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Patrimoniale: quando si tratta di tassare i ricchi l’opposizione si fa forte

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L’esame della nuova legge di Bilancio è imminente, e nella maggioranza torna a balenare uno degli spauracchi che di tanto in tanto qualche esponente di sinistra tira fuori dal cappello: la patrimoniale. Un emendamento voluto da una parte del Pd e di LeU, con Orfini e Fratoianni in testa. Il motivo sarebbe la negazione assoluta da parte della Bce a ridurre il debito pubblico italiano, che porterebbe al bisogno di un aumento del cuneo fiscale.

Arriva allora la proposta di una tassa progressiva per i patrimoni superiori ai 500.000 euro. L’incasso previsto dall’emendamento sarebbe di 18 miliardi. Dura, tuttavia, la reazione di un’ala trasversale del Parlamento e del governo, con Di Maio che chiarisce: “Leggo dell’iniziativa parlamentare di qualcuno che vorrebbe introdurre una patrimoniale e dunque un’altra tassa per colpire imprese e lavoratori. Il Movimento 5 Stelle è sempre stato fortemente contrario”.

Anche un altro pentastellato, il vice del Mise Stefano Buffagni, che osserva: “Non esiste mettere le mani nelle tasche degli italiani, su questo il Movimento deve essere l’argine; a maggior ragione in un momento difficile come questo con la Bce a supporto delle nostre finanze pubbliche. Si parta tagliando gli stipendi dei politici, Orfini compreso”.

Anche Italia Viva si schiera contro: “Siamo sempre stati contrari ad ogni aumento di tasse e siamo sempre stati contrari alla patrimoniale” e pure una parte del Pd, con Ubaldo Pagano, capogruppo Pd in commissione Bilancio alla Camera e Gian Mario Fragomeli, capogruppo Pd in commissione Finanze di Montecitorio che annunciano: “Inopportuna l’idea di una tassazione sui patrimoni, del tutto al di fuori della discussione fatta fin qui in maggioranza che non ha mai considerato una opzione del genere. Abbiamo iniziato con la scorsa Legge di Bilancio la riduzione delle tasse ai lavoratori, per la prima volta da tanti anni. Proseguiamo col taglio del cuneo anche con questa manovra. Questa è la priorità per il Pd: tagliare le tasse ai lavoratori e alle imprese”.

Agitazione anche nei partiti di opposizioni, con le destre che condannano fortemente l’ipotesi e che definiscono il governo Conte II come il più a sinistra della storia italiana. Il che sarebbe vero, se il Pd fosse realmente a sinistra. E così, un’altra opportunità di introdurre una tassa redistributiva pare bloccarsi in partenza. Di tassare i ricchi non se ne parla, di tassare i beni ecclesiastici men che meno – a chi fa comodo perdere i voti dei cattolici? – e a rimetterci chi sarà? Sicuramente, non i legislatori, che evidentemente si sentono presi in causa dalla proposta di Orfini. Allora, la domanda, dopo due millenni, resta sempre quella che Giovenale esponeva nella Satira VI: “Chi controlla i controllori?” se a dover tassarne o tagliarne gli stipendi sono… i legislatori stessi?

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Crediti: Shutterstock