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Crisi di governo, dimissioni Conte: ecco cosa succede ora

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Conte dimissioni, crisi di governo

La crisi di governo è formalmente aperta, cosa succede ora in Italia? Ecco i passaggi per la formazione di un nuovo esecutivo

Dimissioni Giuseppe Conte

Questa mattina si è aperta formalmente la crisi di governo. Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, infatti, si è dimesso durante un colloquio con il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. L’annuncio, già anticipato ieri, era dovuto alle difficoltà incontrate nel trovare una solida maggioranza, in Parlamento, dopo l’uscita di “Italia Viva”. Da non dimenticare, inoltre, il rischio per il premier di non ottenere, giovedì al Senato, i voti necessari per l’approvazione della relazione annuale sulla giustizia. Se Conte si fosse dimesso come conseguenza di un voto negativo al Senato, avrebbe avuto poche possibilità di ottenere il reincarico per formare un nuovo governo (cosa che invece spera). Con le dimissioni (e fino al giuramento di un nuovo esecutivo) il governo uscente rimane in carica per lo svolgimento degli “affari correnti”.

Crisi di governo

La formalizzazione della crisi, situazione nella quale un governo presenta le proprie dimissioni a causa della rottura del rapporto di fiducia con il Parlamento, può arrivare attraverso un passaggio parlamentare (voto di sfiducia del Parlamento) oppure tramite dimissioni (extraparlamentari) come in questo caso. L’iter per la formazione di un nuovo esecutivo, disciplinato dall’articolo 92 della Costituzione, prevede un processo articolato diviso in diverse fasi: le consultazioni, l’incarico, la nomina, il giuramento e infine la fiducia (articoli 93 e 94 della Costituzione). Una volta formalizzata la crisi, quindi, il presidente della Repubblica apre, per prassi, le consultazioni: fase d’incontri e colloqui con leader politici e istituzionali, che si pone l’obiettivo di capire se il Parlamento sia ancora in grado di esprimere una maggioranza oppure no. Al termine, il Presidente decide se (e a chi) assegnare l’incarico per la formazione di un nuovo governo.

Mandato esplorativo

Nel caso in cui le consultazioni non forniscano indicazioni significative, l’assegnazione di un incarico per la formazione di un nuovo governo può essere preceduta dal mandato esplorativo. Solitamente, viene incaricata una figura istituzionale importante, come ad esempio il presidente della Camera o il presidente del Senato.

Governo tecnico

Si tratta, invece, di un governo affidato a dei “tecnici” (per esempio economisti o professori) sostenuto da quasi tutti i partiti che, in una situazione di particolare gravità, dovrebbero decidere di fare un atto di responsabilità, perseguendo obiettivi comuni ed evitando il voto.

Governo di scopo

Si tratta di un governo con un compito ben preciso (e quindi una scadenza) come quello di garantire le funzioni dell’esecutivo fino a nuove elezioni o, in questo specifico caso, di garantire l’invio alla Commissione Europea, entro il prossimo 30 aprile, del Piano nazionale di ripresa e resilienza (approvato dal governo ma non ancora dal Parlamento). Dal Piano dipenderanno i circa 210 miliardi di Euro di fondi destinati al “Recovery Fund”.

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Crediti Foto: Shutterstock.com