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Rt in leggero aumento a Milano. Ma Iss avverte: “Va letto con altri dati”

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L’Rt (R con t) è un dato importante quando si parla di virus. Questo indica – infatti – il numero medio di contagi che una sola persona ammalata può generare in un dato momento, in un sistema di contenimento del virus. È il corrispettivo di R0 (R con zero) che indica – invece – il livello medio di contagio all’inizio di un’epidemia e in assenza di misure restrittive. In altre parole, l’indice Rt misura quanto efficaci siano le misure di contenimento della pandemia.

Fin quando l’indice Rt resta al di sotto dell’1 si verifica un rallentamento del virus. In quel caso si dice che il virus sia in remissione. Questo dato assume un’importanza centrale quando si tratta di monitorare l’andamento della fase due. Il rischio che l’Rt torni a salire è sempre – infatti – dietro l’angolo. Come sta succedendo nella provincia di Milano. A quasi venti giorni dalla ripartenza, l’indice Rt è ancora al di sotto dell’1. Ma con qualche variazione. Una settimana dopo l’inizio della fase due, l’11 maggio, l’unità epidemiologica dell’Ats di Milano registrava un Rt di circa 0,6 in città e nella provincia. Ma il 17 maggio il dato raggiunge già lo 0,75. Per poi salire ancora fino a 0,86 nella giornata di ieri, 21 maggio.

In pochi giorni l’Rt a Milano e provincia si trova nuovamente vicino alla soglia da non superare. Se da un lato il livello è ancora sotto l’1, dall’altro non rassicura il fatto che l’indice aumenti poco alla volta ma in maniera costante. Il presidente dell’Istituto Superiore di Sanità (Iss) Silvio Brusaferro sottolinea che c’è “una grande oscillazione dell’indice Rt di contagio sul territorio – ma avverte – Rt non è una pagella, ma uno strumento dinamico che ci aiuta a capire cosa succede e va letto con altri dati”. Ci potrà essere un aumento dei casi “ma abbiamo un sistema capace di intercettarli”, aggiunge Brusaferro.

Per capire a fondo questi dati basta pensare che il grado di contagio di una normale influenza è di circa 1,3. Verso la metà di febbraio, prima dello scoppio di alcuni focolai nel Nord Italia, ogni persona affetta da Coronavirus poteva contagiare circa 3 o 4 persone. Un numero molto più alto. Un mese più tardi, il 23 marzo il dato in Lombardia era già sceso sotto l’1 ma il numero degli ammalati era altissimo. Anche se non va considerato da solo, l’indice Rt in aumento dimostra che la fase due è ancora strettamente legata al diffondersi del virus. La collaborazione di tutti è ancora essenziale per evitare che si ripassi dal via.

 

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Crediti foto: LaPresse