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Lettera di sei leader alla Commissione Ue: “Approccio comune per crisi future”

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Alcuni dei Paesi della Ue, Danimarca, Polonia, Spagna, Belgio, Francia e Germania, hanno inviato una lettera alla Commissione europea perché l’Europa sia pronta non solo ad una nuova ondata di Covid-19, ma a nuove pandemie in futuro. La risposta europea è stata – infatti – confusa, oltre che lenta a causa della necessità di mettere d’accordo 27 membri diversi e alla mancanza di un piano comune di azione.

L’Unione europea è un’istituzione macchinosa. E il macchinoso si scontra con la prontezza dell’azione necessaria in una situazione di emergenza. La Ue è composta da più organi che la rendono un mix tra un’istituzione intergovernativa (quando prevalgono i singoli Stati) e una sovranazionale (quando parte della sovranità nazionale viene ceduta).

Con la lettera – proposta dal governo danese – i sei leader auspicano un approccio comune con “ulteriori e fruttuosi confronti a livello europeo su come assicurare una preparazione da parte della Ue alla future pandemie” si legge. La confusione iniziale “ha sollevato domande” sulla preparazione dell’Ue, oltre che evidenziare la necessità di un’azione univoca nel caso di future emergenze sanitarie.

Per prima cosa la Ue dovrebbe ridurre la dipendenza da forniture provenienti dall’estero e cominciare a fare scorta di strumenti di protezione e farmaci. Non a caso la lettera si intitola “Come assicurarci che la Ue sia preparata alla prossima pandemia”. I dati sulla pandemia vanno poi centralizzati, per garantire una maggiore cooperazione tra gli Stati nel monitoraggio della malattia. Questo obiettivo passa attraverso il potenziamento del Centro Europeo per la Prevenzione e il Controllo delle Malattie (Ecdc).

Le decisioni dell’Ue sono spesso arrivate in ritardo e alcune necessitano ancora di un’approvazione all’unanimità prima di entrare in vigore. Un esempio è il Recovery Fund, rinominato dalla Commissione europea Next Generation EU, che dovrà essere votato in Consiglio europeo il 19 giugno. Un’accelerazione è necessaria per evitare che all’arrivo di una nuova ondata, l’apparato europeo stia ancora rispondendo alla prima. Ma la Ue altro non è che i suoi Stati-membri.

 

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Crediti foto: LaPresse