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Chi lavora nei campi? Governo diviso su regolarizzare migranti

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In questi giorni il governo sembra essersi inceppato su un punto che potrebbe essere inserito nel decreto di maggio: la regolarizzazione dei migranti senza permesso di soggiorno impiegati nel lavoro agricolo.

Il decreto dovrebbe essere approvato dal Consiglio dei ministri già in settimana ma sui lavoratori stranieri che lavorano nei campi in Italia non c’è ancora un accordo. I ministeri interessati, ovvero quello dell’Interno, delle Politiche Agricole, del Lavoro e per il Sud ne discutono da giorni. Per sopperire alla mancanza di manodopera nell’agricoltura, la proposta della ministra delle Politiche Agricole Teresa Bellanova sarebbe atta a garantire braccianti e riguarderebbe circa 600mila persone. A causa dell’emergenza Covid-19, i lavoratori stagionali provenienti dall’Est Europa non possono venire in Italia e il problema di chi raccoglie frutta e verdure è diventato sempre più centrale.

Il disaccordo riguarda diversi punti: la misura in sé, il numero degli eventuali beneficiari, la durata della concessione. La ministra dell’Interno Luciana Lamorgese condivide la proposta ma non il numero (600mila) auspicato dalla collega Bellanova. Tuttavia, la misura potrebbe essere allargata ad altri lavori generalmente svolti da stranieri, come colf e badanti. Mentre resterebbero fuori dalla misura di regolarizzazione chi lavora nell’edilizia e nel turismo. Ma i sindacati non ci stanno. La Cgil – infatti – fa sapere che sarebbe “sbagliato ed opportunistico” regolarizzare solo il lavoro agricolo.

Il problema riguarda non solo i migranti, ma tutti i lavoratori in nero. Secondo la Confederazione Italiana Agricoltori (Cia), la regolarizzazione di migranti e lavoratori irregolari porterebbe allo Stato un’entrata di 1,2 miliardi di euro tra Irpef e contributi previdenziali. Come già proposto dalla stessa Bellanova, anche la Cia-Agricoltori concorda sull’impiego di italiani in difficoltà o che ricevono ammortizzatori sociali come il reddito di cittadinanza. Per favorire l’incontro tra domanda e offerta, la Cia-Agricoltori Italiani ha già creato una piattaforma a cui è possibile accedere come azienda o come lavoratore. La regolarizzazione a seguito di un contratto di lavoro per gli irregolari o con permesso di soggiorno scaduto sarebbe poi “non solo importante per rispondere all’emergenza Covid, ma anche un atto di civiltà”, secondo il presidente di Cia-Agricoltori, Dino Scanavino.

Le trattative proseguiranno oggi con la mediazione del premier Conte. Il M5s appare spaccato. Il presidente della Camera Roberto Fico è favorevole al provvedimento. Ma dall’altra parte Vito Crimi, sottosegretario del ministero dell’Interno e capo politico del M5s non ci sta. Secondo il sottosegretario, la risposta al problema della mancanza di braccianti agricoli non è la regolarizzazione dei migranti. “Non possiamo partire dall’assunto che nel settore dell’agricoltura lavorano solo migranti irregolari perché è sbagliato” sottolinea. Tra i cinquestelle anche la ministra del Lavoro Nunzia Catalfo non è convinta del provvedimento e ipotizza una durata ridotta rispetto ai sei mesi proposti.

Intanto, la ministra Bellanova di Italia Viva mette in discussione la sua presenza al governo nel caso della mancata risoluzione della questione. Non si tratta di ingraziarsi l’elettorato. Come sottolineato dalla ministra Bellanova “non è una battaglia strumentale per il consenso perché queste persone non votano. Se la regolarizzazione non passa, sarà motivo di riflessione sulla mia permanenza al governo” che aggiunge: “Non sono qui per fare tappezzeria”.

 

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Crediti foto: LaPresse