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Navalny: condanna a 30 giorni di reclusione: “La gente scenda in piazza”

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Dopo alcuni mesi in Germania, dove continuavano gli accertamenti sul suo stato fisico, ieri sera Alexei Navalny ha scelto di andare incontro all’arresto certo tornando a Mosca. Non appena atterrato, difatti, è stato portato nella stazione di polizia di Khimki, fuori Mosca, dove ha subito un processo sommario ed è stato condannato a scontare 30 giorni di carcere dal giudice del municipio.

Come denunciato dalla sua portavoce, Kira Yarmish, a Navalny non è stato concesso di chiamare la propria legale, Olga Mikhailova, che ha ricevuto una lettera dove viene ratificata la sentenza del giudice, senza però lasciarle la possibilità di entrare nella stazione di polizia dove viene trattenuto.

La richiesta di condanna per lui è stata proposta dalla sezione moscovita del Servizio penitenziario federale, ma secondo Ivan Zhdanov, direttore della fondazione anti-corruzione di Navalny, nessuno ha espresso con chiarezza le colpe del blogger.

Il dissidente ha poi pubblicato sui social un video, dove attacca duramente il presidente Vladimir Putin: “Di che cosa ha più  paura quest’orco che sta sul gasdotto, quei ladri che stanno nel bunker? Che la gente scenda in piazza. Perché è il fattore che non può essere ignorato, è l’essenza della politica”.

E sembra proprio che in piazza la gente ci scenderà davvero: il 23 gennaio, secondo le parole di Leonid Volkov, uno dei compagni più stretti di Navalny, in tutte le sedi del dissidente verranno organizzate manifestazioni.

L’Onu, così come Ursula von del Leyen, chiedono il rilascio immediato, e che vengano aperte in Russia le indagini sull’avvelenamento, punto sul quale a Mosca nemmeno si discute, perché non ci sono abbastanza prove che decretino che Navalny sia stato attaccato con un veleno.

Ufficialmente si contesta a Navalny di aver violato nel 2014 le condizioni di una pena a suo carico per appropriazione indebita andando all’estero, condanna da lui definita motivata politicamente, per la quale ci sarà una nuova udienza il 29 gennaio

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Foto: LaPresse