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I Duran Duran brillano sotto il cielo stellato di Roma. Altro che pancette….

Il secondo appuntamento della band britannica al Circo Massimo di Roma, è stato un trionfo di energia, nostalgia e carisma. Il finale con “Save a Prayer” e “Rio” ha trasformato i 15.000 spettatori in una massa danzante

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I Duran Duran brillano sotto il cielo stellato di Roma. Altro che pancette....
Crediti Foto Simona Bastiani

Il secondo appuntamento dei Duran Duran al Circo Massimo di Roma di lunedì 16 giugno 2025, è stato un trionfo di energia, nostalgia e carisma, confermandosi come uno degli eventi più memorabili dell’estate italiana. Dopo una prima serata già acclamata, la band britannica guidata da Simon Le Bon ha regalato al pubblico un viaggio attraverso quattro decenni di successi e una carica esplosiva che ha fatto vibrare l’antica arena.

L’atmosfera era elettrica fin dall’apertura. Alle 21:15, sotto un cielo stellato, i Duran Duran hanno fatto il loro ingresso sul palco, accolti da un boato che ha scosso il Circo Massimo. L’apertura con “Night Boat”, con il suo ritmo ipnotico e oscuro, ha subito catturato l’attenzione, seguita a ruota dall’esplosiva “The Wild Boys”, che ha trasformato i 15.000 spettatori in una massa danzante. Simon Le Bon, in forma vocale migliore rispetto alla performance di Sanremo 2025, ha dimostrato una tenuta sorprendente, dominando il palco con il suo carisma senza tempo.

 

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La scaletta è stata un perfetto equilibrio tra i classici che hanno definito gli anni ’80 e brani più recenti. Pezzi come “Girls on Film”, “Hungry Like the Wolf”, “The Reflex” e “Rio” hanno fatto cantare ogni generazione presente, mentre “Ordinary World, annunciato da Simon con parole che inneggiavano alla pace, ha creato un momento di pura emozione, con migliaia di smartphone accesi a illuminare l’arena. Non sono mancate sorprese, come la cover di “Psycho Killer” dei Talking Heads intrecciata a “Girls on Film”. Visivamente, lo show è stato impeccabile. I maxischermi hanno proposto un’estetica cyberpunk con richiami simbolici, da croci stilizzate a teschi animati, che hanno reso omaggio all’eredità visiva della band, pioniera nell’unione di musica e immagine.  

 

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Nonostante qualche piccolo intoppo tecnico, la band ha gestito tutto con professionalità, senza mai perdere il contatto con il pubblico. Simon Le Bon, che si è divertito a cambiare look, si è confermato un frontman magnetico, mentre Nick Rhodes, John Taylor e Roger Taylor hanno offerto una base sonora solida e dinamica, dimostrando che i Duran Duran sono ancora all’avanguardia, nonostante, come scrive il Fatto Quotidiano, la band sia oramai preda  della “pancetta” (cosa, peraltro, non vera ndr.). 

Il finale con “Save a Prayer” (“Non è una canzone. E’ un varco temporale più potente della DeLorean di DOC in Ritorno al Futuro. Più evocativa del profumo della gomma per cancellare dell’astuccio della prima elementare”, ha scritto un utente mentre ero in live su Instagram) e “Rio” ha chiuso il concerto in un tripudio di cori e applausi, lasciando il pubblico con la sensazione di aver assistito a qualcosa di speciale.

 

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Dopo 40 anni di carriera, un film dedicato (‘Sposerò Simon Le Bon’), milioni di Duranian* ancora carich* e pulsanti come adolescenti, nonostante le rughe ed il passare del tempo, i Duran Duran non solo resistono, ma brillano, dimostrando che il loro mix di pop, arte e tecnologia è più vivo che mai.

Le mode passano, i DD no!

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