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Cinema

Homo homini lupus: dall’80esima Mostra del Cinema di Venezia “Nina dei Lupi”

E’ stato presentato in apertura alle Giornate degli Autori del Festival del Cinema di Venezia “Nina dei Lupi”, il nuovo film di Genoma Films, per la regia di Antonio Pisu e noi di Indie-Gesta c’eravamo!

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Recensione dal Festival di Venezia: "Nina dei Lupi"

La recensione di “Nina dei Lupi”

LA TRAMA

Una tempesta solare si abbatte sugli abitanti di un bucolico paesino del Trentino, Piedimulo.
Questo inquietante disturbo della magnetosfera terrestre fa sì che tutti i sistemi elettrici vengano distrutti, in un eterno blackout e che la civiltà venga riportata al “buio medievale”.
Ecco che quello che diamo per scontato diventa un lontano ricordo: non si può più ascoltare musica da un impianto stereo, gli orologi sono fermi alle 18,30, il telefono e la luce artificiale non fanno più parte della quotidianità, il fuoco e l’acqua sono primitivamente gli unici elementi rimasti intatti e da cui possa ripartire una società senza tecnologia.
Nel film distopico di Antonio Pisu, liberamente ispirato dall’omonimo romanzo di Alessandro Bertante, Premio Strega nel 2011, il giorno della “Sciagura”, contemporaneamente la luce improvvisamente si spegne e “viene alla luce” Nina, tenero diminutivo di bambina, che da tutti verrà chiamata “speciale”, o Strega, creatura della Natura.
Nina viene quello stesso giorno adottata da una coppia che non riuscirà però a garantirle un’infanzia felice. Dodici anni dopo, la frana che divide Piediluco, unico luogo in cui è sopravvissuta una comunità coesa e produttiva, viene oltrepassata da un gruppo di villains che vogliono violentemente godere di quell’ultimo luogo rimasto vivo, annientandone gli abitanti. D’altronde “Homo homini lupus”, diceva l’antico proverbio latino ripreso da Hobbes.
Nina si trova ad affrontare improvvisamente tutti i quesiti rimasti in sospeso, e l’unica possibilità è fuggire dall’altra parte, ricongiungendosi con quella Natura selvaggia ed incontaminata da cui proviene.

UNA TEMATICA MOLTO ATTUALE

Il film (e il libro) racchiude in sè più generi: dal fantasy, al thriller, al racconto di formazione. Pur se dal sapore distopico è soprattutto attuale, molto attuale.
Mai come in questi anni siamo stati portati a riflettere sull’arroganza dell’Uomo nei confronti dell’ambiente. Siamo in debito «ecologico» e sempre prima ogni anno si arriva all’Earth Overshoot Day, la giornata in cui finiscono le risorse del nostro pianeta. Stiamo consumando l’equivalente di 1,7 Pianeti all’anno, cifra inquietante che potrebbe arrivare fino a due pianeti per il 2030.
Nina, che è una predestinata, rappresenta la purezza, sia perché bambina, sia perché è della natura e dotata di ancestrale saggezza: lei sola riesce a domare le avversità e a dialogare con i lupi, al di là del fiume.
Il rapporto Uomo/Natura è un leitmotiv che attraversa diverse pellicole cult, tra cui ricordiamo “Koyaanisqatsi” di Godfrey Reggio (1982), che in lingua amerindia hopi significa “vita in tumulto”, “folle”, “in disintegrazione”.

LA REGIA, LA FOTOGRAFIA, IL CAST

Un ruolo fondamentale è giocato dalla fotografia di “Nina dei Lupi”, ad opera di Marco Ferri, poeticamente plumbea e desaturata, dipinge le inquadure di fiabesche suggestioni. Gli elementi di acqua e fuoco permeano una color molto efficace. Le musiche, firmate dal giovane Michael Caldi, a.k.a Marka (Vertical Music Records), ricordano l’album “Ambient 1: Music for Airports” di Brian Eno e agiscono da notevole e poetico contrappunto ai climax narrativi.
Le interpretazioni del cast sono sorprendenti, come quelle della giovanissima protagonista Sara Ciocca (Nina), del leader villain Sergio Rubini, di Cesare Bocci, Davide Silvestri e di Sandra Ceccarelli e Tiziana Foschi, artiste di provata bravura, qui in ruoli totalmente opposti ma accomunate da intenzioni, sguardi, tempi sempre credibili, intense nei primi piani, mai eccessive. Molto interessante anche la performance di Paolo Rossi Pisu, anche produttore del film, che vorremmo vedere di più sul grande schermo.
La direzione di Antonio Pisu, già pluripremiato per “EST-Dittatura Last Minute” (2020) è peculiare, delicata anche nel raccontare l’orrore, il suo sguardo sembra abbracciare il cast senza sovrastarlo ma accompagnandolo e stimolandolo.

 

 

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LE RIFLESSIONI

Le domande con cui il film -in cui non manca il plot twist finale- ci fa uscire dalla sala sono molte: nella tragedia saremmo disposti a condividere con estranei il nostro piccolo angolo di paradiso? Quando riusciremo a capire che la Natura è meglio trattarla da amica? Quale futuro aspetta le prossime generazioni? Riusciranno loro a cambiare la rotta di questi decenni di smodato sfruttamento umano e ambientale? Un film su cui riflettere, anche riscoprendo il romanzo di Bertante.

Nina è dei Lupi, e di un futuro migliore, di cui lottando si riapproprierà.

In questi giorni nelle migliori sale di tutta Italia.

 

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