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Da North Face a Coca Cola, le aziende che boicottano Facebook

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In questi giorni alcune grandi aziende come The North Face, Patagonia e anche Coca Cola si sono scagliate contro Facebook. Queste compagnie hanno infatti annunciato la sospensione dei loro annunci sulla piattaforma, boicottando il social network. Tutto parte dai contenuti che circolano sui social media a sfondo razziale, basati su fake news o inneggianti all’odio, spesso senza alcun controllo.

Per mettere un freno al fenomeno, il social network Twitter si era esposto contro il presidente Trump, contrassegnando alcuni dei suoi tweet che non rispecchiavano la verità. Di fronte al problema, Facebook si era posto in maniera differente sottolineando che i social media non possono essere arbitro della verità. In seguito alle manifestazioni antirazzismo che si sono diffuse nella vita reale come sui social, la scelta del fondatore Mark Zuckerberg di non prendere una posizione netta ha prodotto la reazione del boicottaggio.

Allora molte aziende hanno detto no al comportamento del social media attraverso una campagna dal nome “Stop Hate for Profit”, ovvero “Basta odiare per profitto”. Anche se l’azione non si riferisce solo a Facebook, proprio il social media di Zuckerberg ha più risentito della campagna di boicottaggio, registrando anche una perdita in borsa dell’8,3% nella giornata di venerdì.

Le aziende di abbigliamento The North Face e Patagonia sono state tra le prime a sospendere le loro inserzioni su Facebook. Alla lista si sono poi aggiunte aziende del calibro di Coca Cola, Unilever, Honda e Eddie Bauer. Facebook conta 8 milioni di inserzionisti nel mondo, tra cui piccole e grandi imprese. Secondo Color of Change, uno dei gruppi a sostegno del boicottaggio, le compagnie che aderiscono sarebbero già più di cento.

In risposta, Zuckerberg ha affermato di provvedere già a mantenere sicure le sue piattaforme. Il social media spende miliardi di dollari all’anno per continuare a rivedere le policy di sicurezza e aggiornare le direttive con l’aiuto di esperti esterni. “Gli investimenti che abbiamo fatto in intelligenza artificiale ci permettono di individuare il 90% dei discorsi di odio su cui interveniamo prima della segnalazione degli utenti” questo si legge nel lungo post diffuso da Mark Zuckerberg. “Un recente rapporto dell’Unione europea – continua – ha rilevato che Facebook ha analizzato più segnalazioni di hate speech in 24 ore, rispetto a Twitter e Youtube”.

Il fondatore ha anche annunciato una serie di misure in risposta alle critiche ricevute. Nel post apparso sul suo profilo ha affermato che il lavoro per rivedere la politica del social prima delle elezioni americane è ancora in corso. Tra le nuove misure c’è anche la creazione di un Voting Information Center, ovvero di un polo dove gli elettori potranno trovare informazioni autorevoli sulla modalità di voto e sul tanto contestato voto tramite posta.

Ampliando il regolamento degli annunci pubblicitari, Zuckerberg ha poi parlato di una stretta al linguaggio dell’odio che si riferisce alle differenze etniche, religiose o sessuali come minacce alla pubblica sicurezza. Come sottolineato dal fondatore, queste e altre misure provengono direttamente dai feedback ricevuti dagli attivisti per i diritti civili e sono frutto di un lungo lavoro di cooperazione.

 

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Crediti foto: LaPresse