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A Fukushima si misura la hybris degli uomini

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Nel marzo del 2011 in Giappone ci fu un disastro, che da sismico, nella regione di Fukushima divenne nucleare. Un sisma di magnitudo 9 provocò uno tsunami che mise fuori uso i sistemi di raffreddamento dei reattori nucleari, che quindi si surriscaldarono facendo sprofondare la situazione nel caos.

L’acqua di Fukushima

L’uomo si dimostrò ancora inerme di fronte alla forza della natura, ma il governo giapponese pare non aver imparato la lezione. Per dieci anni infatti, l’acqua utilizzata per raffreddare i reattori, direttamente a contatto col materiale radioattivo, è stata custodita in 1.044 serbatoi. Più di un milione di tonnellate d’acqua che, dopo essere stata filtrata dalle sostanze radioattive, va smaltita.

L’ipotesi del governo e le proteste

Ieri l’annuncio dei media giapponesi: il governo ha deciso che verrà rilasciata nell’oceano Pacifico. Il governo giapponese infatti assicura che le laboratori specializzati ripuliranno le acque di 62 delle 63 sostanze radioattive ancora presenti: all’appello manca il trizio, un isotopo radioattivo dell’idrogeno che sfugge al filtraggio. La presenza di questa sostanza preoccupa gli ambientalisti, perché in dosi non moderate è dannosa per l’uomo e per l’ecosistema.

Naturalmente, l’acqua verrà diluita, assicura il governo giapponese, mescolata con 40 milioni di tonnellate d’acqua pulita, e diventerà innocua. Ma l’effetto psicologico è ben diverso. Infatti, i pescatori temono per un crollo del mercato ittico, che a fatica si stava riprendendo dal disastro del 2011.

Una commissione dunque si occuperà di valutare i danni ambientali ed economici dell’eventuale sversamento, che dovrebbe iniziare nel 2022 e avere durata decennale, solo se prima verrà approvato dall’Autorità nazionale di regolamentazione del nucleare (Nra).

Un fatto tutto giapponese, che però preoccupa anche all’estero i paesi come la Corea del Sud che non solo importano grandi quantità di pesce dal Giappone, ma temono anche per il loro mare, che non ha confini.

 

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Crediti immagine: actu.japon