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Arcuri, commissario che divide. “Siamo stati straordinari”, ma arrivano le critiche

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Al netto dell’emergenza il nome che ricorre spesso è quello del commissario delegato dal governo per la gestione della crisi, Domenico Arcuri. Sono tante le critiche rivolte al suo operato. Tra i suoi compiti, in questi mesi oltre alla stretta collaborazione con il governo, c’era la distribuzione degli strumenti sanitari necessari.

Domenico Arcuri è l’amministratore delegato di Invitalia, l’agenzia nazionale che si occupa di attrarre investimenti per lo sviluppo delle imprese che lavora a stretto contatto con il Ministero dello Sviluppo Economico.

Nel pieno della crisi, il premier lo ha nominato commissario straordinario per le emergenze ospedaliere con la responsabilità di garantire l’efficienza del sistema sanitario italiano. Un ruolo tra l’incudine e il martello. Tra la facilità del dire e l’operatività del fare. Un appoggio alla Protezione Civile nel rifornimento di attrezzature, nel monitoraggio dei posti letto e nella creazione di nuove strutture. Un lavoro non poco insidioso che nel corso dell’emergenza ha attirato diverse critiche.

Proprio ieri il commissario Arcuri è finito nuovamente la centro delle polemiche per una frase pronunciata durante la conferenza stampa della Protezione Civile. “Sarebbe bello se tutti ci accorgessimo che siamo stati straordinari” queste le parole oggetto delle critiche. Soprattutto considerando la difficoltà nel reperire il materiale sanitario e i dispositivi di sicurezza durante l’emergenza, alcuni rimpalli di responsabilità, i conti che non sempre tornano e – da ultimo – il ritardo dell’app Immuni.

Al tempo in cui le mascherine chirurgiche erano introvabili – anche prima del prezzo calmierato – il commissario Arcuri aveva spiegato che rifornire le farmacie andava oltre le sue competenze. Il settore privato – infatti – non rientrava nel suo incarico. Arcuri si limitava a rifornire ospedali, strutture sanitarie, Rsa, forze dell’ordine e la pubblica amministrazione più esposta a rischio. Ma anche lì non sempre le cose filavano liscio.

In quell’occasione si era verificato un rimpallo di responsabilità. Il commissario Arcuri pensava di integrare il normale approvvigionamento di mascherine, mentre le farmacie si aspettavano di ricevere quantità più ingenti, vista la domanda. Se nelle situazioni di emergenza una chiara comunicazione è fondamentale, è evidente che in Italia qualcosa è andato storto. A questo proposito, sarà una buona notizia sapere che l’Oms ha pubblicato ieri le linee guida per fabbricare le mascherine in casa con dettagli sul numero di strati e i materiali da utilizzare. Anche se – per molte ragioni – in Italia si facevano in casa già molto tempo fa.

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Crediti foto: LaPresse