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Virologi a confronto: chi allarma e chi rassicura, ma sul virus poche certezze

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Da quando il professor Alberto Zangrillo, primario della rianimazione al San Raffaele di Milano, ha dichiarato che il virus fosse clinicamente sparito, la divergenza di opinioni tra i virologi si è acuita. Tanti esperti si sono progressivamente allontanati dalla tv, man mano che ci si addentrava nella fase due, e poi nella tre. Il direttore si era poi spiegato dicendo che il virus esiste, ma che non sarebbe più in grado di costringere tante persone in terapia intensiva come nei mesi passati.

In quanto nuovo, il virus ha polarizzato le opinioni e gli scienziati non hanno mancato di esporre pareri differenti, a volte contrastanti. Mentre si rinforza la schiera di chi ha la percezione – alterata – che il virus sia ormai cosa vecchia, si pensa già al prossimo autunno. Una nuova ondata di Coronavirus è infatti probabile con il ritorno del freddo. A questo proposito, il virologo Andrea Crisanti sostiene che il virus tornerà con più carica e che anche adesso stia circolando più di quello che pensiamo.

Secondo il direttore di Microbiologia e Virologia dell’Università di Padova e consulente della Regione Veneto qualcosa non starebbe funzionando, visto che i nuovi casi hanno smesso di diminuire e gli scostamenti da un giorno all’altro non sono molto significativi. Guardando alla Lombardia il professore afferma che si è smesso di cercare e isolare i casi. La positività dei dati sarebbe – dunque – data esclusivamente dall’arrivo del caldo e non dalle misure adottate. Se così fosse, il ritorno dell’inverno ci farebbe ripiombare in una situazione critica.

Eppure, non tutti la pensano allo stesso modo. Molti altri esperti, oltre al professor Crisanti si sono espressi sulla possibilità di affrontare una nuova ondata. Tra questi anche il direttore del National Institute of Allergy and Infectious Diseases e capo della task force di Trump, Anthony Fauci e il presidente dell’Istituto Superiore di Sanità (Iss), Silvio Brusaferro. Il virologo Guido Silvestri, docente alla Emory University di Atlanta, negli Stati Uniti sostiene poi che la stagionalità del virus è cosa certa e per questo bisogna seriamente considerare un ritorno tra dicembre e gennaio.

Ma c’è anche chi si attiene alle evidenze senza fare pronostici. Ad esempio, il professore Massimo Clementi, direttore del Laboratorio di Microbiologia e Virologia del San Raffaele ha affermato che non si esclude una seconda ondata, ma che non si può neanche sapere con certezza se ci sarà. Si temeva anche una seconda ondata di Sars, ma che non si verificò al tempo. Anche secondo il professor Zangrillo non è ancora possibile fare previsioni. “Sarebbe come prevedere che a Milano nevicherà il giorno di Sant’Ambrogio” aveva detto agli inizi di giugno.

Gli inviti alla prudenza, quelli almeno, non mancano di arrivare da ogni parte. Anche se con l’arrivo della bella stagione il pensiero che sia tutto finito comincia a farsi strada. Districarsi tra le svariate disposizioni e gli inviti al distanziamento puntualmente non rispettato, non è facile. Se poi si aggiunge il dietro-front sull’uso dei guanti e il dibattito sulle mascherine all’aperto, il quadro appare più confuso che persuaso.

C’è chi usa toni più allarmistici e chi è più rassicurante, ma una cosa è certa: a distanza di mesi di questo virus non si conosce ancora molto. La scienza non dà la possibilità di credere a ciò che più si vuole credere. Tranne in casi come questo, quando si cercano risposte certe e lo si fa pubblicamente. Ma il frastuono di opinioni genera caos e poco altro.

 

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Crediti foto: LaPresse