, anche se non lo racconta. Odia stare da solo perché poi è obbligato a pensare e se pensa troppo lo fa riguardo a cose angosciose. Allo stesso tempo però riconosce che i pensieri negativi e la sofferenza generano creatività, per lui la spensieratezza non ripaga nell’arte.

 

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